Quando la Sicilia "conquista" il mondo tra prelibatezze e marketing. Alla scoperta di "Siculamente buono"
di: Alessandro Indelicato - del 2017-08-20
Upper street, la principale strada commerciale del quartiere Islington di Londra, è nota per la vita notturna sin dalla fine dell’Ottocento così come la descrive Charles Dickens, e negli anni si è mantenuta fulcro della movida londinese per la presenza di numerosi pub e ristoranti.
E’ proprio in questa strada che il protagonista dell’ultima intervista della redazione di Castelvetranonews.it, possedeva uno dei locali più particolari, “Locanda world” , recensito come “un pizzico della migliore Italia.” Non solo fish&chips e cheesecake, dunque: gli inglesi hanno iniziato ad apprezzare la cucina italiana.
La passione per la cucina coniugata con un’esperienza all’estero è l’input per il petrosileno Graziano Facciolo, il cui motto lascia molto riflettere: “Nessuna prigione per la mente picchi semu nuddu miscatu cu nenti. – spiega - Sicuramente lungo il cammino incontrerai qualcuno che ne sa piu di te, andare a percepire chi è, per andargli a sgamare il sapere…questo è il trucco, non dire o avere la presunzione di sapere.”
Vi raccontiamo uno scorcio verosimilmente diverso di un giovane che ad un certo punto ritorna, e si reinventa con un mix tra la sua passione e il marketing, dando vita a “Siculamente buono”, marchio promotore di eccellenze gastronomiche nostrane in fiera lo scorso luglio a Rimini e il 20 agosto a Gibellina per la sagra del Melone giallo.
“Mi chiamo Graziano Luca Facciolo, vivo a Petrosino e sono stato giovane anch’io. Ho conseguito due diplomi: tecnico informatico e geometra. La passione per la cucina nasce sin da piccolo. Ho sempre avuto voglia di mettere un po’ le mani in pasta per creare, con l’emozione di vedere il risultato finale.
Ho deciso di andare all’estero per fare esperienza personale, per aumentare il gap dell’inglese. In Sicilia già lavoravo, ma non potevo comunicare con tutte le persone del mondo. Ciò mi spinse a fare questa esperienza. Per il mio carattere e anche per la mia idea, partii pensando di arrangiarmi almeno per i primi tempi. Il settore ristorazione è il più accessibile per chi non conosce la lingua inglese.
Sarebbero necessitati anni per acquisire il linguaggio tecnico per altre professioni, e siccome non volevo andare a progettare case a Londra. Frequentavo l’area di King Cross, Shoreditch, e il cuore economico della city di Londra.”
Come è andata la tua carriera nelle cucine di Londra?
“Ho fatto il manager di sala e di cucina per una compagnia che aveva tre locali che coprivano questa zona. Poi Commis chef, Chef de partes. Per nove mesi ho avuto un locale “Locanda world” nella Upper street angel. Quando una compagnia cinese fece una lauta offerta, vedendo ottime prospettive sia per la località, sia per il movimento che si era creato dentro il locale, vendetti la mia locanda.
Qualche giorno dopo incontrai il proprietario del locale “Keeneburin kitchen”, a 350 metri dalla mia Locanda sempre nella Upper street, che pur avendo un suo ristorante, veniva sempre a mangiare da me perché gli piaceva cosa cucinavo. Insieme a un ragazzo accettai l’offerta d’andare a lavorare da lui. Nel mio locale mi occupavo di sala e cucina, qui invece facevo solo cucina: dalla preparazione degli antipasti fino ai dolci tutto gourmet (non compravamo nulla, solo materie prime, pasta fresca).
Polpette della nonna e milinciani abbuttunati erano pezzi forti insieme alla pasta fresca. Tagliatelle, ravioli, pasta di tanti colori. Sicilia presente con pasta con le sarde, capperi, olio di oliva quello buono, che mi mandavano o ricavavo da un contatto diretto italiano.
Ho conseguito 2 forchette, ne mancava una per 1 stella. Una non l’ho accettata, sapendo di andare via, come già avevo detto al proprietario. Anche se alcuni mi chiamavano chef, io credo che chef non lo fossi perché si apprende sempre, c’è sempre qualcuno piu specializzato di me, in una battuta: “chef si diventa a 97 anni e 3 giorni”.”
Come mai ad un certo punto decidi di ritornare nella tua terra?
“Londra è fantastica, una città che mi ha fatto crescere, coinvolto in tutti i settori, in tutto quello che concerne nella crescita della persona sia nell’inglese, sia nel modo di affrontare la vita di un londinese che vive a Londra. Decisi di ritornare sia per condizioni familiari, sia perché l’aria londinese mi aveva soddisfatto, dopo 11 anni. Vedevo i miei genitori avanti negli anni e spinto da diverse motivazioni, lasciai Londra, la mia seconda casa, in cui sicuramente ritornerò. Dopo un mesetto in Italia venni contattato da un’azienda, sia per traduzione e supporto, sia vendita di un prodotto che richiedeva tecnica e conoscenza gastronomica a Petrosino, per cui lavoro per un anno e 6, 8 mesi circa. “
Come nasce l’idea di Siculamente buono?
“In quel periodo sono entrato nel circuito del Cous cous fest, tramite esso e da li, decisi di creare un marchio mio, un’azienda “Siculamente Buono”, con una selezione di prodotti d’eccellenze d’aziende. I coperchi dei miei prodotti sono diversi uno dall’altro e ne curo il marketing. Il nome nasce dall’unione della parola siculo, Sicilia, terra a cui orgogliosamente appartengo, e giocando un po con il termine “sicuramente”, quindi è un sicuramente buono.
Nell’offerta, abbiamo con orgoglio, dimestichezza e sapienza, la crema di pistacchio dolce e pistacchio salato, la crema di mandorle e la marmellata di fichi d’india dove il produttore non mi assicura il colore, in base al naturale colore di ogni stagione. Il patè di carciofi, la classica e mitica caponata siciliana fatta a mò di nonna, la peperonata (bruschetta di peperoni dolci) e un tocco di piccante lo trovi sicuramente nel capuliato piccante: pomodorino grossolano, origano capperi sale e pepe.”
Come ti stai adoperando per la promozione del brand e per far conoscere i tuoi prodotti?
“Per la promozione c’è la pagina facebook, il sito siculamente.com e la presenza nelle fiere per far conoscere il marchio e il logo in giro, anche con la possibilità di incontrare eventuali buyer potenziali che apprezzino il prodotto del nostro territorio. Le prelibatezze siciliane sono conosciute anche all’estero. Il fatto che sia marchiato Sicilia agevola e aiuta all’immagine, ad essere catalogato come buono, siciliano. Sto ottenendo ottimi riscontri tra i clienti, finora tutti soddisfatti della qualità/prezzo prodotto. Riscontro positivo decisamente, soprattutto con gli stranieri.”
L’ottica di marketing che porti da Londra, è facile da trapiantare qui in Sicilia?
“Non semplice perché ancora vige in Sicilia il discorso conoscenza, un po’ la semplice tradizione, la paura di andare sull’estroso. Es. insalata petto d’anatra con radicchio, o il roastbeef non lo mangerebbero i siciliani.”
Cosa ti senti di dire ai giovani che oggi vorrebbero scommettere su un sogno? Meglio andare all’estero o rimanere?
“Un’esperienza all’estero consiglio di farla, non pensando tanto al tempo ma quanto a come spendere quel tempo che resteranno all’estero, questo comporta sacrifici per ambientarsi, per la lingua, ma arricchisce il bagaglio che non potrebbero avere solo restando sempre nel loro paese. “
Curiosità: cosa proporresti a un londinese di passaggio a Petrosino?
“Farei un assaggio di caponata o parmigiana a seguire un primo piatto di pasta al sugo casereccio, melanzane fritte o pasta con le sarde. Tutto contornato da Insalata di finocchio, arancia e noci, ovviamente con olio di belice di oliva e sale di nubia, frutta una fettina d’anguria di triscina. Non puoi lasciare la Sicilia lu cappidduzzu ( la cassatedda).
Rimarrai?
“Rimarrò fino a quando riuscirò a fare del bene in questa terra. Non posso dire che la Sicilia è migliore dell’Inghilterra perché l’Inghilterra è la mia seconda casa, li ho molti amici"
La redazione di Castelvetranonews ringrazia Graziano Facciolo per la sua disponibilità a raccontarsi, e Vi ricorda la presenza di uno stand con le sue prelibatezze di “Siculamente buono” alla sagra del Melone giallo a Gibellina giorno 20 agosto