“Non vi fu violenza sessuale a danno di una minore”. Assolto un castelvetranese
del 2022-11-11
Era stato condannato nel luglio del 2021, dal Tribunale di Marsala – in composizione collegiale – alla pena di cinque anni e due mesi di reclusione, oltre a diverse pene accessorie – tra cui l’interdizione in perpetuo da qualsiasi ufficio attinente alla tutela, alla curatela e all’amministrazione di sostegno – ed al risarcimento del danno in favore della persona offesa, quantificato in 20.000,00 euro.
Adesso la Corte di appello di Palermo, sez. III Penale, ha ribaltato la sentenza del Giudice di Primo grado, assolvendo un uomo, D.C.F. di Castelvetrano, dal reato di violenza sessuale commesso in danno di un minore con formula “perché il fatto non sussiste”, ponendo così fine ad un’agonia durata per l’imputato per quasi sei anni, sebbene i fatti risalissero addirittura al 2012.
In particolare, il sig. D.C.F. veniva accusato di avere profittato di alcune occasioni in cui si era recato presso l’abitazione della presunta vittima, allora minorenne, per molestarla mediante toccamenti nelle zone intime.
Nella prima fase, il procedimento veniva avviato per il reato meno grave di atti sessuali con minorenne, ma – dopo l’eccezione avanzata dalla difesa dell’imputato, avente ad oggetto l’assenza della querela e, dunque, l’improcedibilità dell’accusa – la Procura iscriveva la notizia di reato per il più grave delitto di violenza sessuale aggravata, poiché commessa in danno di minore.
Nel corso del giudizio di primo grado, erano stati sentiti anche i familiari della presunta vittima che, in ogni caso, non erano riusciti a confermare le dichiarazioni accusatorie, già di per sé – afferma il legale –molto lacunose, rilasciate dalla persona offesa che, tuttavia, veniva ritenuta attendibile anche sulla base di dichiarazioni di un test che riferiva di essere stato, a sua volta, vittima di violenze sessuali commesse in suo danno dallo stesso imputato.
Avverso la sentenza del Tribunale di Marsala, veniva proposto appello dall’avvocato Ignazio Cardinale (sotto in foto), difensore del D.C.F., con cui venivano evidenziate non solo le criticità delle prove accusatorie, tra cui le numerose contraddizioni presenti nelle dichiarazioni della persona offesa ma – altresì – come le affermazioni dell’unico testimone favorevole all’accusa fossero in realtà interessate, in quanto il detto ultimo si era reso responsabile di diversi atti estorsivi (purtroppo mai denunciati) commessi nel corso degli anni in danno dell’imputato.
Un incubo per l’imputato che aveva sempre “gridato” di essere innocente. Il suo legale si è mostrato estremamente soddisfatto, riferendo che “con questa sentenza della Corte di Appello di Palermo, con cui è stata riconosciuta la totale estraneità del mio assistito ai fatti che gli venivano contestati, è finito un calvario che si protraeva nei suoi confronti da tantissimi anni, in cui lo stesso è stato vittima di accuse ingiustificate e dicerie che lo hanno fatto piombare in un profondo stato di angoscia che ne ha condizionato la vita personale e professionale”.