Nicolò Lombardo, il tecnico delle grandi opere incompiute
di: Salvatore Di Chiara - del 2025-03-16

“Con la delibera del 13/07/1949, il Comune di Castelvetrano diede incarico al professor Nicolò Lombardo di redigere un ambizioso progetto per lo sfruttamento della sorgente di contrada Gaggera. Questi formulò un’ipotesi alquanto fantasiosa che, qualora fosse stata realizzata, avrebbe provocato non pochi danni alla zona archeologica per gli ingombranti scavi per l’installazione delle tubature”.

Le informazioni - tratte dal bellissimo libro “Poliorama Selinuntino” dello storico Vincenzo Napoli, è uno dei tanti episodi curiosi che hanno visto protagonista l’ingegnere castelvetranese. In un periodo storico dove il termine “tecnico” ancora non era in voga, i primi anni Cinquanta videro questo uomo in grande evidenza. Il prefetto Salvatore Li Gotti, sindaco di Castelvetrano, si affidava alle doti progettuali di un personaggio stimato, serio e affidabile (egregiamente dipinto dalle cronache del tempo). In lui, l’amministrazione poneva massima considerazione per risolvere “urgentemente” il problema idrico in città (e nelle borgate). Ispirato da forti correnti progressiste, l’illustre personaggio presentò due grandi progetti (il primo illustrato precedentemente) che potessero apportare i giusti cambiamenti. La “questione idrica” - in breve tempo - oltre all'interesse negativo isolano, aveva “colpito” anche la stampa nazionale (come sempre del resto).
Preso da un forte riconoscimento (non solo personale), l’ingegnere provò a creare un sistema di funzionamento perfetto. Da un lato lo sfruttamento della Gaggera, mentre dall’altro, quello dello Staglio. Secondo il “suo” modesto parere, l’ostacolo più grande era rappresentato dalle sorgenti di Montescuro. Tra costi elevati e quantità fornite scarse (circa 20 litri al secondo), la costruzione di un acquedotto nel nostro territorio avrebbe migliorato le condizioni della comunità. Per una spesa pari a 130 milioni delle vecchie lire, il progetto avrebbe interessato le opere di presa, l’impianto ed edificio di sollevamento, la conduttura d'acciaio sino all’attuale serbatoio (nel periodo di competenza) e tutte le opere d’arte necessarie. A questo, andava aggiunta la possibilità - in termini di distanza - di una riduzione di costi con elevata efficacia (40 litri di acqua al secondo).

Inoltre, ne avrebbe giovato anche la città di Trapani, da sempre a corto di risorse. In quale/i modo/i All'approvvigionamento in atto - Montescuro (in assenza dei comuni di Castelvetrano e Campobello di Mazara) - avrebbe aumentato le portate per il capoluogo di provincia. Quindi, secondo il Lombardo, l’acquedotto dello Staglio aveva tutti i requisiti adatti per risolvere una buona parte dei problemi idrici. Allo stesso tempo, si lamentava delle interferenze di alcuni “elementi”. Sia all’Assemblea Regionale che al Parlamento, senza dimenticare la politica locale. Molti ritenevano inopportuno la costruzione del nuovo impianto. Una stoccata all’Ente Acquedotti Siciliana?
La sua era una critica dura, di contrasto contro i poteri forti. Dalle poche interviste rilasciate dimostrava un senso di appartenenza territoriale. Nelle sue parole - oltre all’amore per il cambiamento - descriveva l’importanza del rinnovamento. Il fabbisogno della comunità doveva spingere i comuni ad accelerare il processo di miglioramento. A partire dalle infrastrutture! Nonostante tutto, il progetto al riguardo la Gaggera fu presentato in data 12/11/1953.
Dalle ricerche del Napoli si evince:” l’Assessorato per i lavori pubblici della Regione Siciliana presentò ufficiale richiesta per il finanziamento di L. 53 milioni alla Cassa per il Mezzogiorno. Dallo scambio epistolare tra il Comune e gli enti preposti, avvenuti nell’arco tra il 1953 e il 1956, abbiamo appreso che il progetto non potè realizzarsi perché la portata d’acqua di 1,8l/ secondo non venne ritenuta sufficiente, insinuando tra l’altro il sospetto che la stessa fosse contaminata. Tesi che fu smentita dal diretto interessato in un’intervista rilasciata nel 1950. L’ingegnere affermava: “da un esame chimico sono stati rilevati solo 27 gradi francesi di durezza, mentre le proprietà organolettiche sono ottime. Una volta completate le opere strutturali, sarà possibile aumentare fino a 2l/secondo la capacità concessa. Una possibilità unica per la borgata di Marinella che vedrebbe, in pochi anni, una crescita esponenziale del settore turistico”.
Cosa rimane e rimarrà di tutto questo? Una serie d’idee vanificate sul più bello? Un uomo che è andato oltre le aspettative? O forse, un testardo che ha tenuto testa a un sistema marcio? Nicolò Lombardo è da ritenersi una delle figure più interessanti dell’intero panorama ingegneristico castelvetranese del dopoguerra.