Tucidide: la ricchezza di Selinunte nei racconti storici tra leggende e tesori nascosti
di: Maria Marchese - del 2018-09-29
Una pagina tucididea parla della ricchezza di Selinunte. È il dibattito in sede assembleare, ad Atene, sull’opportunità di intraprendere la spedizione in Sicilia, in cui Tucidide registra la diversità degli obiettivi per i radicali e per i moderati, rappresentati rispettivamente da Alcibiade e da Nicia. Per Alcibiade la spedizione avrebbe permesso la conquista della Sicilia e quindi, la vittoria su Sparta. Per Nicia, un intervento così lontano avrebbe messo a repentaglio la stessa sopravvivenza di Atene (Thuc. VI 9-18).
Dal suo discorso (Thuc. VI 20, 2ss), viene fuori una Sicilia in cui ci sono «grandi città, […] in tutto organizzate al pari di noi, e in specie quelle contro cui ci muoviamo, Selinunte e Siracusa. Hanno opliti e arcieri e lanciatori di giavellotto in gran numero, molte triremi e abbondanti equipaggi; hanno denaro privato, e i Selinuntini ne hanno anche nei templi; Siracusa può contare sui tributi che le versano alcuni popoli barbari, e, soprattutto, sono di gran lunga avvantaggiati su di noi per il fatto che possiedono molti cavalli e dispongono di grano senza doverlo importare».
Il testo, quale ci è pervenuto, non lascia dubbi sulla interpretazione: ci sono molte ricchezze in mano di privati; in particolare poi Selinunte controlla ricchezze che sono nei santuari. È interessante rilevare come Nicia doveva essere informato sui tesori conservati all'interno dei templi a Selinunte e, in considerazione della famosa iscrizione del tempio G, (la grande iscrizione degli dei) «è pertanto interessante constatare che ancora una volta un testo epigrafico conferma la validità di una pagina tucididea e una pagina tucididea illumina in modo decisivo un documento in sé problematico»*.
*C. Ampolo, Le ricchezze dei Selinuntini, PP, XXXIX, 1984.