Partanna, era accusato di aver maltrattato i figli ma le accuse erano false. Assolto 34enne
di: Elio Indelicato - del 2021-05-06
(ph. Foto: gazzettadellavoro.com)
Era andata in comunità con i suoi tre figli piccoli denunciando il marito violento. Alla fine si scopre che il racconto della mamma, disperata perché non voleva accettare la separazione dal marito, era tutta una messa in scena e che il papà non era cattivo.
Accusato dalla moglie di picchiare i propri figli, si è conclusa dopo sei anni la vicenda di un trentottenne di Partanna, B.S.,difeso dall' Avv Gianni Caracci e assolto dal Tribunale di Sciacca perché il fatto non sussiste. Tutto era iniziato nel 2015, quando la moglie, di cui volutamente vengono omesse le generalità, oggi trentaquattrenne, aveva lasciato la casa coniugale rifugiandosi in una comunità nell’agrigentino, con i propri tre figli e denunciando il marito per presunti maltrattamenti nei loro confronti.
Il Tribunale per i minorenni di Palermo a seguito della denuncia aveva a quel punto sospeso la potestà del padre. Tuttavia, effettuati i primi accertamenti, lo stesso Tribunale provvedeva ad archiviare il caso, ritenendo contraddittorie le dichiarazioni della donna. Una decisione che aveva avuto come conseguenza il ritorno a casa della donna, visto che il Comune nel frattempo pare che pagasse la retta di mantenimento.
Il calvario di B.S. tuttavia, che finalmente poteva ricominciare a vedere i figli, non terminava perché nel frattempo la Procura della Repubblica di Sciacca otteneva il rinvio a giudizio e lo stesso finiva pertanto sotto processo penale davanti il Tribunale per il reato di maltrattamenti in famiglia.
Nel corso dell'articolata istruttoria, sono state chiamate a testimoniare tutte le persone che erano nelle condizioni di chiarire i rapporti tra padre e figli, cioè le maestre, la pediatra, le assistenti sociali, le psicologhe, le vicine di casa e tutte hanno presentato al Giudice un quadro totalmente diverso da quello riferito dalla moglie, descrivendo B.S. come un padre attento ai bisogni dei figli, affettuoso ed incapace di commettere violenza nei loro confronti.
Malgrado la richiesta del Pubblico Ministero di condannare l'uomo a due anni ed otto mesi di reclusione, il Tribunale, dopo una breve camera di consiglio, l'ha assolto perché il fatto non sussiste, ritenendo prive di riscontro le accuse della moglie, animata tra l'altro da profondo astio in conseguenza della scelta del marito, da lei non accettata, di volersi separare.
Adesso pare che ci sia stata la separazione consensuale e che i rapporti tra i coniugi nell’interesse supremo dei figli siano migliorati. Probabilmente la donna avrebbe avuto bisogno di aiuto psicologico per evitare quello che spesso viene definito “ricatto familiare”, levando a un padre affettuoso la quotidianità degli affetti dei figli minori.