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“Le ‘Nciùrie salemitane diventano oggetto di una tesi di laurea tra social e memoria del passato”. Storia di Milena Liuzza

del 2023-02-06

Immagine articolo: “Le ‘Nciùrie salemitane diventano oggetto di una tesi di laurea tra social e memoria del passato”. Storia di Milena Liuzza

C’è stato un tempo, in Sicilia, nei paesi, nei borghi, nei piccoli villaggi, ma anche nei quartieri delle città, che per indicare ed identificare una persona si ricorreva al soprannome, alla ‘ngiùria, come veniva detto in siciliano.

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  • Nella tradizione siciliana la ‘nciùria aveva una grande importanza ed era un segno distintivo di ogni persona, di un’intera famiglia, di un casato. Dal soprannome si capiva tutto, chi era, a chi “apparteneva”, da dove veniva, che lavoro faceva, dove abitava, il lignaggio, l’appartenenza sociale; si comprendeva anche il carattere, le doti morali ed umane, il comportamento, il grado d’istruzione e, soprattutto, lo status sociale della persona e della propria famiglia.

    Milena Liuzza, studentessa dell’Università degli studi di Palermo, si è laureata il 13/10/2022 in Lettere Moderne e adesso frequenta il corso di laurea magistrale in Italianistica. Per la preparazione all’esame di Storia della Lingua le è stato richiesto dall’insegnante di realizzare una tesina “sperimentale” sui diversi campi dell’onomastica. Da lì la scelta è andata verso i soprannomi a Salemi.

    Incuriositi dalla sua scelta, abbiamo rivolto una serie di domande per un’intervista di cui vi proponiamo un estratto.

    Milena, come nasce l’idea dei soprannomi salemitani?

    In primo luogo la scelta di questo tema è stata determinata da un forte interesse verso l’antroponomastica e poi perché ritengo che a Salemi sia un repertorio ancora vivo. Sicuramente parecchi soprannomi sono ormai scomparsi, perché cristallizzati come cognomi, ma molti hanno mantenuto la loro funzione di identificativo popolare.”

    Per la realizzazione del progetto quali sono stati i primi passi?

    “Per la realizzazione del mio progetto ho svolto un’inchiesta pubblica tramite web, ho utilizzato Facebook, Instagram e Whatsapp e Facebook mi ha fornito la maggior parte delle risposte. Sicuramente Facebook è un social utilizzato da utenti più adulti e questo fa realmente capire che tra le vecchie generazioni il soprannome integra completamente il sistema onomastico ufficiale, invece tra i giovani è un repertorio abbasta labile, infatti non si trovano neoformazioni, ma solo nomignoli o frasi idiomatiche di facile deperimento!”

    Che reazioni hai trovato?

    “Le reazioni di fronte al soprannome possono essere diverse, si passa dalla piena accettazione al rifiuto perché considerato retaggio del passato o offensivo. Infatti il soprannome è tribunalizio, “ti condanna”  per quello che sei! Per la classificazione dei soprannomi ho utilizzato quella di Giovanni Ruffino (2009), suddividendo i soprannomi in prevalentemente funzionali e prevalentemente ludici.

    Il micro gruppo più interessante è stato quello degli ergologici (soprannomi di mestiere), perché è possibile notare come la società si è evoluta e parecchi mestieri sono ormai scomparsi, ad esempio ammugghiatura o apparatura. Alla fine ho condotto anche delle interviste a persone di sesso, età e istruzione differente, da queste ho capito come la soprannominazione non dà completamente spazio all’omonimia. 

    Ho notato che questo sistema può esistere solo in comunità compatte, non è possibile che esista in grandi città, perché l’ingrediente primario per la creazione di un soprannome è la diretta osservazione. Inoltre, a causa del politicamente corretto, non sempre ho ricevuto una risposta, o meglio ho ricevuto una risposta vuota “No, io queste cose non le dico”. Nella maggior parte dei casi però i salemitani si sono mostrati disponibili e curiosi nei confronti della mia ricerca.”

    Hai trovato collaborazione?

    “Si, la collaborazione dei compaesani è stata fondamentale. Grazie alle loro informazioni è stato possibile rimettere in circolo la motivazione reale che ha portato ad una determinata denominazione. Negli ultimi anni si è accresciuto l’interesse per il dialetto e la cultura popolare da essa veicolata. Il grande patrimonio culturale del mondo contadino, sopravvissuto fino all’avvento delle macchine, vive ancora grazie alla memoria storica degli anziani. Studiare la loro cultura sicuramente non ci farà scoprire come e perché tante tradizioni sono nate, ma potrà aiutare a capire noi stessi, perché siamo così.”

    Ma di ‘nciùrie hanno fatto uso in diversi modi anche altri scrittori, come Pirandello, Brancati o, in tempi ancora più recenti, Camilleri. Se così tanti letterati si sono appropriati di questa tradizione, fino a trasformarla in un vero e proprio espediente letterario, è perché i soprannomi siciliani sono simbolo dell’identità psicologica non solo delle persone a cui vengono affibbiati, ma dell’intero contesto sociale da cui nascono, acquisendo la capacità di raccontare la nostra terra anche a chi non l’ha mai vista.

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