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Classe, talento e passione rossonera. “Quegli anni indimenticabili alla Folgore”. Intervista a Nicola Dolce

di: Salvatore Di Chiara - del 2021-03-21

Il calcio moderno ha tolto parecchie certezze, trasformando e relegando la posizione del fantasista ( nr. 10), ad una comparsa all'interno del campo, virando verso soluzioni tattiche consone al gruppo e meno, alla libera fantasia del singolo.

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  • Nel periodo in cui, i Baggio, gli Zola, i Maiellaro dettavano legge, Castelvetrano acquistava un talento indiscusso, puro e geniale nelle sue giocate. Il suo nome era Nicola Dolce. Fantasista, destrezza, uomo dall'ultimo passaggio illuminante, tecnica efficace e leader in campo. Due stagioni in casacca rossonera, condite da 22 reti totali e tantissimi assist.

    La redazione di Castelvetranonews.it ha avuto la brillante possibilità d'intervistarlo per rivivere quei momenti storici dal profumo intenso d'amarcord folgorino. 

    Che cosa ha rappresentato la maglia rossonera della Folgore e la città di Castelvetrano per te? 

    "Nonostante fossi venuto da avversario nelle stagioni precedenti, rimasi ammaliato e sorpreso dalla passione del pubblico rossonero. L'incitamento forte, veemente, caparbio dei tifosi, erano una spinta per i propri beniamini.

    Quando appresi dell'eventuale possibilità di vestire la maglia folgorina, accettai senza pensarci, dimostrando ai castelvetranesi di poter valere come uomo ed allo stesso tempo, un giocatore che avrebbe sudato quotidianamente per quella maglia. I castelvetranesi son stati accoglienti, disponibili, genuini e quando m'incontravano per strada, dimostravano la loro correttezza nei miei confronti". 

    Quale è stata la gara più bella disputata in maglia rossonera? 

    "Ho giocato molte gare ed ognuna ha rappresentato una grande emozione. Se potessi sceglierne una in particolare, direi senza dubbio quella col Castrovillari vinta per 1 a 0.  Folgore 1-0 Castrovillari, assist di Nicola Dolce e rete di Ricordi. La Folgore balzò al secondo posto e fece sognare i tifosi rossoneri. Quell'anno scattò la scintilla.

    Cosa accadde all'interno del gruppo? 

    "Eravamo partiti con l'obiettivo semplice di una serena salvezza e poi, grazie al "mitico" mister Possamai, ai sostenitori, giocatori e società, riuscimmo a raggiungere un favoloso quarto posto dietro le corazzate Castrovillari, Catania e Messina". 

    L'aneddoto più importante, ironico, entusiasmante, vissuto a Castelvetrano?  

    "Si era creata una famiglia rossonera attorno al gruppo ed ogni giorno, si lavorava in simbiosi e le amicizie crearono episodi di varia natura. Un'emozione continua, sincera e spontanea". 

    I tuoi allenatori folgorini son stati Possamai e Domingo. Qual è stata la differenza sostanziale tra i due?  

    "Possamai era un uomo umile, generoso, un padre di famiglia e consapevole delle sue peculiarità. Lo ebbi a Caltagirone ed avrei lottato sino alla morte per lui. Nonostante la dirigenza avesse intenzione di cacciarlo, andai in prima persona a discuterne, affinché il mister rimanesse alla guida e fosse dato il tempo materiale di lavorare ed amalgamare la squadra.  Amava il gioco veloce, frizzante, sbarazzino e fatto di verticalizzazioni. 

    Mister Domingo era diverso nelle sue caratteristiche psico- tecniche. Una persona puntigliosa ed a tratti, vanitosa. Ebbi  delle divergenze con lui, specie su un dettame di natura tattica e la posizione di Raimondo Filippazzo da tenere sul campo. Fui rimproverato aspramente, come se avessi deciso di farlo fuori e rappresentassi il portavoce di ciò, venendo punito per una settimana.

    Magari, alcuni passaggi di natura tattica andavano valorizzati in modo differente, mettendomi nelle condizioni di rendere maggiormente all'interno del rettangolo di gioco.

    Anche le spiegazioni alla lavagna assumevano una natura caratteriale differente tra i due e quindi, facilmente condivisibile e comprensibile quella di mister Possamai". 

    Hai giocato e vinto a Crotone, Giarre, Partinico, Mazara, Folgore e Caltagirone. Perché il calcio siciliano vive un periodo di crisi tecnico-economica, con la sparizione di alcune società blasonate e gloriose? 

    "Bella domanda. In primis, il fallimento è dovuto alla spesa ingente di denari, facendo un passo superiore alle possibilità concrete. Poi, attualmente tutti credono e si appropriano di mansioni facilmente, inserendosi come allenatori, dirigenti ed addetti ai lavori. Un tempo, bastava la presenza di un D.S. o si chiedeva direttamente all'allenatore per allestire l'organico in base agli obiettivi del club.

    Oggi, i presidenti s'intromettono nelle faccende tecniche, chiedendo quotidianamente informazioni, considerazioni ed evidenziando errori od orrori senza capir tanto di calcio. Non servono i mister e bastano coloro che, portano gli sponsor continuamente". 

    Qual è il giocatore più forte con cui hai giocato nella Folgore?  

    "Sicuramente, menziono il capitano Vito Signorello ed il bomber Aldo Tilotta, con cui giocai anche nel Giarre. Poi, non dimentico Gegè di Ruocco, Umberto Cicciarella e ricordo di un giovanissimo Giovanni Messana alle prime armi. Inoltre, vorrei menzionare un calciatore che poteva disputare una carriera migliore. Lui era Antonio Morici". 

    Hai allenato e vinto un torneo di Eccellenza col Caltagirone e raggiunto un quarto posto con il Giarre. Se ricevessi una chiamata della Folgore, accetteresti? 

    "Certo! Mi piacerebbe allenare tutte le squadre con cui ho giocato,seppur non sia facile. Verrei di corsa."

    Ricorderai la splendida e responsabile figura dello zio Nino Giammona. Qual è il tuo ricordo in particolare? 

    "Unico! Fantastico! Con la sua presenza in campo, non vedevamo l'ora di entrare sul terreno di gioco ed allenarci. Un uomo allegro, speciale e rispettoso del ruolo svolto". 

    Vorresti esprimere un pensiero alla tifoseria rossonera che, ha sempre acclamato e sostenuto Nicola Dolce? 

    "Li voglio ringraziare di vero cuore. Nonostante siano passati tantissimi anni, si ricordano apertamente della mia persona". 

    Quando rivedremo Nicola Dolce in campo?  

    "Mi alleno quattro volte a settimana, facendo palestra e potenziamento. Lo scorso anno (essendo un classe 1962), ho disputato il torneo di seconda categoria col Mascali, vicino Giarre. Fin quando le gambe mi supporteranno, giocherò e darò il mio contributo". 

    La redazione ringrazia la cortese e gentile intervista di Nicola Dolce. Un uomo, simbolo di un periodo speciale e di grande affiatamento e connubio tra città e squadra. Un calciatore cristallino, forte, leale e fortemente legato alla terra castelvetranese. In cuor mio, reputo Dolce, il più forte calciatore degli ultimi 30 anni della gloriosa storia rossonera. Ci siam divertiti e deliziati delle giocate di rara bellezza tecnica.  La Folgore è fonte inesauribile della nostra città e non possiamo mai abbandonarla.

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    Effeviauto 6 gennaio 2025