"Quando portare i pantaloni strappati era motivo di vergogna..". Il ricordo della maestra Bono da Campobello
di: Anna Bono - del 2019-04-20
(ph. www.robadadonne.it)
Oggi tantissimi giovani portano con disinvoltura jeans sfilacciati e strappati, con fessure più o meno ampie, che lasciano intravedere la pelle delle gambe… "Fanno tendenza…è la moda…mi rispondono con sussiego i miei tre nipoti maschi e mi guardano stranamente come se io fossi un’aliena… appena arrivata da Marte".
Mi vergogno un po’ di non essere all’altezza di entrare nella loro mentalità…di non capire che un paio di pantaloni nuovi, addirittura firmati e costati chissà, quanto debbano presentare quelle che io continuo a definire imperfezioni… Allora il mio pensiero fa voli pindarici a ritroso nel tempo, quando tutte le donne di famiglia erano bravissime nell’arte del rattoppo, del rammendo e del ricamo…erano queste abilità essenziali che una fidanzata, prima di convolare a nozze… doveva aver acquisito!
Un tempo era proprio così… la promessa sposa doveva passare al vaglio della futura suocera, alla quale interessavano particolari requisiti, cioè la nuora doveva essere abbastanza robusta e con i polsi ampi per attingere l’acqua dal pozzo e per impastare pane e pasta…doveva aver cucito e ricamato tutto il corredo e doveva aver appreso a perfezione l’abilità del rammendo e del rattoppo… perché allora la parola MODA era privilegio di pochi ricchi e la medio- borghesia non era nelle condizioni di gettare via nulla… tranne che gli indumenti fossero proprio lisi e consunti.
I calzini si rammendavano parecchie volte, le camicie e i pantaloni si rattoppavano fino all’inverosimile e i sarti che li avevano cuciti dovevano consegnare al proprietario gli avanzi di stoffa che sarebbero stati immancabilmente utilizzati poi. La maggiore abilità…che oserei definire arte pittorica… consisteva nel far combaciare eventuali righe o riquadri presenti nel tessuto, tanto da minimizzare la presenza della toppa.
Questo mio racconto è un tributo che devo a entrambe le mie nonne che mi sono state maestre di vita che mi hanno insegnato a diventare la donna che sono… ma che non sono state capaci… e di questo chiedo loro ancora perdono… di mettermi l’ago e il filo tra le mani!