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La tragedia di via Capua nel 1959, storia di stenti e ribellione a Castelvetrano

di: Salvatore Di Chiara - del 2025-06-10

Immagine articolo: La tragedia di via Capua nel 1959, storia di stenti e ribellione a Castelvetrano

Storia di stenti e ribellioni. Un racconto che pone fine a due vite, spezzate dall’amore e dall’amarezza. L’omicidio-suicidio di via Capua è uno degli episodi più tristi accaduti nella nostra città. Correvano gli anni Cinquanta (1959 per l’esattezza) - i primi del mese di dicembre - quando vennero rinvenuti i corpi di due giovani castelvetranesi (G.I. di anni 22 e G.D. di anni 19). Furono trovati mano nella mano. Lei, ancora agonizzante (morì in ospedale), mentre lui morì subito. Due vite spezzate sul nascere e figlie di una società assente. Erano gli anni della decadenza, di un paese che viveva una situazione socioeconomica pessima, difficile.

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  • Allontanandosi dal centro storico, nei pressi del deposito ferroviario, vie e viuzze erano covo di disagio e povertà. Intere famiglie stravolte da una condizione disarmante al limite dell’indecenza. L’amministrazione comunale viveva un periodo di grande affanno, di mancato supporto alla sua comunità. Gente che si vendeva per un tozzo di pane e altri relegati al completo anonimato. C’erano coloro che si prostituivano per qualche centesimo, altri rubavano per scacciare la miseria. Il ritorno alla vita normale non era affatto semplice, anzi, un aspetto su cui la società non era in grado di fornire una risposta. 

    La mancanza di un centro di rieducazione e di infrastrutture dedite alla formazione erano piaghe sociali da risolvere. Questo è, in sintesi, quello che accadde ai due giovani. Lui, una volta uscito dal carcere, decise in tutti i modi di ritornare dignitosamente a una vita normale. Un modo per allontanare i fantasmi e lo spettro di una ricaduta probabile (quasi certa). Lei, giovane e sognatrice, sentiva il bisogno, a ventidue anni, di trovare la felicità. Un obiettivo dichiarato e inseguito con tutte le forze.

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  • Eppure, al di là delle buone intenzioni, il territorio non offriva le giuste garanzie. Un tunnel da cui era difficile uscire e trovare la luce. Anche in fondo… solo buio e ostacoli da superare. Quella sera, come tante altre, i due amanti decisero d’incontrarsi. Una sera come le altre. Il freddo, i malesseri, le condizioni di vita ridotte al lumicino, le discussioni. E poi, la buona volontà di prendere l’iniziativa e magari, provare a farcela. Sembravano gli ingredienti giusti per ripartire. E invece no. Fu l’ultima volta. Le cronache del tempo non parlano di discussioni, ma di una scelta condivisa. Una decisione presa all’istante, volta a chiudere definitivamente con il passato burrascoso. Due ragazzi con idee brillanti e rimasti chiusi in un meccanismo che non permetteva loro di trovare la via maestra. E improvvisamente, prese la pistola (lui) e sparò (mortalmente) alla donna. Poi, senza esitare, si sparò ponendo fine alla sua di vita. Un ultimo gesto carico di sensazioni. Un’ultima volta che in poche ore fece il giro del paese. 

    Perché morire a quell’età? C’era chi gridava allo scandalo, altri che puntavano il dito contro gli amministratori. Una strage che aprì a tanti dubbi. Per una società migliore serve un rinnovamento generale. Nei modi, nelle forme e nelle strutture, altrimenti i giovani rischiano di seguire (istintivamente) i modelli sbagliati. E alla lunga, potrebbero rappresentare una triste conclusione della società stessa.

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