Il fenomeno dei baby influencer sui social tra privacy, rischi e casi di contenziosi tra genitori
di: Francesca Caprarotta - del 2025-04-18

(ph. Adobe Stock (immagine no copyright))
Minori, sfruttamento sui social della loro immagine, privacy. Sono solo alcuni aspetti di uno spaccato della società moderna che, complice il ruolo sempre più invasivo dei social nella società quotidiana, si trova davanti un grande e scottante tema ancor oggi non regolamentato adeguatamente. Se poi si aggiunge, come già dichiarato da numerosi esperti, un potenziale impatto psicologico sulla crescita del minore ecco che la complessità della questione aumenta ancora. I minori sono, infatti, sottoposti a uno stress legato alla ricerca di consenso e ai “Mi piace” ottenuti che potrebbe influenzare anche il loro percorso di vita. Tutto questo senza dimenticare che, le immagini possano cadere nelle
mani dei malintenzionati.

Basta scorrere casualmente un social network, per imbattersi in numerose foto e video di bambini, postati da genitori, più o meno consapevoli. L’argomento in questione non è soltanto un
problema di Chiara Ferragni e Fedez, ma la dimensione è molto più vasta. C’è chi pubblica foto di attività ludiche, feste, viaggi, momenti quotidiani, immortalando attimi che, in un’altra epoca
sicuramente sarebbero stati privati. Su TikToK, un ballerino condivide ogni giorno piccoli video promozionali, dove mostra le coreografie. Le visualizzazioni aumentano, quando le esegue con
la figlia.
Ci sono già i primi contenziosi tra genitori divorziati che finiscono in Tribunale per l’utilizzo indebito ai fini commerciali che uno dei genitori fa dei propri figli per sponsorizzazioni e non solo. I bambini diventano “baby influencer” come strategia di marketing, ma non solo, perché a pubblicare video e foto sono ormai molti genitori, anche senza scopo promozionale. Gli apprezzamenti e le visualizzazioni incoraggiano molti altri. In alcuni casi, i bimbi vengono messi “in posa”, come se fossero modelli, o sperando che lo diventino.

La privacy dei minori è sicuramente uno dei temi più caldi di questi anni, in cui l’avvento dei social network ha travolto ogni aspetto della nostra vita. In Italia, non esiste una legge sull’utilizzo
delle immagini di minori sui social a scopo commerciale, ma lo sharenting è un fenomeno che infiamma il dibattito, tra mancanza di sensibilità sul tema, più o meno inconsapevole. Pubblicando video e foto, si perde il controllo sulle informazioni che contengono. Ma, questo è uno degli aspetti negativi che, molti
genitori non comprendono. Inoltre, bisogna considerare che, le immagini possano cadere nelle mani di malintenzionati: l’adescamento online può partire da una base di informazioni, che si possono reperire facilmente.
Nell’immaginario comune, la chat privata garantisce protezione e controllo dei dati personali, ma non è così. E poi, infine se posto la foto o il video di mio figlio, impongo un’immagine pubblica che
decido io, che potrebbe avere conseguenze sul suo futuro professionale e personale. Molti esperti e il Garante della privacy suggeriscono ai genitori, che vogliono comunque pubblicare contenuti che ritraggono i figli, di rendere irriconoscibile il loro volto, con una emoticon o altro.
Inoltre, sarebbe consigliabile non creare profili social dedicati al minore, perché anche i bambini hanno diritto a difendere la propria immagine e la propria dignità. Dal punto di vista legislativo da tempo si rincorrono voci di nuove norme volte a tutelare la sfera digitale dei cosiddetti “baby influencer”. La direzione potrebbe essere quella di una preliminare autorizzazione della diffusione online “non occasionale” solo da parte dei genitori, ma anche della direzione provinciale del lavoro. La strada ancora è lunga ma una presa di coscienza dell’impatto delle azioni dei genitori sulla crescita del proprio figlio sarebbe un importante punto di partenza di cui non si può fare a meno.