L'esaurimento nervoso. Sintomi, rimedi e suggerimenti per affrontare un nemico "invisibile"
del 2019-05-01
Nel XIX° secolo, il neuropsichiatra americano George Miller Beard utilizzò l’espressione “esaurimento nervoso” per indicare una condizione di fatica cronica. Oggi l’esaurimento nervoso, denominato anche nevrastenia o neuroastenia, descrive uno stato generale di stanchezza e debolezza fisica e mentale.
Quali sono i sintomi?
Generalmente la sintomatologia può essere davvero molto ampia: difficoltà nella concentrazione, senso eccessivo di fatica dopo uno sforzo mentale, debolezza fisica, mal di testa, problemi del sonno, vertigini, dolori, umore irritabile, anedonia, attacchi di panico. Questa condizione insorge in modo acuto dopo un periodo particolarmente stressante. Sembra, infatti, che lo stress sia il principale fattore responsabile della nevrastenia.
Ma quali sono quelle situazioni che possono farci sperimentare una fonte così acuta di stress tale da portarci ad un esaurimento?
Solitamente le condizioni a più alto contenuto di stress risiedono nell’instabilità relazionale; nell’instabilità lavorativa e nell’elaborazione di un lutto. Quando l’organismo non riesce più a rispondere a delle fonti di stress molto grandi si possono manifestare sintomi molto simili a quelli dell’ansia e della depressione. Questa condizione può portare il soggetto a percepirsi debole ed incapace a reagire e questo aumenterà notevolmente i sintomi alimentando così lo stato di malessere. L’ambiente esterno (amici, parenti) ha sicuramente un ruolo molto importante. Se il soggetto viene accusato dalle persone a lui vicine, di non essere stato in grado di gestire la situazione o di non essere stato capace di fare qualcosa, questo provocherà un ulteriore senso di fallimento e quindi un calo di umore.
Come affrontare quindi un esaurimento nervoso? Non basta eliminare gli eventi che sono stati identificati come fonte di stress, ma bisogna fare un lavoro sulla modifica del proprio comportamento di fronte a tali eventi e sulla gestione delle proprie emozioni. La chiave giusta è quella di lavorare insieme allo psicologo sugli aspetti che hanno permesso agli eventi di avere la meglio su di noi.
Dott.ssa Fabrizia Modica [email protected]