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Il Timpone Nero: da sito dimenticato ad oggetto di importante ricerca scientifica. Alcune foto

di: Desirè Giancana - del 2013-01-17

A distanza di 45 anni sono ripresi, nel novembre scorso, gli scavi in una delle più importanti necropoli selinuntine, ad ovest della città. Si tratta della necropoli di contrada Manicalunga-Timpone Nero che si estende su un rilievo collinare, dove dominano la macchia mediterranea e i resti delle tombe scavate in antico.

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  • Il termine "Timpone" significa proprio collina e l'aggettivo Nero è con ogni probabilità da associare al lutto. Questo importante sito, lasciato inspiegabilmente fuori dal Parco Archeologico di Selinunte, non è stato mai sottoposto a vincolo archeologico, sebbene fosse già noto nell’ '800.

    Solo nel 1963, grazie all'intervento dell'allora Soprintendente ai Beni Culturali, Vincenzo Tusa, il Timpone Nero viene riscoperto, dopo quasi un secolo. Grazie all'accordo con la Fondazione privata "Mormino" del Banco di Sicilia, fu indagata, in quegli anni, buona parte di questa necropoli seriamente compromessa dal lavoro criminale dei tombaroli.

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  • Bisogna attendere 45 anni e oggi, su iniziativa di un'altra Fondazione privata, la Kepha Onlus, si torna finalmente a scavare questo immenso giacimento d'informazioni sul nostro passato, che purtroppo ha subito ogni tipo di offesa, devastato dall'antropizzazione, tipo lavori agricoli, abusivismo edilizio e  lavori pubblici.

    La Fondazione Kepha (dall'aramaico Cefa, che significa proprio "pietra") lancia un progetto di ricerca, di promozione della cultura archeologica, di valorizzazione del territorio, nonchè di sviluppo turistico e crea il CAM, Centro Archeologico Museale, insediamento di grande spessore, unico in Sicilia, che insieme alla Sopraintendenza dei Beni Culturali di Trapani, gestisce e tutela una parte del sito.

    La nobile  finalità del CAM riaccende la speranza di restituire decoro e dignità alla necropoli, attraverso un percorso di valorizzazione e fruizione del sito stesso. Il CAM, presidio scientifico permanente, diretto dall'avvocato Giovanni Miceli, è un "Museo all'aperto sulla necropoli", nel quale operano congiuntamente differenti esperti scientifici: il direttore scientifico degli scavi, l'archeologo Ferdinando Lentini, l'archeologa Linda Adorno,  il disegnatore archeologo Filippo Pisciotta e l'antropologo forense Roberto Miccichè.

    Castelvetranonews ha voluto incontrarli direttamente sul posto per testimoniare l'importanza eccezionale di questi scavi, attraverso le spiegazioni dei componenti dell'equipe, che ci ha fatto visitare il sito, raccontandoci del loro lavoro, trasmettendoci un'emozione intensa che abbiamo voluto condividere con i nostri lettori.

    L’archeologo Ferdinando Lentini ci spiega che sono state rinvenute, in questi mesi, circa 60 tombe a fossa, scavate nella roccia, in parte violate e altre ancora in buone condizioni. Alcune tombe si sovrappongono tra di loro. La cronologia delle tombe si data alla prima metà del V secolo A.C. Si tratta di tombe ad "inumazione", nelle quali il cadavere veniva deposto, nella maggior parte dei casi, in posizione supina. L'eccezionalità di questi scavi - continua l'archeologo Lentini - consiste nel fatto che, grazie al supporto di tecnologie moderne, sarà possibile risalire alle caratteristiche antropologiche e socio-culturali dei nostri antenati selinuntini.

    Come spiega l'antropologo Miccichè, infatti, fino a qualche anno fa, il sesso del defunto veniva individuato soltanto in base ai corredi tombali ( aghi e fusaiole per le sepolture femminili, armi e strigili per quelle maschili). Negli scavi attualmente in corso, grazie al lavoro certosino dell'equipe e all'ausilio di tecniche avanzate, si può individuare il sesso del defunto, analizzando direttamente lo scheletro, ricostruendone la storia, dalle eventuali patologie, alle cause ed età di morte, al tipo di alimentazione.

    Queste scoperte - spiega l'archeologa Linda Adorno - sono di fondamentale importanza, ai fini della ricerca, per ricostruire il nostro passato e quindi per il nostro patrimonio culturale. L'archeologa si occupa nello specifico dello studio dei reperti ceramici rinvenuti nell’aria in questione. Questo materiale è costituito principalmente dai corredi tombali presenti nelle sepolture (in particolare ceramica attica, corinzia e di produzione locale) e altro vasellame proveniente dalle adiacenti aree.

    E' previsto, all'interno del CAM, uno spazio espositivo, nel quale, al termine delle indagini, sarà possibile ammirare tutto ciò. La stessa Adorno conclude: "Noi stiamo lavorando per regalare un pezzo di storia alla nostra città".

    Ringraziamo tutta l'equipe e l'avvocato Miceli per la disponibilità e per il lavoro svolto.

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