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"L'esordio in maglia rossonera, il ricordo di Mr. Confalonieri e quello sfortunato spareggio contro il Rieti". Intervista a Filippo Foscari

di: Salvatore Di Chiara - del 2021-04-26

Immagine articolo: "L'esordio in maglia rossonera, il ricordo di Mr. Confalonieri e quello sfortunato spareggio contro il Rieti". Intervista a Filippo Foscari

Nell’immaginario collettivo, in tanti abbiamo sognato di calcare lo stadio del nostro paese. Sentire l’eco dei tifosi per una rete, un passaggio filtrante o un intervento strepitoso. Partire dalla gavetta e vivere un’emozione intensa, unica e speciale. Poi, appesi gli scarpini al chiodo, intraprendere una seconda attività nel tuo settore di competenza ed allenare quella stessa squadra sognata da ragazzino.

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  • Uno sportivo deve saper rivestire i panni di uomo, con eleganza e preparazione tecnico-tattica, sapendo regalare gioie indescrivibili.

    Filippo Foscari è stato un calciatore serio, vivendo di enfasi sportiva e caparbia ricerca dei particolari. Ha vestito la maglia rossonera in più riprese, conoscendo due diverse epoche. Ha disputato una trentina di partite in totale e vissuto momenti indimenticabili ed irripetibili.

    La redazione di Castelvetranonews.it  lo ha contattato e ripercorso insieme a lui alcune tappe del suo glorioso ed intenso passato rossonero. 

    Filippo Foscari può fregiarsi di un record invidiabile. Insieme a pochi castelvetranesi, è cresciuto, ha esordito in prima squadra ed allenato la Folgore. Come ti senti ad essere tra i pochi eletti?

    "Da ragazzino sognavo di indossare la maglia della nostra città. Ho iniziato nei giovanissimi e allora era uno dei migliori settori giovanili siciliani. Aver esordito da calciatore e averla guidata da allenatore è stato un onore immenso". 

    Aver esordito in maglia rossonera da giovane, è un'emozione unica. Quale ricordo porti di quella gara?

    "Esordii a 17 anni in quel di Sciacca. Era in atto una riforma dei campionati e non vi furono retrocessioni. La società puntò su molti giovani castelvetranesi e alla guida della prima squadra venne chiamato il sig. Vellutato. Successivamente lo sostituì il mitico Carlo Confalonieri e molti di noi ebbero la possibilità di esordire.

    L’anno successivo venne Bevilacqua e fu l’anno della famosa partita Juvenes Enna 2-0 Folgore. Poi con mister Rizzo (campionato 82/83) Folgore 7-0 Monreale, ritengo sia stata la partita chiave. Siglai una tripletta ed il mio primo gol in maglia rossonera lo realizzai di destro. Credo che il primo gol è come il primo amore, unico e indimenticabile". 

    Tra gli allenatori avuti nella Folgore, ricordiamo Pulvirenti. Perché il tuo rapporto non decollò con lui? 

    "Correva l’anno 1983/84 nel torneo Interregionale e coincise con il mio primo anno di studi universitari. Erano previsti 6 allenamenti a settimana e spesso non potevo essere presente ma feci in tempo a siglare l’unico gol nel torneo (attuale serie D) al Pro Trapani". 

    Anno 1996-97. Spareggio tra Folgore e Rieti. Ad una manciata di minuti dal termine della gara, il pari dei retini gela il pubblico rossonero. Prima della rete subita, Foscari si ritrova la palla del raddoppio. Raccontaci quel momento andato male.

    "Rimane il ricordo più buio della mia personale esperienza in maglia rossonera. Fu un anno particolare, con la società in difficoltà e iniziai da allenatore in seconda. Terminai con il ritorno all’attività di calciatore, con 9 presenze e 3 gol all’attivo. Il mister era il vulcanico Guido De Maria. Era il 30 giugno di una stagione estenuante. Lo stadio in terra battuta, strapieno di gente festante ed avevamo battuto il Siracusa nel precedente spareggio.

    La settimana prima avevamo perso 2-1 a Rieti e l’1 a 0 maturato all’inizio della partita (rete di Gegé Di Ruocco) ci proiettava verso la vittoria dello spareggio e la promozione in serie D. Mister De Maria in trance agonistica mi fece entrare a 10 minuti dalla fine e mi ritrovai la palla del 2-0.....fallendo l’appuntamento.

    I minuti di recupero ci condannarono e nell’unica palla, quella della disperazione, crossata in area dalla lunga distanza portò il Rieti in D. La delusione di un’intera città ci accompagnò per diverso tempo ed imperversava la crisi societaria, manifestata durante la stagione. Ebbe ripercussioni negative successivamente e portò ad alcuni anni bui e al fallimento rossonero". 

    Chi è stato l'allenatore migliore del tuo periodo folgorino?

    "Durante la crescita nelle giovanili, molti della mia generazione sono stati allenati e curati da mister Confalonieri. Lui era un vero educatore e talent scout. Personalmente rimango particolarmente legato anche a mister Bivona. In prima squadra ho imparato tanto da mister Rizzo in termini di gestione del gruppo, serietà e disciplina. Soltanto con “Chico” Cacciavillani vidi applicare il concetto d’ insieme e la ricerca del gioco di squadra, partendo dal basso con il coinvolgimento di tutti". 

    Qual è il giocatore castelvetranese più forte con cui hai giocato e quello che non è riuscito ad emergere completamente?

    "Il giocatore castelvetranese più forte con cui ho giocato è senza dubbio Aldo Tilotta. Quello che avrebbe potuto fare di più e meritato di giocare tra i professionisti, Antonio Morici". 

    Hai vissuto diverse stagioni con la casacca rossonera. L’aneddoto più divertente accaduto in quel periodo? 

    "Molti sarebbero da citare ed ognuno, ha lasciato spazio ad un ricordo importante che porterò sempre nel mio cuore". 

    Quale gara vorresti rigiocare della tua militanza rossonera?  

    "La gara che vorrei rigiocare se potessi farlo, sarebbe quella con la Pro Trapani. In quella partita, come detto in precedenza, segnai il mio unico goal in serie D e corsi verso la panchina ad abbracciare tutti. Nonostante alcuni dissero che Cintura avesse toccato la palla, lui accompagnò la stessa verso la rete ed il goal fu siglato personalmente da me". 

    Anno 2006-07. Una stagione difficile, tribolata e complicata. La Federazione toglie due punti al Campobello, dando la possibilità alla Folgore di poter disputare i play out. In quel di Cammarata, l'incontro di spareggio è col temibile Ribera, giunto undicesimo e con 10 punti in più dei vostri. Sappiamo tutti come andò quella gara. Come preparasti quell'incontro? Perché quell'annata ebbe tanti ostacoli? 

    "Mi diedero la squadra a tre giornate dal termine e con l’unico obiettivo rimasto; evitare la penultima posizione e giocarsi la permanenza nello spareggio play out. Quell’anno, se non erro, la società cambiò tre conduzioni tecniche. Mi chiesero fondamentalmente di ridare serenità all’ambiente, nonostante il morale sotto i tacchi ed un gruppo sfiduciato.

    Chiesi solamente di isolare la squadra e di fare lavorare l’intero gruppo in tranquillità. Ai ragazzi cercai di trasmettere un messaggio diretto, intimando loro che i play out avrebbe azzerato tutte le negatività dell’intera stagione e saremmo partiti alla pari con tutte.

    Incontrammo il Ribera e in panca, il mio amico fraterno Paolo Scalia. Arrivammo in quel di Cammarata in posizioni psicologiche capovolte. Loro erano passati dai play off sino ai play out nell’ultima giornata di campionato, perdendo a Bagheria e noi acquisimmo il  diritto di giocarci una stagione in una partita.

    Con un rinnovato entusiasmo, il nostro capitano Calogero Termine (di cui conservo la sua fascia gelosamente), di testa ci portò in trionfo. Difficilmente scorderò i pianti di gioia di tutti i componenti di quel gruppo splendido". 

    Qual è il calciatore di maggior talento allenato alla Folgore? 

    "Senza ombra di dubbio Antonio Morici. Le sue qualità tecniche sono sempre state di categoria superiore". 

    Dopo l'amara esperienza di Salemi, non hai più allenato una prima squadra, ritornando a dirigere i bambini. Come mai? 

    "Un’esperienza senz’altro negativa da un punto di vista tecnico, ma molto ricca sotto l’aspetto umano. L’anno dopo, giunse la chiamata dal Trapani Calcio da parte del responsabile del settore giovanile Mario Gabriele. Mi offrì la possibilità di allenare i giovanissimi nazionali e fu un’ offerta irrinunciabile. Mi diede l’occasione di girare l’Italia e di confrontarmi con realtà professionistiche importanti". 

    Qual è la differenza tra i giovani ed i grandi? Perché attualmente è complicato scovare dei talenti? 

    "I giovani ti danno gratificazioni maggiori perché sono delle “spugne”. Hanno quella profonda curiosità di apprendere e puoi indirizzarli nella scelta del ruolo ed il miglioramento tecnico. Soprattutto si instaura un rapporto umano che ti viene riconosciuto per sempre. Con i grandi è diverso. Per allenare in categorie dilettantistiche, devi avere una società organizzata con obiettivi precisi e quindi formare un gruppo idoneo per raggiungere tali. Purtroppo, questo calcio è basato sull’approssimazione e scarsa programmazione". 

    Nel torneo 82-83 di Promozione, la Folgore trionfava in campionato, raggiungendo l'Interregionale dopo la squalifica del Paolo Marino. In campo c'erano molti castelvetranesi. In un periodo critico come il nostro, perché non rivalutare i settori giovanili? 

    "In quel periodo, la Folgore curava molto il settore giovanile. Prelevava ragazzi della provincia e a volte, anche dal palermitano. Diveniva normale il passaggio in prima squadra e ogni anno, l’organico veniva arricchito da innesti provenienti dal settore giovanile.

    Ritengo che le regole imposte sull’utilizzo dei giovani in prima squadra, siano state deleterie per i giovani stessi. Si son visti catapultati tra i titolari precocemente, perdendo l’iter naturale di crescita sportiva e spesso, alcuni buoni elementi sono stati affrettatamente messi nel dimenticatoio". 

    Vivendo l'ambiente rossonero sotto altre vesti e mansioni, cosa pensi del ritorno in campo nel torneo di Eccellenza? Qual é la tua speranza per la nostra amata Folgore? 

    "Le ultime due stagioni sono state compromesse dalla pandemia. Il calcio dilettantistico si è impoverito sempre di più ed i giovani sono stati penalizzati nel loro percorso di crescita. La ripartenza è senz’altro positiva e sia una piccola luce in fondo al tunnel. La speranza è che la nostra Folgore possa rinverdire i fasti del passato e possa ritornare ad essere una fucina per i nostri ragazzi". 

    Dalle parole di Filippo Foscari, ho travisato quel puro senso d’appartenenza al mondo folgorino. Esser partecipe ed aver rivestito con più ruoli il “folgorismo”, rappresenta un monito presente e futuro per i giovani castelvetranesi che, vorranno provare a regalarsi un percorso con questa maglia. La Folgore ritorni nelle categorie che le competano, scrivendo pagine indelebili della sua storia presente e futura.

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    Effeviauto 6 gennaio 2025