Era accusato di ricevere droga per fini di spaccio in carcere. Assolto 39enne castelvetranese
del 2023-05-27
(ph. Immagine di gesrey su Freepik)
Assolto il castelvetranese C.D. (classe 1984) dall'accusa di aver detenuto all'interno del carcere "Pietro Cerulli" di Trapani sostanza stupefacente, per fine di spaccio, di tipo "cannabis" del peso di 50 grammi (pari a 589 dosi) e di tipo eroina per grammi 2 (pari a 28 dosi).
Il fatto risale al Giugno 2022 allorché fu rinvenuto, all'interno dell'Istituto Penitenziario, nella zona adiacente le caldaie per il riscaldamento, un pacchetto contenente della sostanza, in seguito analizzata e risultata stupefacente.
L'accusa si basava sul fatto che l'imputato, che era osservato dal secondino, avrebbe, durante l'attività lavorativa che svolgeva, ricercato "un qualcosa" nella zona dove poco prima era stato ritrovato lo stupefacente.
Maggiore sospetto, secondo gli inquirenti, avrebbe destato la circostanza che C.D. avrebbe chiesto "insistentemente" di poter svolgere l'attività lavorativa che sarebbe stata effettuata nell'area del ritrovamento.
L'imputato, assistito dall'Avv. Giuseppe Ferro, ha chiesto di essere giudicato con il rito abbreviato e si è sottoposto all'esame dando la sua versione dei fatti e giustificando tutti i suoi comportamenti in riferimento alle accuse che gli erano state mosse.
Peraltro il fatto si collocava temporalmente a ridosso della più generale vicenda che aveva portato all'emissione di ordinanze cautelari nei confronti di detenuti e guardie penitenziarie nello stesso carcere di Trapani nella c.d. operazione "Alcatraz" che aveva accertato reati di detenzione illecita di stupefacenti e telefoni cellulari.
Il Giudice, per l'Udienza Preliminare del Tribunale di Trapani, nelle motivazioni della sentenza, ha recepito le giustificazioni addotte dall'imputato ritenendole credibili.
Infatti è stato accertato che tra i compiti di C.D., durante il suo turno di lavoro, rientravano anche quelli di verificare le caldaie, nonché ispezionare i luoghi adiacenti per controllare la presenza di oggetti che potevano essere accidentalmente caduti dalle prospicenti finestre delle celle.
Lo stesso G.U.P. rimarcava in sentenza che l'imputato non poteva rappresentarsi la possibilità di essere lasciato solo in quanto, come confermato dalla stessa guardia penitenziaria sentita durante il processo, i detenuti venivano strettamente sorvegliati a vista durante lo svolgimento del lavoro.
Di conseguenza la presunta insistente richiesta del detenuto di andare a lavorare non poteva essere determinata dalla volontà di recuperare l'involucro contenente la sostanza stupefacente.
Da qui l'assoluzione per non aver commesso il fatto.