La bolla invisibile: investire nel 2020 tra rischi e opportunità
di: Luca Beni - del 2019-12-11
(ph. www.tradingonline.me/)
Si tratta di un grande segnale di allarme, quello lanciato dall’economista Emiliano Brancaccio. Il mondo rischia, a suo dire, una nuova crisi nel 2020, una crisi che le persone non ricordano più ma che, 90 anni fa, portò il mondo sull’orlo del disastro.
Bolla finanziaria: verità o fake news
A rivolgere al mondo un triste appello stavolta non è un’attivista per l’ambiente: niente Greta Thumberg, ma uno dei maggiori studiosi di finanza ed economia in Italia, Emiliano Brancaccio, un pensatore borderline come definito da molti, che combina le profonde analisi critiche sul capitale alle teorie di Keynes e Sraffa.
«C’è una nuova bolla finanziaria legato all’aumento spropositato dei prezzi delle azioni sganciati dai dividendi- afferma il prof. Brancaccio- In undici anni i rischi per il sistema finanziario non si sono complessivamente ridotti, ma solo spostati»
Il prof. Brancaccio si rivolge in particolar modo agli enti finanziari non bancari, come i fondi pensione e gli hedge funds, che presentano alti tassi di vulnerabilità, ben maggiori di quelli che caratterizzava la Lehman Brothers agli inizi del 2008.
Un altro sintomo di questa crisi sarebbe rinvenibile nell’indice di sopravvalutazione del mercato azionario, lo Shiller ratio, che tiene conto del rapporto tra l’andamento dei prezzi azionari e una media dei dividenti che quelle azioni hanno dato negli ultimi 10 anni.
Per intenderci, un dividendo è una parte di utile che una società quotata in borsa distribuisce tra i suoi azionisti: si tratta di uno strumento importante per il controllo degli investimenti in quanto è l’unica motivazione che porta un investitore a realizzare operazioni sul lungo termine su un titolo piuttosto che dedicarsi a operazioni speculative.
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Piano di regolazione? La proposta made in USA
Parallelamente al discorso proposto dal prof. Brancaccio, anche in America c’è chi pensa al futuro dell’economia mondiale.
Elizabeth Warren, candidata alle primarie dei Democratici, infatti, ha proposto durante la sua campagna un piano di regolamentazione delle grandi banche di Wall Street: l’obiettivo è quello di scongiurare una crisi simile a quella del 2008 e, soprattutto, evitare che la situazione peggiori fino a provocare un’altra Grande Depressione.
«La fondazione economica del nostro Paese è fragile- ha affermato la Warren -Un solo shock potrebbe far crollare tutto».
La soluzione: maggiori controlli sui movimenti
I discorsi della Warren e del prof. Brancaccio sembrano comunicare perfettamente: in entrambi i casi la soluzione viene vista in maggiori controlli dei movimenti di capitale, sui vincoli amministrativi dei prestiti bancari e maggiori interventi pubblici nella gestione della finanza e del credito.
«L’unico modo di disinnescare la bomba dei mercati finanziari- affermano- è ridimensionarlo (il mercato) ripristinando le forme di repressione della finanza»
Si tratterebbe dell’unica soluzione possibile in luce del fatto che la causa della crisi del 2008, ovvero dei cosiddetti non performing loans, ovvero di quei prestiti che si sa già non verranno restituiti. Questi prestiti, infatti, non sono affatto stati smaltiti con la crisi ma continuano a permanere nel bilancio delle banche e il fatto che siano sotto controllo al momento non è affatto rassicurante.
Difatti, spiega Brancaccio, non appena il rischio di recessione diverrà più alto questi non faranno che salire in quanto sempre meno persone potranno materialmente permettersi di onorare vecchi prestiti richiesti alle banche.
Una sproporzione, questa, che attualmente il mercato regge a stento, ma che sta iniziando a portarlo al declino, come le guerre commerciali e i tassi di crescita pressoché nulli testimoniano già da tempo.