In ricordo di Nicholas Winton, l'eroe che salvò 669 ebrei da una morte annunciata
del 2018-01-05
Nell’anno 2009 giunse sul mercato internazionale una nuova applicazione di messaggistica istantanea multipiattaforma per smartphone, “WhatsApp Messenger”. Da allora WhatsApp è entrata a far parte integrante della nostra vita.
Sono miliardi i messaggini che quotidianamente pervengono ai nostri smartphone, a qualsiasi ora, con l’aggiunta di foto, filmati e quant’altro. Spesso li condividiamo con altri amici, altri li cestiniamo. In questi giorni ne è girato uno che parlava di Sir Nicholas George Winton, all’anagrafe Nicholas Wertheim, nato il 19 maggio 1909 a West Hampsted in Inghilterra. E’ stato un filantropo, meglio noto come lo "Schindler britannico" con riferimento al famoso Oskar Schindler, un imprenditore tedesco che riuscì a mettere in salvo milleduecento ebrei e la cui vita è stata resa famosa dal celebre film di Steven Spielberg, “Schindler’s List”.
Di origini ebree, Winton, durante il periodo d’occupazione nazi-fascista, riuscì a salvare 669 bambini ebrei cecoslovacchi da una morte certa nei forni crematoi nazisti. In pratica, approfittando del suo ruolo d’agente di cambio inglese ed ex pilota della R.A.F., organizzò un viaggio in treno da Praga verso la Gran Bretagna. A quel tempo aveva ventinove anni. Il primo convoglio partì da Praga il 14 marzo 1939.
In tutto furono otto i viaggi che i 669 ragazzini dovettero affrontare, percorrendo mezza Europa in treno e attraversando anche la “Manica” in traghetto, prima di giungere sani e salvi in Inghilterra. Qui, Winton si preoccupò anche di sistemarli affidandoli ad alcune famiglie, magari senza figli, che crebbero gli orfanelli come se fossero stati figli loro. Dovette subire, per questo, delle pressioni da parte d’alcuni rabbini che non erano d’accordo per l’affidamento di bambini ebrei a famiglie cristiane. A essi rispose: «Se preferite un bambino ebreo morto piuttosto che uno vivo e vegeto ma allevato da cristiani, questo è un problema vostro, non mio».
L’indomani dell’ultimo viaggio c’era un ennesimo treno pronto per partire da Praga verso il Regno Unito, con altri duecentocinquanta poveri piccoli innocenti. Questi, però, non sono stati fortunati come i primi in quanto, proprio due giorni prima, il 3 settembre 1939, il dittatore Hitler occupò la Polonia dando inizio a quella che la storia ricorda come la Seconda Guerra Mondiale. Chiudendo le frontiere impedì, di fatto, che quel treno potesse lasciare Praga. Dei duecentocinquanta bambini non si seppe più nulla, poiché quel treno è come se si fosse vaporizzato. Bastava un solo giorno in più e anche quei ragazzini ebrei si sarebbero salvati. Nessuno ha saputo mai di quell’atto d’estremo eroismo di Sir Winton.
Nell’anno 1988, la moglie Greta Gjelstrup scoprì per caso, in un solaio, un vecchio album di ritagli nel quale erano conservati i documenti che testimoniavano quell’eroica impresa con i nomi di tutti i bambini salvati e quello delle famiglie alle quali erano stati affidati. Pensò che fosse giusto onorare il marito per quel gesto umanitario e organizzò un incontro fra lui e alcuni dei suoi ex-orfanelli, oramai adulti, accompagnati dai figli e da qualche nipote.
L’incontro avvenne in diretta durante una trasmissione televisiva che la BBC mandava in onda in quell’anno, “That’s life!”. D’un tratto tutto il pubblico s’alzò in piedi e tributò a Sir Winton un lungo e scrosciate applauso. Lui, non al corrente dell’iniziativa, non si rese conto che quell’applauso era rivolto a lui e grande fu la sua meraviglia quando la moglie l’informò che molte di quelle persone erano i suoi piccoli amici salvati un giorno dalla ferocia nazista.
La commozione è stata grande ed è quella che ho provato anch’io guardando le immagini del video postato su WhatsApp.
Nell’anno 2009, in ricordo di quei tragici avvenimenti, ventidue di quegli ex-ragazzini salirono s’un treno che da Praga li portò a Liverpool, dove trovarono Sir Winton, oramai centenario, che con le lacrime agli occhi li attendeva. Il suo sguardo smarrito si proiettava verso il cielo, dove duecentocinquanta angioletti alati lo guardavano sorridendo; erano le anime degli altri bambini che lui non era riuscito a salvare.
Sono quelle storie vere, reali che ti toccano e ti fanno riflettere sul vero significato della vita. Siamo in questo mondo per amare e farci amare in tutte le forme e le situazioni, pur con tutte le avversità e le contrarietà alle quali questa vita, a volte o spesso, ci costringe. Winton è morto il 1° luglio 2015 nell’ospedale di Slough, nel Berkshire, per cause ancora ignote. Aveva raggiunto la veneranda età di centosei anni. Nell’anno 2010 era stato nominato, dal governo inglese, “Eroe britannico dell’olocausto” e aveva ricevuto il cavalierato personalmente dalla regina Elisabetta.