La banda dei finti carabinieri alla fine del 1959 a Castelvetrano seminò il terrore
di: Salvatore Di Chiara - del 2025-04-08

Quei fatidici anni Cinquanta! Al termine del decennio (appunto dei Cinquanta), la città di Castelvetrano viveva un periodo di grande appannamento. Tra situazioni politiche incerte e una condizione economica in bilico, il territorio era preso di mira dai malviventi. Gli ultimi mesi del 1959 misero in risalto la banda dei “finti” carabinieri. I furti di gioielli e denaro crearono caos nella comunità. Inoltre, la stessa pagava una grave crisi socio- finanziaria senza fine. Martoriati nell’animo, nel tempo vennero a mancare anche le forze fisiche.

La storia castelvetranese annovera tra le sue file (uso di un termine calcistico) bande di qualsiasi tipo e forma, che hanno colpito a ferro e fuoco lo stesso territorio. Uno degli episodi più controversi avvenne i primi giorni di dicembre. Da alcune settimane le abitazioni dei castelvetranesi erano state prese di mira da una banda. La stessa - composta da tre uomini - fingendosi di essere dei carabinieri traevano in inganno molte famiglie. Mantenuto il massimo riserbo dalle autorità per evitare il depistaggio d’informazioni (la stampa isolana non era al corrente), il quattro di dicembre accadde l’impensabile. Una famiglia castelvetranese (composta da una coppia e la madre della giovane) in viaggio verso Mazara (lu vecchiu stratuni) venne fermata dalle forze dell’ordine (posto di blocco).
Una volta chiesti i documenti, i tre castelvetranesi vennero derubati di una somma pari a L.150.000. Nel racconto dei fatti, il giovane espresse profonda amarezza: ”una volta consegnati i documenti, mi sono accorto che qualcosa non andasse per il verso giusto. Per noi è stato l’inizio della fine. La paura ha preso il sopravvento, subentrando il timore di non farcela. Sì, quella di essere uccisi”. Oltre al danno, la beffa! Infatti i malviventi portarono con sé anche i gioielli. Una disfatta senza fine. La notizia si sparse velocemente nel giro di poche ore.

In città serpeggiava un certo malumore, una paura che ostacolava il quieto vivere. La caccia ai “finti” carabinieri durò per molti mesi. Questi ultimi si spinsero oltre il territorio castelvetranese. Le cronache del tempo parlano di furti avvenuti nel marsalese e fuori il contesto provinciale. Un piccolo gruppo di uomini senza fronzoli che seminava il terrore. Vennero denunciate (anche) diverse rapine presso famiglie meno abbienti. La città, scossa dagli omicidi della seconda metà degli anni Quaranta e la prima metà degli anni Cinquanta, si prestava a dover affrontare una “nuova” fase di terrore. Recidiva (la città) a episodi simili, il ricordo della banda del “Filo” non era del tutto sbiadito. E immancabilmente partiva il solito coro di disfatta: "perché non intervenire prima che ci scappi il morto?”. Un pensiero che non ricevette (nell’immediato) risposte adeguate.
L’anno 1959 stava per concludersi e ancora una volta, per l’ennesima volta, Castelvetrano pagava dazio di fronte al malessere quotidiano. Tra spopolamento, mancanza di sicurezza e tumulti politici, si respirava un’aria di forte malcontento. In attesa dell’arrivo degli anni Sessanta.