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Chiesa del Carmine tra infiltrazioni e criticità. La nota dell’Ing. Giuseppe Taddeo

del 2024-03-06

Immagine articolo: Chiesa del Carmine tra infiltrazioni e criticità. La nota dell’Ing. Giuseppe Taddeo

Aumentano le criticità all’interno della Chiesa del Carmine di Castelvetrano (piazza Archimede) oggetto di restauri all’inizio degli anni 2000, lasciata sempre chiusa e mai riconsegnata alla collettività.

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  • Tempo fa un sopralluogo congiunto da parte della Soprintendenza di Trapani, di alcuni funzionari della Prefettura, dei Vigili del Fuoco di Trapani, incaricati dal Ministero dell’Interno che sta monitorando tutte le Chiede del Fec, ha evidenziato delle forti infiltrazioni nella navata di sinistra che se non riparate con una certa urgenza potrebbero portare anche ad un crollo della Cappella della Maddalena.

    L’arciprete Giuseppe Undari che ha le chiavi dell’edificio parla “di necessità di trovare qualche possibile soluzione per restituire al culto e all’utilizzo l’importante Chiesa del Carmine che appartiene al Fec.” 

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  • Una storia di lungaggini che dura da decenni rischia di far perdere un bene che è stato recuperato ma che deve essere al più presto conservato. L’architetto Giuseppe Risalvato del Comando provinciale dei Vigili del Fuoco aggiunse che per quanto riguarda la staticità della Chiesa non ci sono in atto problemi. Ma la navata di sinistra necessita di un intervento di restauro e di consolidamento.

    Le cose si complicarono perché se in un primo tempo il Fec pretendeva dal Comune il pagamento di un canone e l’impegno per l’Ente delle opere di straordinaria manutenzione, alla fine, ed eravamo sotto l’Amministrazione Errante, su impulso dell’allora Ministro Angelino Alfano, arrivò una delibera del Fec che rinunciava al canone di affitto con l’obbligo di investire quella somma che gli si doveva, per il restauro della Chiesa.

    E proprio nel 2013, il Ministero dell’Interno comunicava che il Consiglio di Amministrazione del F.E.C, nel corso dell’ultima riunione, aveva espresso parere favorevole in merito alla possibilità di concedere in uso gratuito l’immobile. Il tutto venne ratificato da una delibera comunale.

    Il sottoscritto, allora Dirigente del Comune, così riferivo allora al Sindaco: “… in diverse occasioni ho cercato di smuovere le acque, per evitare di vanificare il risultato dei restauri, come purtroppo sta accadendo”.

    La Chiesa fu realizzata intorno alla metà del 1400 e si chiamava inizialmente di San Nicolò, poi arrivò la Confraternita dei Carmelitani e da lì Chiesa del Carmine. Gli edifici del FEC, circa 700, sono dislocati su tutto il territorio nazionale e tra essi figurano a Castelvetrano: S. Domenico, Chiesa del Crocifisso di S. Anna, S. Francesco da Paola, SS. Maria dell'Itria e SS. Maria del Carmine (unica ad oggi ad avere beneficiato di un finanziamento del FEC).

    E proprio con questi fondi che si realizzo nel 1999 l’unico intervento di restauro su tale Chiesa, che il FEC aveva consegnato alla Curia, per le funzioni proprie che in essa si tenevano. Non disponendo però la Curia di un proprio ufficio tecnico, l’appalto è stato gestito dal Comune.

    I lavori, affidati all’Impresa Durante Pietro di Santa Ninfa per un importo di 562 milioni di lire, riguardarono il ripristino della copertura, delle antiche mura, della cripta sotterranea e, soprattutto, della deliziosa cappella di S. Maria Maddalena de’ Pazzi, di analogo schema costruttivo della cappella del coro della Chiesa di San Domenico.

    La Chiesa fu restituita alla Curia con alcuni fermi, fino al 2001, anno in cui la stessa Curia, per carenza di organico, non fu più in grado di tenere aperta la Chiesa, rinunziando al suo uso. Si arriva così al 2004, anno in cui si verificò il crollo di parte dell’attigua Caserma dei Carabinieri, già costituente il Convento annesso alla Chiesa, rimasta in proprietà del Demanio Regionale, che trascinò con sé le cripte di piano terra, appendici della Chiesa stessa e che rischia ancora di danneggiare ancora di più la Chiesa.

    Ma oggi le cose si sono ancora peggiorate. Ecco cosa scrive il 18 febbraio di quest’anno al Demanio, alla Prefettura al FEC, al Genio Civile e alla Soprintendenza l’Arciprete della Chiesa Madre di Castelvetrano Don Giuseppe Undari, d’intesa con Sua Eccellenza il vescovo Monsignor Giurdanella:

    “Aumentano le criticità all’interno della Chiesa del Carmine, già di San Nicolò, di Castelvetrano (piazza Archimede, già piazza del Carmine) oggetto di restauri all’inizio degli anni 2000, lasciata sempre chiusa e mai riconsegnata alla collettività. Più volte si sono compiuti sopralluoghi congiunti con la Soprintendenza, alcuni funzionari della Prefettura (la Chiesa appartiene al FEC), Vigili del Fuoco ed altri, sempre evidenziando forti infiltrazioni nella navata di sinistra (in alcuni punti crollata) e che se non riparate con una certa urgenza potrebbero portare anche ad un crollo della Cappella di Santa Maria Maddalena dei Pazzi.

    La Chiesa fu realizzata intorno alla metà del 1400 e si chiamava inizialmente di San Nicolò; poi arrivò la Confraternita dei Carmelitani e da lì Chiesa del Carmine. Adesso fa parte dei beni gestiti dal FEC. Proprio con i fondi del FEC si realizzò nel 1999 l’unico intervento di restauro su tale Chiesa (562 milioni di lire), con l’intenzione di restituirla alle funzioni di culto: i lavori riguardarono il ripristino della copertura, delle antiche mura, della cripta sotterranea e, soprattutto, della deliziosa cappella di S. Maria Maddalena de’ Pazzi, di analogo schema costruttivo della cappella del coro della Chiesa di San Domenico.

    Si arriva così al 2004, anno in cui si verificò il crollo di parte dell’attigua Caserma dei Carabinieri, già costituente il Convento annesso alla Chiesa, rimasta in proprietà del Demanio Regionale, che trascinò con sé le cripte di piano terra, appendici della Chiesa stessa e che rischia di creare ulteriori danni.

    Oggi le condizioni sempre più di abbandono in cui versa l’ex caserma,, ridotta ormai ad un rudere, aggravano sempre più le condizioni della chiesa attigua, tanto più che per la Curia si presenta una nuova occasione: i fondi del PNRR, già disponibili, che consentirebbero di effettuare nuovi e improrogabili interventi sulla Chiesa.

    È impensabile però ripetere la stessa cosa verificatasi in passato: l’intervento programmato verrebbe reso vano se non si effettuano di contro indispensabili opere di salvaguardia sull’attigua caserma. Ogni restauro verrebbe rapidamente vanificato. Il Demanio deve intervenire, concordemente con il FEC, con urgenza assoluta, con opere di contenimento e rinforzo sulla Chiesa. Qualora non disponga dei necessari fondi, ben può pensarsi di eliminare del tutto i ruderi della caserma, realizzando in sua vece un parcheggio, di cui la comunità ha certamente molto più bisogno.

    A tale scopo alcune associazione di volontariato, quale Italia Nostra, si dichiarano disponibili a fornire gratuitamente un idoneo progetto, che, se approvato dalle autorità competenti, consentirebbe a codesto Spett.le Demanio di intervenire con una minima spesa per demolire i ruderi in questione, restituendo alla comunità il bene ecclesiastico sempre più gravemente danneggiato e rendendo fruibile una vasta area per un parcheggio sempre più utile per l’intera zona.

    Non sono più sufficienti le promesse o i rinvii: o s’interviene o si perde una delle più importanti opere artistiche – architettoniche - religiose della comunità e soprattutto una efficace misura di finanziamento (il PNRR)”.

    Cosa aspettano i Castelvetranesi a ribellarsi: non si può aspettare che la Chiesa crolli!!

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