"Io e gli altri": quando il giudizio altrui crea malessere tra debolezze e insicurezze
di: Sonia Sardo - del 2018-01-30
Vogliamo essere accettati e stimati dagli altri a tal punto che arriviamo a mettere da parte i nostri desideri e a non vivere pienamente la nostra vita.
Il bisogno di essere accettati è un bisogno ancestrale frutto dell’evoluzione. Nella preistoria gli uomini avevano la necessità di appartenere ad un gruppo per sopravvivere e per proteggersi dai pericoli esterni. Di conseguenza era fondamentale confrontarsi con i membri della tribù “ vado bene?”...”sono abbastanza forte?”… ”mi sto adattando? ”… per uniformarsi ed evitare di esserne espulsi. Da questa capacità di valutare sé stessi in relazione alle altre persone deriva l’importanza attribuita al giudizio sociale.
Ancora oggi ciò che le persone pensano di noi influenza gran parte dei nostri comportamenti: cosa vestire, chi frequentare, cosa dire, come reagire … . Questo può essere utile nella misura in cui ci permette di avere delle linee guida rispetto al comportamento morale di una società o di una comunità ed aumenta inoltre la motivazione a migliorarci ed a porci degli obiettivi di realizzazione personale ( in un’ isola deserta a chi interesserebbe fare carriera, avere una bella casa, una macchina potente ecc. … ).
Tuttavia quando questa attenzione al giudizio degli altri diviene esagerata, caratterizzata da un continuo rimuginio: “che penseranno …?”, ”non devono saperlo”, “non posso essere me stessa”…. può determinare malessere e sofferenza. Tale è la condizione di chi ad esempio non esprime le sue idee, non afferma i propri diritti e subisce le decisioni altrui onde evitare di creare disappunto in chi gli sta accanto. Frequentemente i disagi emotivi sono proprio causati dalla valutazione di impossibilità di realizzare gli obiettivi e di vivere la vita in base alle proprie scelte. Impossibilità dovuta più alla paura della disapprovazione di amici e parenti che ad ostacoli oggettivi.
Ed è così che il corpo reagisce e si ribella tramite sintomi fisici quali ad es. cefalee, dolori articolari, disturbi addominali o attacchi di panico ecc. … . Spesso questi sintomi sono proprio il segnale di allarme che ci indicano che c’è qualcosa che non va. Stiamo veramente vivendo secondo i nostri valori? stiamo dando priorità a ciò che per noi è importante? O stiamo sprecando la nostra esistenza cercando di compiacere gli altri e stiamo vivendo una vita che altri hanno scelto per noi?
I tentativi di assecondare la volontà altrui per evitare il giudizio negativo determinano a lungo andare rabbia e risentimento, emozioni che oltre a creare malessere ed insoddisfazione condizionano il comportamento a tal punto da logorare relazioni significative. In questo modo attribuiamo ad altri la colpa dei nostri fallimenti “l’ho fatto per te … è colpa tua se ora sto male...” Ma a volte è più semplice fare questo piuttosto che assumersi la responsabilità di come agire. Di conseguenza non si sta bene con sé o con gli altri.
COSA POSSIAMO FARE
Prendiamoci del tempo per attenzionare ciò che proviamo e per capire cosa non va. Cosa ci sta a cuore? a quali aspetti importanti non stiamo dando valore ( la famiglia, il lavoro, gli amici, la cura di sé …) o stiamo trascurando?. Quali decisioni non prendiamo per paura della disapprovazione delle persone che ci stanno accanto?. E soprattutto ne vale la pena?.
Apprendiamo ad essere assertivi ovvero:
Valutiamo quando è utile esprimere le nostre idee, chiedere ciò di cui abbiamo bisogno ed insistere su quanto per noi è fondamentale (senza però pretendere che l’altro ci assecondi).
Facciamo valere il diritto di dire “NO” piuttosto che subire le decisioni altrui, soprattutto quando queste sono contrarie ai nostri desideri.
Teniamo in considerazione che ognuno di noi ha il diritto di scegliere come vivere (nel rispetto dei diritti altrui) purchè ci assumiamo la responsabilità delle nostre decisioni.
Diamo importanza a noi stessi ed ai sogni che vogliamo realizzare.
Dott. ssa Sonia Sardo Psicologa Psicoterapeuta Cognitivo Comportamentale