La "santina" scolpita su un muro e "nascosta" all'interno del Parco Archeologico di Selinunte
del 2021-04-04
Il Parco Archeologico di Selinunte ha ancora tanti tesori nascosti. Abbiamo chiesto all’avv. Giovanni Miceli notizie su un’interessante reperto raffigurante una figura di divinità scolpita su pietra da lui recentemente pubblicato sui sociali ed in particolare il suo significato e la sua collocazione.
Lo stesso ci ha dato la seguente descrizione: "Percorrendo il cardo Maximus, la via principale della antica Selinunte, con il mare alle spalle, si passa davanti ad un isolato che per la posizione, bellezza e magnificenza dei suoi edifici, doveva essere uno dei quartieri più importanti della colonia.
Come sempre accade in guerra i Cartaginesi vittoriosi si impossessarono della città e delle su ricchezze e naturalmente occuparono le case dei poveri selinuntini uccisi o venduti come schiavi adattandole alle loro necessità ed abitudini. Nell’isolato in questione si insediò, tra gli altri, un vasaio che trasformò il nobile edificio in casa e bottega di vasaio.
Tra le mura delle varie ed ampie stanze non ebbe scrupoli a realizzare una mata ovvero una fossa per contenere l’argilla,una vasca per l’acqua ed un rudimentale forno per la cottura dei manufatti.
Essendo sicuramente un uomo pio, devoto e timoroso degli dei ed avvertendo la necessità di avere un contatto continuo e diretto con una divinità che lo proteggesse fece scolpire dentro una piccola nicchia di una parete l’immagine del dio a cui rivolgersi nei momenti di difficoltà.
Molto probabilmente la figura era coperta, come oggi, da una pietra, e veniva scoperta al bisogno. Ho deciso di chiamarla “la santina" perché mi ricorda il biglietto di carta con l’immagine di SAN GIUSEPPE che ogni falegname per devozione (come il nostro vasaio) teneva esposto in bottega .
La piccola immagine essendo scolpita in un muro non può ovviamente essere trasportata all’interno, per la sua protezione, è protetta da un sasso. Me l’ha fatta vedere per la prima volta, moltissimi anni fa, il prof. Vincenzo Tusa".