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Processo contro Alfonso Tumbarello, i due Bonafede si avvalgono della facoltà di non rispondere

di: Redazione - del 2024-05-13

Immagine articolo: Processo contro Alfonso Tumbarello, i due Bonafede si avvalgono della facoltà di non rispondere

Grande attesa in aula per l’audizione dei due cugini omonimi Andrea Bonafede, classe 63 e classe 69, al processo contro il dott. Alfonso Tumbarello, imputato per concorso esterno in associazione mafiosa e falso in atti pubblici per avere redatto numerosi certificati, e che avrebbe consentito all’allora boss latitante Matteo Messina Denaro di potersi curare sotto il falso nome di Andrea Bonafede.

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  • Pubblica accusa in giudizio è il P.M. della D.D.A. Gianluca De Leo, mentre a difendere il dott. Tumbarello sono gli avvocati Gioacchino Sbacchi e Giuseppe Pantaleo (in foto).

    Arrestato il 7 febbraio 2024, Tumbarello, secondo l’accusa avrebbe avuto un ruolo determinante nella latitanza di Messina Denaro. “Le cure assicurate da Tumbarello – scriveva il G.u.p. Montalto– hanno garantito a Messina Denaro non solo le prestazioni sanitarie necessarie per le gravi patologie sofferte, ma soprattutto per quel che qui rileva, la riservatezza sulla sua reale identità, e dunque continuare a sottrarsi alle ricerche, restare a Campobello di Mazara, e gestire l’associazione mafiosa”.

    Tumbarello si sarebbe occupato delle prescrizioni per la cura oncologica della malattia di Messina Denaro, intestate però al geometra Andrea Bonafede nato nel 1963 e omonimo di un cugino nato nel 1969.

    Parti civili sono l’associazione Antiracket e Antiusura di Trapani, entrambi rappresentati dall’avvocato Giuseppe Novara; l'associazione Antonino Caponnetto rappresentata dagli avvocati Alfredo Galasso e Mariella Martinciglio; i comuni di Campobello di Mazara -legale Katya Ziletti- e di Castelvetrano -legale Francesco Vasile; per la prima volta contro un proprio iscritto, l’Ordine dei medici di Trapani.

    Nel corso dell’odierna udienza del 13 maggio che si è celebrata nel Tribunale di Marsala presieduto dal Presidente del Collegio Vito Marcello Saladino, era prevista la deposizione dei due cugini omonimi Andrea Bonafede classe 63 e classe 69.

    Tuttavia, i due, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Udienza quindi incentrata sulla deposizione dell’altro teste chiamato a rendere testimonianza, il luogotenente Fabio Fornara, le cui attività principali del proprio reparto in cui presta servizio dal 2010 sono state finalizzate alla ricerca di Matteo Messina Denaro e all’individuazione dei circuiti di riferimento che hanno favorito la latitanza.

    Su delega della Procura della Repubblica che aveva ad oggetto la ricostruzione del periodo in cui avvenne un incontro attraverso la mediazione del dott. Tumbarello tra il fratello dell’ex superlatitante Salvatore Messina Denaro e l’ex sindaco di Castelvetrano Antonio Vaccarino, noto per aver intrattenuto una corrispondenza coperta dai Servizi Segreti con l’allora boss Matteo Messina Denaro, il luogotenente ha affermato che nell’ambito delle attività “veniva analizzato il verbale di interrogatorio di Vaccarino in qualità di teste in un procedimento dove Vaccarino in quella circostanza riferiva che attraverso l’intermediazione del dott. Tumbarello, era riuscito a organizzare un incontro con Salvatore Messina Denaro”.

    Incontro che sarebbe avvenuto, a detta del luogotenente tra il 9 marzo 2003 e il 19 febbraio 2004. Il senso dell’incontro e della corrispondenza era quello, a detta del luogotenente “di avviare questo circuito comunicativo” con la famiglia Messina Denaro.

    Riguardo i presunti legami politici tra Vaccarino e Tumbarello, in riferimento alla candidatura del 2006 di Tumbarello alle regionali, il luogotenente Fornara asserisce che venivano confermati nell’ambito delle attività finalizzate alla ricerca di Matteo Messina Denaro con “la perduranza delle comunicazioni tra Vaccarino e Tumbarello” e anche “mediante la copia forense del materiale informatico sequestrato a Tumbarello all’atto della cattura del 16 gennaio di Matteo Messina Denaro”.

    Secondo il luogotenente, “la lista Udc n.6, nell’ambito dei comuni della provincia di Trapani, l’unico comune oltre Salaparuta in cui aveva avuto una maggioranza relativa di preferenze, era stato Campobello di Mazara”. Ma in realtà, dopo essere stato eletto consigliere provinciale, Tumbarello non veniva eletto nelle elezioni regionali del 2006 candidato con l’Udc a sostegno della lista Totò Cuffaro, e nemmeno cinque anni dopo quando si candidava sindaco a Campobello di Mazara con il Pdl. Il luogotenente ha confermato anch’egli l’appartenenza del dott. Tumbarello alla loggia massonica.

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    Effeviauto 6 gennaio 2025