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La famiglia Giglio tra nobiltà, prosperità e decadenza. Alla scoperta della Torre sita in via Garibaldi

di: Salvatore Di Chiara - del 2021-03-28

Immagine articolo: La famiglia Giglio tra nobiltà, prosperità e decadenza. Alla scoperta della Torre sita in via Garibaldi

Nell'affermazione architettonica castelvetranese, gli spunti d'interesse storico-artistico continuano a mietere grandi conoscenze e perle di rara saggezza visiva. Purtroppo, la dipendenza economica e le relative spese eccessive, possono compromettere nel tempo, i capolavori costruiti e fortificati nel corso della storia cittadina.

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  • Nella rinomata via Garibaldi (ex via S. Francesco d'Assisi), un tempo sede dell'economia del paese, nonché ritrovo di massa, si erige una torre medievale, accecando l'impatto del turista o curioso osservatore attento.

    Nella sua maestranza, ripercorriamo alcune tappe interessanti della famiglia Giglio e l'effettiva presenza in un periodo abbastanza impegnativo della cittadina castelvetranese. 

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  • Con impercettibile attenzione e profondi collegamenti letterari, la famiglia Giglio si stabilì a Castelvetrano alla fine del '400 e velocemente s'inserì nel tessuto socio-economico castelvetranese. Tra i primi cambiamenti accertati e constatati, senza ombra di dubbi, l'abolizione della gabella del maldenaro.

    Lo stesso Vincenzo Giglio fu protagonista delle ultime volontà di Giovan Battista Tagliavia, risultandone un esponente di gran valore e spicco riconosciuto. La veloce espansione economica dei Giglio, oltre ai possedimenti presenti (feudo di Furone), permise l'acquisizione di alcuni territori confinanti (Birribaida).

    Una presenza di notevole caratura che, non lascia il tempo che trova. Anzi, favorisce un legame importante con la fede e la cultura religiosa a tal punto che, i Giglio investono per la curia cittadina. Oltre all'importante cappella di Santa Maria delle Grazie presente alla Matrice, vengono donati dei denari annuali all'altare e la commissione per la statua di S. Maria.

    Col passare degli anni, il nome dei Giglio diventa prerogativa di numerose attività ed un forte radicamento nel territorio, creando le basi per futuri ed onerosi investimenti.Tra questi, annoveriamo le onze annuali lasciate in dote al Monte di Pietà e Ospedale. L'una tantum verso alcune chiese della città (S. Giovanni, S. Domenico, S. Lucia ecc. ecc.).

    All'interno della comunità religiosa confluiranno alcuni esponenti della stessa famiglia, ricoprendo dei ruoli e ciò, provocherà la lenta estinzione dei Giglio avvenuta nel 1727, (eccezion fatta con la presenza di un Padre Antonio Giglio nel 1732).

    Tra i nomi di spicco in campo religioso, non dimentichiamo Don Andrea Giglio, divenuto ufficiale ordinario del Santo Uffizio. Il rev. Vincenzo Giglio, parroco di un paesino del varesotto, nonché suor Maria Giglio che passò l'intera vita presso la Chiesa dell'Annunziata.

    Tra le rappresentazioni massime riconoscenti, eleviamo il palazzo Giglio, successivamente divenuto Quidera e la Torre menzionata precedentemente.

    Da uno spunto di natura ingegneristica futura, usando uno stile geniale, lo storico Enzo Napoli è riuscito a rielaborare con attenta ed esatta constatazione, una piantina della torre e la casa (oggi Venezia), su cui poggia la stessa.

    In antico, fu caratterizzato dalla presenza di due torri ed una, mimetizzata tra le casi presenti, congiungeva con delle mura di cinta demolite successivamente. 

    La torre detta di Giglio è l’unico esempio di casa-forte del XV secolo rimasto a Castelvetrano. Essa è realizzata tutta in pietra da taglio e costituiva l’estrema propaggine verso mezzogiorno del vasto complesso del palazzo Giglio-Cuidera nell’antica via di S. Francesco di Assisi (oggi Garibaldi). Essa, smembrata dal palazzo signorile, ospitò  le prime carceri di cui si ha notizia, dette li carceri vecchi.

    La torre si eleva su tre piani ed è priva di fregi architettonici; le aperture evidenziano, nel semplice prospetto, la divisione dei piani ed in alto è munita di merli guelfi. Il piano terra, attualmente intonacato, presentava un semplice ed alto zoccolo sporgente pochi centimetri; il balcone del primo piano è stato allargato, quello del secondo piano è originale, nel lato nord si scorge una finestra tompagnata.

    Le stanze interne hanno forma romboidale, quelle del piano terra e primo piano comunicano con altri ambienti. Una scala a chiocciola permette l’accesso al secondo livello, dove si riscontra una volta a botte e la copertura a falda inclinata con travi di legno, listelli e coppi.

    Dal secondo merlo partendo da destra, fuoriesce un tubo dell'acqua ed ai due estremi (quasi), due tiranti son stati issati verso l'alto.

    Da una piantina interna, è totalmente visibile un passaggio dentro il palazzo Venezia per accedere alla torre. Si eleva su tre piani ed è priva di fregi architettonici; le aperture evidenziano, nel semplice prospetto, la divisione dei piani.

    Attualmente, è inaccessibile soltanto il terrazzo e rinvia la possibile e splendida vista dell'intera città. L'ambiente tetro ed il coinvolgimento rigido della torre, è prospettiva di un effettivo utilizzo come prigione (una delle prime in paese è detta “ di li vecchi”), per ladruncoli e miserevoli . Emette quella sudicia sensazione di chiusura verso l'esterno ed ha rappresentato la mancanza di libertà. 

    Nel lontano 2015, le famiglie Asta e Mistretta donarono una quota della torre al comune, per una possibile e reale messa in sicurezza e magari, rivalutazione storico-culturale. Sembrerebbe che, la quasi totalità delle quote appartenesse ad un imprenditore catanese il quale, successivamente, pare che abbia acquisito le restanti per mancato esercizio del diritto da parte del comune.

    La speranza mai vana è di un intervento e con la massima capacità programmatica in materia, la riconoscenza della torre ed al suo interno, la mera e fiera apertura di un polo ricreativo di crescita culturale. In attesa di una risposta tempestiva, speriamo che non passino anni e la torre assuma un percorso dimenticato. 

    La Redazione di castelvetranonews.it ringrazia il Prof. Francesco Saverio Calcara per le sue nozioni ed informazioni storiche.  Aggiungo un ringraziamento caloroso nei confronti dello storico Napoli, per quell'intrepida sensazione di sapienza e luminosa conoscenza.

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