Quando "lu muscaloru" del portone di casa era segno di ricchezza
di: Vito Marino - del 2015-09-18

Costruito con palma nana intrecciata, “lu muscaloru” (da musca = mosca), un ventaglio rustico, rotondo con il manico, serviva per cacciare le mosche noiose, che durante la civiltà contadina, a causa delle cattive condizioni igieniche, proliferavano abbondantemente.

Quando si doveva accendere il fuoco a legna o principalmente a carbone, per attizzare la fiamma, invece di soffiarvi con la bocca utilissimo era l’utilizzo del muscaluru. Nei palazzi dei benestanti il portone ingentiliva ulteriormente tutto l’edificio.
Alto, dalla sommità a sesto arcuato o poligonale, il portone era sormontato dal “muscaluru” (il rosto), che serviva, oltre che per ingentilire ulteriormente tutto il palazzo, per dare luce all’ingresso, senza dare possibilità a chiunque di entrare. Costruito dal fabbro, aveva la forma di ventaglio con al centro, dalla parte bassa e larga, sempre in ferro battuto, c’erano inseriti le iniziali del nome e cognome del proprietario. Quindi era chiamato “muscaloru”, per la forma che rassomigliava al ventaglio.

A proposito di muscaluru o ventaglio che dir si voglia c’è un aneddoto prettamente siciliano che voglio riportare. Si dice che la donna manda sempre, anche inconsciamente, dei messaggi verso l’uomo, che deve saperli interpretare e tradurli in parole. Così, attraverso il modo di usare il ventaglio si può stabilire se una donna è signorina, sposata o vedova. Infatti: - La signorina: lo muove molto svelto.
Tradotto significa: “lu vogghiu, lu vogghiu, lu vogghiu...” - La signora: lo muove molto piano, con soddisfazione. Significa. “ci l’haiu, ci l’haiu, ci l’haiu...” - La vedova: lo muove con abbandono da una parte all’altra, come se avesse la mano snodata, rotta. Tradotto in parole significa: “l’avia e lu persi, l’avia e lu persi, l’avia e lu persi...”.
Durante la civiltà contadina quasi tutte le famiglie, in modo particolare i benestanti , tenevano nei magazzini, nei cortili e nelle stalle e “carrittarii” (locale per il carretto) animali d’allevamento da cortile, come galline e volatili vari, conigli, più il maialetto e la capra. Non mancavano gli equini da soma e da tiro. Tutti i rifiuti e gli escrementi finivano nella concimaia, che costituiva la fonte principale per il diffondersi di mosche e topi.
Per combattere i topi tutte le famiglie tenevano in casa almeno un gatto. Ma la lotta era impari, i topi proliferavano lo stesso.
Per favorire la circolazione dei gatti in tutte le parti della casa, e principalmente nei magazzini dei cereali e dei legumi, si praticavano dei fori rotondi nei portoni e porte interessate. Questi fori, che ancora si possono notare in vecchi portoni, si chiamavano “attalori” (da atti = gatti).