Quando la vita è come una scala. C'è quando si sale e quando si scende
del 2017-02-13
Questa è la storia di quattro fratelli che, convenzionalmente, chiamerò: Primo, Secondo, Terzo e Quarto. Primo era un tipo tranquillo, poco propenso a impegnarsi nella vita più del necessario. Aveva conseguito la licenza elementare e lì s’era fermato. Era entrato nella scuola con il ruolo di bidello.
Qualcuno gli consigliò che se voleva fare un altro piccolo passo in avanti, avrebbe dovuto conseguire almeno la licenza media. S’iscrisse, allora, ai corsi serali per lavoratori e, dopo un anno di sacrifici, anche lui ne fu in possesso. Ciò gli consentì di passare da bidello a collaboratore scolastico. Per lui era il massimo. Era felicissimo. Il suo ruolo era quello di addetto al controllo di chi entrava e usciva dall’edificio scolastico.
Secondo la terza media l’ha conseguita da giovane e anch’egli entrò nel mondo della scuola occupando il posto d’applicato di segreteria. Anche a lui qualcuno disse che se voleva fare un po’ di carriera doveva conseguire almeno un diploma superiore. S’impegnò e, frequentando dei corsi per corrispondenza e teledidattica, riuscì alla fine a possedere il tanto agognato diploma. Da applicato passò a collaboratore amministrativo e, poi, ad assistente amministrativo e lì si fermò.
Terzo era un tipo più intraprendente, non si contentava e voleva assolutamente riuscire nella vita. Conseguì la licenza liceale scientifica che gli permise d’occupare il posto di segretario nella stessa scuola degli altri due fratelli. Si fece valere sin da subito e, grazie al suo impegno e alla sua costanza, fece carriera fino a diventare Direttore dei Servizi Generali e Amministrativi.
Quarto fu l’unico che conseguì la laurea, ma rivolse il suo interesse all’insegnamento. Egli fece di tutto per progredire nella carriera. Era sempre presente nei progetti e in tutte le attività della scuola. Divenne collaboratore del preside e, poi, suo vice. Quando fu bandito il nuovo concorso studiò a capofitto finché lo vinse e nel giro di pochi anni il posto di preside fu il suo. Grazie, poi, ad alcune leggi dello Stato a lui favorevoli, divenne dirigente scolastico con un ruolo quasi manageriale nell’istituzione, considerata come un’impresa da gestire e mandare avanti in maniera proficua e redditizia.
I quattro fratelli, ciascuno a loro modo, si sentivano tutti realizzati. La carriera di Quarto però, per quanto più prestigiosa, era spesso funestata dalle tante incombenze, responsabilità e oneri di certo più gravosi degli altri.
Un giorno, quasi a volere evocare i dieci comandamenti che secondo la Bibbia furono consegnati da Dio a Mosè sul monte Sinai, il nuovo Ministro della Pubblica Amministrazione, una versione moderna al femminile di Dio, Ma-Dia, ha consegnato a tutti i pubblici dipendenti il “Decalogo”relativo alla legge 124/2015, meglio nota come “Legge Madia”. Adesso era molto più facile licenziare un impiegato statale.
Uno dei motivi di licenziamento era l’abuso del badge identificativo che ogni mattina i dipendenti dovevano passare dal rilevatore di presenze o macchina timbracartellini. Anche il dirigente, però, poteva essere licenziato se non avesse controllato bene il comportamento di tutto il personale. Quarto si ritrovò, suo malgrado, a scendere giù dal terzo piano dell’Istituto, dove c’era l’ufficio di presidenza, per controllare, accanto al fratello Primo, chi timbrava o meno il cartellino.
Nel libro della Genesi, versetti 3,19, è riportata questa frase “Memento homo, quia pulvis es et in pulverem reverteris”. Per i non-latinisti tradotto significa "Ricordati uomo, che polvere sei e polvere ritornerai". Non so se questa è la giusta morale di questo immaginario racconto, ma ci tenevo a ricordare a chi da giù riesce a salire su che anche l’ascensore nella vita sale e scende in continuazione.