Partanna, “il mio gatto sbranato da cani randagi. Un brutale spettacolo”
del 2018-10-22

Ognuno di noi, ha la sua idea sul randagismo, fenomeno divenuto ormai una piaga sociale per i paesi della valle del Belìce, per cui diverse sono state le misure prese dalle amministrazioni. Correntemente, si verificano episodi per cui l’opinione è spesso spaccata tra chi punta il dito contro e chi si muove a difesa, come ho sempre fatto io.

Ma quando assisti personalmente ad un brutale ‘spettacolo’, qualcosa muore dentro di te. Ho assistito alla morte truce della mia gatta Matilde, impotente, ad opera di un branco di una dozzina di cani randagi davanti la mia casa. Ho sentito all’improvviso un forte abbaiare, tanto da non riuscire a quantificare dai latrati di quanti cani si trattasse.
Incuriosita, ho dato un’occhiata e ho visto circa una dozzina di cani randagi disposti in circolo, intorno a un animaletto bianco indifeso, che all’inizio – confesso – non avevo riconosciuto. Si muovevano famelici quasi, agitati in branco, dileggiavano con i loro versi e maltrattavano l’animaletta, passandosela tra le loro zampe come se fosse una pallina. Ho potuto fare ben poco dal mio portone, a parte urlare e cercare di raggiungere il posto, mentre l’ultimo di loro buttava via Matilde, come se fosse il loro giocattolo che ormai rotto, non serviva più. Li ho osservati allontanarsi come una compagnia ubriaca e molesta, verso altri lidi, mentre la povera gattina, che presumo abbia riportato fratture numerose, rivolgeva l’ultimo sguardo proprio verso la mia casa: la casa di chi l’aveva accolta come animale domestico, dandole quelle attenzioni che i randagi probabilmente non hanno mai ricevuto.

Sgomento, lacrime, condanna, sensi di colpa, impotenza, tanto dolore. Queste e tante altre le mie sensazioni, tra tristezza e il pensiero combattuto, visto che io un cane ce l’ho. Non si può estendere a tutti i cani la definizione di “amico dell’uomo”. Anzi, in quel momento, alcuni hanno perso la definizione anche di animale. Bestia, calzava meglio.
I miei pensieri sono scivolati oltre, arrivando a quella che è la mia consolazione sulla morte di Matilde e di tanti altri animali domestici, uccisi dai randagi: se ci fosse stato un uomo o un bambino al suo posto, di certo, la sorte non sarebbe stata diversa. La consolazione purtroppo, invece non arriva per i figli di Matilde, che aveva dato alla luce una cucciolata da un paio di mesi, e che continuano a cercare la mamma con i loro miagolii tristi.
Francesca Caprarotta