Quel drammatico 6 Agosto 1950 lungo la tratta CVetrano - Partanna. Una tragedia dimenticata che uccise diverse persone
di: Salvatore Di Chiara - del 2021-02-15
La consistenza terrena è un atto d'amore contemplato e desiderato. La vita esclama essenza e spesso, nell'euforia della stessa, emette i suoi verdetti. Ogni singolo appartenente merita un' incandescente forma libera di vissuto ed invece i passaggi possono compromettere definitivamente la realizzazione dei progetti.
Una tragedia immane, inspiegabile e dolorosa accadde quel triste 6 agosto del 1950. Nel tardo pomeriggio, durante una giornata estiva calda, furente, limpida, solare e festosa, l'automotrice RALn 60 deraglia rovinosamente in una curva della linea ferroviaria Castelvetrano - Partanna, in contrada Bigini (alcuni giornali la definirono Bizzirri). Improvvisamente calò il gelo e di fronte ai primi soccorsi, un'immagine paurosa e catastrofica rimbalzò di fronte ai soccorritori.
Una tragedia di vaste proporzioni colpì la comunità trapanese, emettendo un responso negativo sin dai primi interventi. Dopo l'incidente ferroviario del 1912 a Santa Venerina, dove persero la vita 15 persone, la Sicilia s'apprestava a vivere un momento di grande impeto umano.
Un incidente "particolare" nella dinamica, ove conseguì un'indagine della Procura successivamente. Purtroppo, in quell'istante trovarono la morte sette vite umane, togliendo adito, fiato e respiro ai loro percorsi, senza intercedere in colpe o concorsi delle stesse.
La tratta Castelvetrano - Partanna non ebbe vita facile sin dalle prime pietre poste ed aggiungeva alle disgrazie, il peggior risultato possibile. Un quadro infausto, irrimediabile ed orrendo senza precedenti, limitato al ricordo flebile, dimenticato e discusso. Un giudizio maledetto, lontano dalle speranze di un piccolo viaggio in treno, all'epoca straordinariamente cercato e desiderato da chiunque.
Un volo tremendo di 50 metri, terminato in una scarpata, invase per giorni i cuori di due cittadine. La nostra Castelvetrano e la vicina Partanna persero e piansero i loro cari, tragicamente scomparsi, nella loro quotidianità ed alla ricerca dell'attimo di sollievo e chi, durante la sua mansione lavorativa, vide sfumare improvvisamente ed accidentalmente, un presente di normalità.
Castelvetrano vide perire il ferroviere frenatore Francesco Candela.
La città di Partanna pagò dazio con le seguenti vittime: Vincenza Inzerillo, Calogera Corso, Giovanna Corso, Vincenzo Teri, Grazia Ragonia ed un'altra persona identificata dopo alcuni giorni tra mille difficoltà.
Sono passati parecchi anni da quel profondo ed indigesto 6 agosto 1950 e la storia civile ha dimenticato frettolosamente la sua importanza. Auspico, sin da questo momento, un ricordo comune delle due cittadine per evidenziare l'accaduto e smuovere le coscienze popolari e sociali, affinché il percorso storico sia di propulsione identificatrice ed intelligente.
Ogni singola immagine, seppur sbiadita nel tempo, deve essere monito di persuasione interiore, rilasciando effetti categoricamente emotivi, accaduti nel nostro martoriato territorio. La fine e gentil speranza, simil tragedie scuotano l'utente cittadino a non peccare di presunzione, cattiveria ed incoscienza nell'estrema filosofia collettiva.