Nel ricordo di Luciano Messina in occasione del centenario della nascita
del 2022-12-24
"Mio padre era davvero un papà speciale. Era nato in piena era fascista e ne subì in origine i condizionamenti. Aveva svolto sempre il proprio dovere in modo encomiabile. Il lavoro, l’impegno di studio, i doveri familiari e sociali. Il rigore morale di Luciano Messina era ineccepibile. La sua formazione culturale lo condusse ad amare la letteratura, la storia dell’arte, la filosofia, le lingue antiche, la poesia. Amava la vita mio padre ed amava il prossimo suo come se stesso. La societas era la sua passione vera. Ha speso tutta la vita per migliorarla questa società. E per contribuire in modo più incisivo aveva scelto la funzione dell’educatore nella scuola.
Quello dell’insegnante, sin da giovanissima età, fu il ruolo con cui si misurò per dimostrare a se stesso e agli altri che agli uomini di buona volontà fosse possibile rendere migliore il proprio mondo. Il mestiere di Preside di scuola secondaria superiore poi, gli consentì di applicare i metodi di una innovativa ed illuminata didattica, tanto da divenire l’ispiratore di una sperimentazione ministeriale che tracciò le linee di un rinnovamento complessivo della scuola italiana.
Negli anni ’60 coniò l’idea di una scuola aperta alla società esterna e del graduale abbandono della lezione frontale a vantaggio di un confronto con le realtà esterne all’aula d’insegnamento. “La scuola fuori dalla scuola”. Fondò la rivista “Incontri” che trascriveva le esperienze del mondo sociale e culturale che incontrava il mondo della scuola. Scrisse molto e pubblicò libri di poesie, racconti, prose. Si impegnò nel sociale, nella diffusione culturale, nell’attività politica pura intesa quale servizio autentico verso la gente (roba non di questo mondo politico!). Mi fu maestro di vita col suo illuminante esempio di uomo e di padre.
Ho amato e rispettato mio padre, per me è stato un padre nobile che mi ha trasmesso gli irrinunciabili valori della vita e della dignità dell’uomo. Mi manca l’uomo che mi offriva esempio e protezione. Oggi, nonostante sia scomparso da alcuni anni, mi accorgo che mi ha lasciato tantissimo. Un immenso patrimonio di ricchezza morale e sociale che è riuscito a indicarmi quale orientamento della sua e della mia vita. Una preziosa e difficile eredità alla quale voglio rimanere fedele e rispettoso esecutore, sempre.
E’ stato un uomo di grande intelletto e di spirito innovativo. Ha dimostrato che qualunque attività l’uomo svolga, la passione e il cuore, ma anche il rigore morale e l’impegno, avrebbero fatto la differenza nel risultato. Egli riuscì a raggiungere una rara realizzazione sociale e umana e fu apprezzato e rispettato dall’intera società che comprese le grandi doti dell’uomo di cultura e del politico coerente e leale, dalla grande onestà intellettuale ed umana. C’era quindi da essere orgogliosi di quel padre. Mio padre occupava tutti gli spazi da lui vissuti intensamente nei vari ambiti: scuola, famiglia, società, politica, cultura, arte, poesia, volontariato. Inimitabile!
I cent’anni che avrebbe compiuto il 16 dicembre 2022 il Preside Messina, il sindaco, il Presidente della Provincia, lo scrittore, il poeta, l’uomo di cultura, avrebbero meritato il ricordo dei castelvetranesi che lo hanno amato e rispettato anche per le sue alte doti morali.
In una Castelvetrano che lui aveva costruito anche materialmente attraverso la realizzazione negli anni 60 di strade, fognature, scuole, chiese, ospedale e l’assegnazione di strutture pubbliche sul territorio, ove si era impegnato in un’azione sociale e culturale significativa per la valorizzazione del Parco archeologico di Selinunte in stretta connessione turistica con la propria cittadina, con la generosità della donazione dell’intera indennità economica di sindaco ai bambini poveri, egli oggi troverebbe una città cancellata, devastata e squassata da una strategia istituzionale di criminalizzazione di una intera comunità.
Ciò che sono certo non apprezzerebbe, da educatore, è questo stato d’intorpidimento sociale del castelvetranesi rassegnati e annichiliti che però “mordono” la mano di chi vuole agire anche per loro conto, strano brutto caratteraccio invidioso che ostacolerà ogni tentativo di vera rinascita culturale e sociale nei prossimi anni".
Franco Messina