Iddu, nessuno e centomila, la recensione della giornalista castelvetranese Angela Buscaino autrice della tesi di laurea in giornalismo "Nome in codice Svetonio"
di: Redazione - del 2024-10-31
“Nome in Codice: Svetonio. Sulle tracce di Matteo Messina Denaro. Storia dell'ex sindaco e 007 Antonio Vaccarino”, è il titolo della tesi di master in giornalismo dell'Università Cattolica di Milano, della giornalista e docente di lettere Angela Buscaino. A distanza di 5 anni da quel lavoro, svolto quando la cattura del latitante castelvetranese sembrava ancora un obiettivo irraggiungibile, la giornalista riflette sul film che da poco ha riacceso i riflettori sulla città: Iddu.
Iddu, nessuno e centomila
Prima ancora di vedere il film ho fatto qualcosa che in genere non sono solita fare: guardare il feedback della critica. Due stelline di gradimento e critiche a valanga. Capisco presto il perché. Una narrazione lenta, lentissima quasi una non narrazione in effetti. Non c’è azione, non c’è storia, si tratta più di una descrizione dove vero e verosimile si mischiano, si mescolano, si confondono.
Da una parte Iddu, che legge, gioca ai videogames, e si interroga sul suo destino di solitudine e attesa, dall’altra il politico Catello tanto puntuale nella rappresentazione da avere la stessa identica tonalità di tinta per capelli del personaggio al quale si ispira. Giusto per evitare qualsiasi perplessità e a scanso di equivoci, la pellicola inizia con un chiarimento nero su bianco: “La verità è un punto di partenza, non la destinazione” e tra un riferimento preciso qui e una finzione lì, chi è cresciuto a pane nero riesce a cogliere quanto è storia e quanto è racconto.
Ma il punto non è questo: una reale biografia sarebbe stata davvero possibile? Cosa sappiamo della sua vita visto che tutto quello che si ipotizzava sulla sua latitanza è stato ampiamente smentito nel momento della sua cattura ed è morto portandosi con sé tutti i segreti che si sperava veder finalmente chiariti? Sappiamo di certo che non ha condotto una vita molto ritirata, a differenza di quanto racconta il film, ma nonostante ciò ha sicuramente dovuto fare a meno della sua identità confondendosi con i personaggi pirandelliani che hanno barattato la loro identità per la libertà.
Che dire di Catello? Il karma di certo non sembra assisterlo. Sembrerebbe piuttosto, scusando l’espressione un po’ triviale, che: “come si muove si muove, pesta una merda”. Una considerazione però è degna di nota: per mero tornaconto personale o per rivalsa, semplicemente perché costretto, non importa, Catello aveva intenzione di collaborare davvero per la cattura di Matteo Messina Denaro e ciò almeno un dubbio sulle ipotesi dello scambio epistolare ce lo toglie, almeno non si è trattato di un doppio gioco anzi, il doppio gioco è stato condotto da altri e il film su questo è abbastanza chiaro.
Esattamente da chi ha inscenato il tentativo di cattura, chi durante il giorno si vestiva di una maschera e dismetteva i panni dell’eroe alla sera per indossare quelli dell’aiutante antagonista. D’altra parte anche questo è ormai storia. “Una parte dello Stato lavorava per catturarlo, l’altra parte per mantenere la sua latitanza”.
Angela Buscaino