Alla scoperta del "nanismo". Quando la statura non è un limite ma un valore aggiunto
del 2017-11-09
Fra i programmi televisivi che seguo quando mi rimane un po’ di tempo libero, c’è la serie trasmessa dall’emittente televisiva La7 nella quale la protagonista è Josephine Ange Gardien, personaggio interpretato dalla brava attrice francese Mimie Mathy. Mimie è affetta da nanismo e, forse, è dipeso anche da questo il segreto del suo enorme successo dapprima in madre patria, dove la serie tv va in onda già dal 1997, e da qualche anno anche in Italia.
Prendendo spunto da questo vorrei affrontare l’argomento nanismo, scientificamente nanosomia o microsomia, un difetto strutturale corporeo che affligge le tante persone che ne sono affette.
Dico affligge, poiché lo stereotipo è quello d’una persona menomata, guardata “dall’alto verso il basso” anche con una certa forma d’ilarità.
Penso che questo stereotipo, come tanti altri d’altronde, rappresenti un modo assai riduttivo d’interpretare la realtà che spesso è molto diversa da quella che di primo acchito si vuole rappresentare. Le ragazze, ma anche le donne mature che non accettano questo loro stato, calzano delle scarpe con un tacco alto anche venti centimetri che permette loro di misurarsi con le amiche con le quali s’accompagnano.
L’alta statura non è per nulla sinonimo di potere e supremazia. Esistono tantissimi casi di persone poco sviluppate di statura che hanno raggiunto i vertici della popolarità in tutti i campi: politico, artistico, sportivo, storico, scientifico. Il loro essere bassi non ha mai rappresentato un ostacolo alle loro ambizioni e non ha mai costituito un intralcio ai loro interessi.
In politica il pensiero va subito all’onorevole Renato Brunetta la cui intelligenza, al di là di qualsiasi credo politico, è nota a tutti. Poco più alti di lui, altrettanto nomi importanti come quello di Silvio Berlusconi e di Nicolas Sarkozy. Nella storia come si fa a dimenticare il grande generale, autoproclamatosi imperatore, Napoleone Bonaparte. Anche il nostro re “sciaboletta” Vittorio Emanuele III di Savoia era un quasi nano. Per non dire del temutissimo re degli Unni, Attila, l’uomo che terrorizzò Roma mettendola a ferro e fuoco e minandone la stabilità politica e sociale. Un altro grande/piccolo uomo, il primo a viaggiare nello spazio, è stato il cosmonauta sovietico Jurij Gagarin.
Nel campo cinematografico uno dei più grandi registi americani, Martin Scorsese, era alto (si fa per dire) soltanto 160 centimetri. Nel campo della musica inizierei col citare uno dei più famosi musicisti classici, Wolfang Amadeus Mozart, coi suoi 152 centimetri di statura. Fra i poeti non certo d’onorevole altezza posso citare Gabriele D’Annunzio e Giacomo Leopardi.
Fra le cantanti le italianissime Alexia, Rita Pavone, l’indimenticabile “corazziere” Renato Rascel e alcune colleghe d’oltreoceano quali: Kiley Minogue, Lady Gaga e Shakira. Potrei aggiungere Madonna, non proprio nana, ma con una statura d’un metro e sessanta. Fra i presentatori tv, uno per tutti quel simpaticone di Giancarlo Magalli.
C’è, poi, un’intera etnia di nani, i pigmei, Negriti, Negrilli, Akka, Boscimani, tutti non più alti di 150 centimetri. Non era certo un nano Diego Armando Maradona, ma nemmeno tanto alto. Al contrario del migliore calciatore del mondo, Leo Messi, che ha sofferto di nanismo in gioventù e che, grazie a diverse somministrazioni d’ormoni della crescita, è riuscito a raggiungere un’altezza più o meno nella norma.
Come non annoverare, poi, fra i grandi spiritualisti il Mahatma Gandhi e Madre Teresa di Calcutta? Per tutti questi personaggi illustri più che di nanismo ritengo sia corretto parlare di bassa statura, anche perché una persona può essere definita nana se non raggiunge i 130 cm. nell'uomo e i 125 cm. nella donna.
Nei casi in cui si supera questa soglia, ma si rimane al di sotto del metro e mezzo, si può parlare d’ipoevolutismo staturale moderato, cioè una persona di bassa statura. La causa è da imputarsi, possibilmente, a un’alterata funzione dell’ipofisi che ha prodotto dei quantitativi minimi dell’ormone che regola la crescita dell’individuo.
Per quanto riguarda il mondo della fantasia inizierei con i più famosi sette nani di Biancaneve, Dotto, Brontolo, Pisolo, Mammolo, Gongolo, Eolo e Cucciolo, protagonisti della celeberrima omonima favola; come pure i tredici nani della terra di mezzo della serie “Lo Hobbit” e il “Signore degli Anelli” col suo nanetto barbuto Gimli, anche se sono soltanto dei personaggi partoriti dalla fantasia dei fratelli Grimm il primo e da quella dello scrittore inglese J.R.R. Tolkien i secondi.
A proposito di “Signore degli Anelli”, è anche il soprannome dato a Jury Dimitri Chechi, ex ginnasta italiano medaglia d'oro olimpica alle Olimpiadi di Atlanta del 1996, coi suoi 166 centimetri di statura. Nella serie di Harry Potter, l’autrice britannica J. K. Rowling ha sentito il bisogno letterario d’inserire la figura d’un nano, Filius Vitious (Filius Flitwick). Lo stesso dicasi per Trumpkin e Nikabrik, i due nani delle “Cronache di Narnia” del regista neo-zelandese Andrew Adamson.
Esiste nella mitologia greca anche il Dio nano, protettore degli orafi. Si è mai visto, ancora, un circo equestre senza l’intervento pagliaccesco di qualche nano dispettoso? Nani sono anche i bluastri Puffi.
Oggi, grazie alle moderne tecniche operatorie, si riesce ad allungare gli arti sia inferiori (femore e tibia) sia superiori (omero e ulna) fino a venti centimetri. Si ricorre a un intervento di chirurgia ortopedica che prevede la rottura delle ossa del soggetto colpito da nanismo del tipo acondroplastico. Si procede, poi, alla separazione delle sezioni e all’inserimento d’alcune placche di metallo nelle zolle di crescita delle ossa articolari, nonché all’applicazione di coni retinici e di graffette per correggere la forma della spina dorsale.
Vorrei concludere questo viaggio nel mondo del nanismo citando un altro capolavoro della letteratura romanzesca “I viaggi di Gulliver” scritto, sotto pseudonimo, da Jonathan Swift. Lo cito per rappresentare la metafora d’un Gulliver gigante quando si trova nel villaggio dei Lillipuziani, i minuscoli abitanti di Lilliput, un’isola a sud-ovest di Sumatra che, poi, diventa un vero e proprio nanetto quando si ritroverà nella terra di Brobdingnag, una penisola attaccata all'ovest dell'America, i cui abitanti erano alti circa ventidue metri.
La morale che se ne trae è che si può fingere di essere giganti in un mondo popolato da nani, oppure si può scegliere d’essere nani in un mondo popolato da falsi giganti.