Alla "scoperta" dei sette "gemelli" della Terra. Pianeti a 39 anni luce da noi
di: Massimiliano Modica - del 2017-03-08
(ph. www.en.es-static.us)
Nel corso degli ultimi giorni, l’argomento più discusso all’interno delle comunità scientifiche di tutto il mondo è stato il ritrovamento di un sistema solare che presenta ben sette pianeti simili alla nostra Terra.
La ricerca, condotta da un grande team internazionale guidato da Michael Gillon dell’università belga di Liegi, racconta del più grande sistema planetario della storia mai scoperto con così tanti possibili “sosia” del nostro pianeta.
Tale sistema è composto da sette pianeti, sei dei quali si trovano in una zona temperata in cui la temperatura è compresa tra zero e cento gradi. La stella attorno cui ruotano tali corpi celesti è stata chiamata Trappist-1 ed è distante ben 39 anni luce da noi. Si tratta di una stella nana rossa ultrafredda appartenente alla nostra galassia, la via Lattea, e situata all’interno della costellazione dell’Acquario.
Per quanto riguarda le dimensioni, l’astro si presenta poco più grande di Giove e la sua massa è pari solamente ad un decimo di quella del nostro Sole, rispetto al quale, peraltro, risulta molto meno luminosa. I tre esopianeti più vicini alla stella Trappist-1 che da il nome all’intero sistema, sarebbero potenzialmente abitabili. In uno di questi, contraddistinto da una superficie altamente rocciosa, sarebbe molto probabile, secondo gli scienziati, la presenza di acqua allo stato liquido: “la chiave per la vita”.
I pianeti del sistema Trappist impiegano pochi giorni a compiere un’orbita completa attorno alla stella. Altro aspetto che differenzia i corpi celesti in questione da quelli appartenenti al sistema solare è la distanza che intercorre tra i pianeti stessi. Quest’ultimi infatti appaiono molto più vicini tra loro rispetto ai corpi celesti che orbitano intorno al Sole.
Il metodo che ha permesso tale scoperta è definito “il metodo dei transiti”. Questo procedimento permette di registrare la presenza di un pianeta non appena questo passa davanti al disco della sua stella di riferimento. Il passaggio infatti provoca una leggera diminuzione della luminosità.
All’interno della ricerca ha giocato un ruolo chiave il progresso della scienza e soprattutto il Transiting Planets and Planetmals Small Telescope, il telescopio robotico installato sui monti del Cile, il cui acronimo (appunto Trappist) ha dato il nome alla stella stessa.
La ricerca di pianeti simili alla terra è l’attività centrale di molteplici lavori scientifici. Già ad Agosto 2016 un team di scienziati ha riportato la notizia della scoperta di ProximaB, un esopianeta simile alla terra e classificato come “potenzialmente abitabile”. Ma mai prima di adesso si era arrivati a scoprire così tanti pianeti simili al nostro, orbitanti tutti intorno alla stessa stella.
La nuova sfida ora è cercare di saperne il più possibile su questo nuovo sistema planetario e a questo proposito, il telescopio spaziale James Webb, pronto ad essere lanciato dalla Nasa nel 2018 potrà certamente contribuire a dare le prime risposte. La terra non ha mai avuto gemelli così vicini.