Sanremo tra fiori distrutti, baci e polemiche è lo specchio della società odierna?
di: Maria Pia Parrino - del 2023-02-13
Da qualche giorno si è conclusa quella manifestazione canora che, ormai da ben 73 anni, si svolge sul palco dell’Ariston a Sanremo: una bella vetrina della canzone italiana a livello internazionale che vede protagonisti i giovani ed i meno giovani della musica. La macchina sanremese si mette in moto già un anno prima dell’esibizione, con anticipazioni sui cantanti e sulle canzoni che vengono diffuse periodicamente dal valente direttore artistico di turno (che da qualche anno a questa parte è sempre lo stesso).
Eccoci alla prima serata: come sempre il presentatore è affiancato da una bella donna che un tempo veniva denominata “valletta” e adesso “co-conduttrice”, come sempre il pubblico presente in sala e quello televisivo hanno espresso il voto di preferenza secondo dei criteri già convalidati in passato, come sempre la coreografia è curatissima in tutti i particolari, soprattutto per la presenza dei fiori che contraddistinguono la città di Sanremo e che sono diventati il simbolo del festival.
Tutto in regola, quindi, se non per un effetto a sorpresa veramente straordinario: un giovane cantante interrompe la sua esibizione per una causa non chiara (poi si verrà a sapere del cattivo funzionamento degli auricolari) e, in preda ad una rabbia incontrollata, comincia a distruggere i fiori sul palco ed altri oggetti presenti.
Alla domanda del conduttore la sua candida risposta è: “Mi sono accorto del problema e ho voluto divertirmi un po’”.
Adesso, una domanda sorge spontanea: “Che divertimento è distruggere gli addobbi floreali del palco per un problema tecnico imprevisto?”; ma, quel che più suscita disappunto, è la volontà di giustificare il gesto da parte del conduttore che lo definisce “una ragazzata”.
Ammesso che si sia trattato veramente di questo, (anche se è stata sollevata pure l’ipotesi che sarebbe stato tutto organizzato), l’azione in se stessa è gravissima in quanto rappresenta un’evidente mancanza di rispetto verso una manifestazione istituzionalizzata nel nostro Paese, verso il lavoro di tutti coloro che hanno contribuito a realizzarla e, soprattutto, verso i telespettatori e quelli presenti in sala, ai quali è stato propinato uno spettacolo volgare e di cattivo gusto.
Una volta la televisione insegnava, trasmetteva valori formativi, educava, affiancandosi alle altre istituzioni preposte a questo ruolo, come la scuola e la famiglia; adesso, perdendo la sua funzione primaria, è diventata lo specchio di una società malata che avalla certi comportamenti, quasi li ricerca per farne appositamente oggetto di “audience” e di polemiche molto spesso sterili e ridondanti e, alla luce di questo e di altri avvenimenti simili, si rivelano sempre più veritiere le profetiche parole di Pasolini che, in tempi non sospetti, definiva la televisione “una cattiva maestra”.
Di fronte ad un gesto del genere o ad altri simili, non valgono le giustificazioni di un “passato difficile”, di un raptus improvviso di rabbia o di rituali adottati durante i concerti (come si è sostenuto al fine di giustificare il comportamento del cantante in causa): l’unica spiegazione è soltanto la mancanza di educazione che, purtroppo, sta prendendo sempre più piede nei mass-media e nei social e che contribuisce ad aggravare quel quadro di perdita di valori e di degrado morale che contraddistingue la società attuale.