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Ricordando la mia infanzia post terremoto a Partanna nella baracca con i miei cari

del 2014-10-24

Immagine articolo: Ricordando la mia infanzia post terremoto a Partanna nella baracca con i miei cari

Il terremoto avvenuta nella zona del Belice nel 1968 è stato un evento doloroso e tragico che a distanza di anni vive ancora nelle menti e nei cuori di tanta gente. Case distrutte e baracche adiite a rifugi a Partanna e nell'intera valle del Belice Tanti i bambini che hanno trascorso parte dell'infanzia all'interno di baracche con i propri cari.

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  • A tal riguardo abbiamo raccolto il commovente rircordo di Italo Profeta che torna indietro a quei giorni descrivendo la sua esperienza tra roulotte e baraccopoli. Di seguito il suo ricordo della sua baraccopoli soprannominata "Casina di Mistretta".

    "La foto che vedete è stata scattata alla fine dell'estate, ultimi giorni di agosto del 1969. La mia famiglia, papà, mamma e sorella, viveva in una di queste baracche e quando ritornavo a Partanna, sia d'estate sia per Natale con la mia nuova famiglia, moglie e figlia, vivevamo assieme in quella baracca. Difficile esprimere le sensazioni con poche parole. Sintetizzando posso dire che si viveva con un senso di provvisoretà.

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  • Erano baracche quindi per un periodo, si sperava breve, per poi rientrare nella normalità e nelle proprie case Si viveva anche con la consapevolezza di una certa positività. In fondo la famiglia era unita, le cose più care erano lì, la generosità di qualcuno ci permetteva di avere un tetto, di poter dormire, vivere sotto un tetto anche se di lamiera. Di momenti difficili ne ricordo tanti perchè i primi quindici giorni li abbiamo vissuti in macchina ed eravamo in cinque.

    Poi ancora sotto le tende ed ancora in roulotte. Sono portato a "congelare" i momenti brutti, credo io, per una forma di autodifesa mentale. Ricordo invece i momenti belli. Per me il periodo più bello è stato quello vissuto in roulotte.

    Costringeva alla convivenza intima dei familiari. Soprattutto quando ci si metteva a letto, spenta la luce, iniziavo a raccontare le esperienze della giornata e conversare con mio padre, mia madre e mia sorella.

    Era abbastanza vivace la conversazione anche prima del terremoto, ma non eravamo soliti conversare prima di addormentarci perchè in stanze diverse. In roulotte non se ne poteva fare a meno e vivevamo lì con la nostra pochezza, tanto poca da stare in quello piccolo spazio ed insieme  con la nostra grandezza, tanto grande da contenere i nostri affetti, i nostri cuori, le nostre speranze, i nostri sogni".

     

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