Da "Porta di Mare" a "l'Arcu di la Maculata". Storia del monumento voluto nel 1626 dagli Aragona Tagliavia
di: Vito Marino - del 2018-02-24
A seguito del nubifragio (o bomba d’acqua, per come viene chiamata oggi) avvenuto nella metà di febbraio di quest’anno, la Porta Garibaldi, lasciava cadere dei calcinacci, aggravando la sua già incerta stabilità, che si era manifestata nel mese di febbraio 2015, quando era caduto addirittura un concio di tufo del cornicione. In ambedue i casi poteva scapparci il morto.
L’Arcu di la Maculata per come è meglio conosciuto dalla cittadinanza che sta cadendo a pezzi per l’incuria è il simbolo di Castelvetrano e dell’amministrazione comunale, che giorno dopo giorno si va disgregando, ma anche degradando moralmente, senza che nessuno sa prendere provvedimenti.
La stampa nazionale concorre a mettere in cattiva luce la moralità dei cittadini considerandoli tutti mafiosi. Invece di mettere in evidenza le bellezze dei suoi monumenti, la bontà del clima e la laboriosità dei cittadini che riescono a sopravvivere ad una dittatura fiscale, che li ha portati alla miseria, mette in evidenza ripetutamente i difetti accomunandoli alla mafia e alla mafiosità.
La Porta Garibaldi, costruita nel 1626 fu un’altra importante opera pubblica voluta dalla famiglia Aragona Tagliavia. Presenta una sobria eleganza manieristica con conci di tufo che formano sporgenze a forma di leggero bugnato. La prima denominazione della Porta Garibaldi fu “Porta di Mare” perché, partendo da questa porta, si raggiungeva il litorale di Selinunte, passando per l’antica via Cavallaro (la diramazione sulla SS.115 fino al 1868 ancora non esisteva); in seguito fu denominata Porta San Francesco d’Assisi per il monastero del 1539, che si trovava a toccare l’antica chiesa di Santa Lucia (o Immacolata).
Voglio citare un episodio riportato da Nino Ferracane in “Castelvetrano Palmosa Civitas”, avvenuto durante la sindacatura di Saporito Ricca Antonino: Il noto monumento storico Porta Garibaldi, nel 1902 rischiò di essere demolito, perché per la prima volta furono affrontati problemi di viabilità e di decoro urbano; infatti, detta demolizione avrebbe resa più libera la visuale della Via Garibaldi (denominata prima via San Francesco d’Assisi e prima ancora “strada Grande”).
Fra alterne vicende si è arrivati alla determinazione di restaurare il monumento anziché demolirlo. Così, oltre al restauro, nel 1939 vennero aperte due arcate laterali in corrispondenza dei marciapiedi, per permettere il passaggio dei pedoni.
Fino agli anni ’50 del secolo scorso, ancora non era nata la civiltà del benessere e del consumismo e nemmeno era iniziato l’abusivismo edilizio; le spiagge di Tre Fontane e Triscina non esistevano e Selinunte era poco frequentata.
La vita allora offriva molto poco e la gente, per tradizione e per trascorrere il tempo libero, tutte le sere e in tutte le giornate festive, passeggiava partendo da “lu chianu” (Piazza Garibaldi), percorrendo la “scinnuta di la Maculata” (via Garibaldi), passando per “l’Arcu di la Maculata”, per come è più comunemente conosciuto il monumento ai castelvetranesi e si recava alla “Villa di la Maculata” (Villa Falcone e Borsellino), che fino a qualche decennio prima era ancora terreno libero, e chiamato “lu Spiazzu”, posto “a li cumuna fora li porti”, che comprendeva Piazza Dante e fino a Piazza Bertani compresa.
In detta villa, nelle sere estive la banda comunale eseguiva concerti per la cittadinanza che affluiva in massa; la villa in quelle occasioni era illuminata in maniera sfarzosa divenendo la villa un salotto cittadino. Spesse volte si ballava in un’apposita pista cementata, che ancora si nota, consumando rinfreschi al piccolo bar stile Liberty, il cui edificio ancora esiste.