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Nel ricordo del Prof. Rosario Di Bella. Persona ironica, custode della lingua italiana e amante della vita e della sua CVetrano

del 2020-09-01

Immagine articolo: Nel ricordo del Prof. Rosario Di Bella. Persona ironica, custode della lingua italiana e amante della vita e della sua CVetrano

(ph. Foto: INO MANGIARACINA)

Dopo aver ricordato, grazie alla figlia Lucia, Virgilio Titone. La rubrica "Castelvetrano Ricorda" oggi vuole celebrare un altro illustre personaggio del panorama culturale di Castelvetrano: il professore Rosario Di Bella. 

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  • Il professore ha insegnato per venticinque anni al liceo classico della nostra città. Era un uomo di grandissima cultura, aveva un eloquio ricco e forbito. L'eleganza era un tratto distintivo della sua personalità, ma non era una caratteristica solo esteriore ma era indice di grande raffinatezza.

    Per omaggiarlo la Giunta minicipale nel 2015, ad un anno dalla sua scomparsa, gli intitolò lo slargo di Piazza Martiri di Ungheria, nei pressi del liceo classico di Castelvetrano. 

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  • La redazione per ricordare la figura di Rosario Di Bella, ha avuto il piacere di intervistare l'avvocato Giuseppe Bongiorno, grande amico ed estimatore del professore. 

    Il professore Rosario Di Bella ha insegnato italiano e latino al liceo classico "G. Pantaleo".

    Che professore è stato? Quali insegnamenti ha trasmesso ai suoi alunni? 

    "Il professore Di Bella è stato un pilastro, un protagonista autorevolissimo dell'educazione e dell'istruzione a Castelvetrano e non solo, perché insegnò anche in altre città, come accade spesso a molti insegnanti all'inizio della propria carriera.

    Fu il professore di italiano e latino di molte generazioni. Non è stato un mio professore perché io ero in un'altra sezione. Lui fu un faro per il liceo classico.

    Il professore Di Bella era molto aperto, propenso a mantenere un rapporto anche fuori dalle aule scolastiche, tant'é che finiti gli studi il rapporto con gli ex alunni era sempre molto intenso e diventava sempre più forte.

    Io facevo parte di un gruppo di ragazzi che avevano istaurato un bel rapporto con il professore al di fuori delle mura del liceo. In particolare eravamo in tre, io, l'ingegnere Giovanni Santangelo e il dottore Alfredo Finotti, con cui si è istaurato un profondo rapporto di amicizia , che ancora dura nel tempo.

    Tutti e tre, dopo il lavoro, si andava a casa del professore Di  Bella e si intavolavano conversazioni interminabili, gradevolissime, percheé lui per altro, era un conversatore brillante e gli piaceva raccontare. Raccontava se stesso, i suoi amici, la sua famiglia, e i periodi drammatici della Seconda Guerra Mondiale. Lui fu soldato, poi ufficiale e fu prigioniero nei campi di concentramento nazisti.

    Una sua caratteristica era l'ironia, e raccontava episodi della guerra sorridendo, come a voler dire che "la vita è questa e dobbiamo prenderla così come viene".

    Lui era innamoratissimo della vita Io quando lo ricordai in occasione della cerimonia ad un anno dalla sua scomparsa, esordii citando una canzone siciliana "L'amuri chi mi rasti ti lu dugnu", perché ho voluto riconoscergli che l'amore per la vita che aveva è stato il più grande insegnamento che ci ha lasciato.

    Parlava delle cose più impegnative ed importanti con grande ironia, segno ovviamente di grande intelligenza." Per far comprendere meglio il significato della parola "cultura", era solito citare la definizione del famoso pedagogista Volpicelli: "Cultura e' quello che ci rimane dopo che abbiamo dimenticato tutto cio' che abbiamo studiato" 

    Quale impronta ha lasciato nella cultura di questa città? 

    "Ha lasciato tantissimo. Una cosa e' importante, a differenza di altri illustrissimi rappresentanti della cultura locale e non solo, il professore di Bella non solo era uomo di grande cultura, ma era un cultore e un custode della lingua italiana, questa era la cosa piu' importante di cui disponeva e di cui godeva il professore.

    Ormai pochi sanno scrivere in italiano corretto. C'e' questa abitudine di "inglesizzare" la lingua italiana, senza renderci conto che in questo modo la macchiamo e la insultiamo. La lingua di un popolo che cos'e' se non il modo migliore per poter tramandare la letteratura, la storia e la sua cultura e quindi l' identita' di un popolo.

    Noi proprio in occasione di quella cerimonia in suo ricordo facemmo una scelta ben precisa, invitammo il professore Francesco Sabbatini, che era Presidente Emerito dell' Accademia della Crusca, il quale venne a parlare delle orogini della lingua italiana e dell'assoluta necessità di custodire e tramandare la lingua italiana. Lo abbiamo voluto proprio perche' il personaggio e il tema erano perfetti per ricordare questo segno caratteristico di Rosario Di Bella.

    Lui non solo scriveva e parlava benissimo, ma scriveva in prosa e in versi, era un poeta raffinato ma la sua particolarità è stata che non ha mai pubblicato nulla, perche' era molto riservato, ma per fortuna e' tutto conservato.

    Il gruppo che le dicevo prima, di cui faccio parte, sta cercando da qualche anno, di raccogliere tutte le sue opere e pubblicare l' "Opera  Omnia di Rosario Di Bella", si tratta di circa 400 pagine. In particolare ci sta lavorando molto Rosario Atria, nipote del professore, anche lui un uomo di grande cultura e secondo il mio parere, è sulle "tracce" dello zio, il piu' adatto a raccogliere l'eredità culturale di questo straordinario personaggio.

    Lui si metteva sempre a disposizione degli altri. Era un grande organizzatore di eventi culturali. Abbiamo organizzato decine di eventi anche a livello nazionale ed intetnazionale per citarne uno "Il convegno internazionale sull'attualita' del pensiero di Giovanni Gentile".

    Gli anni '70 e '80 erano gli anni d' oro del Circolo della Gioventu', con un gruppo di intellettuali che diede vita ad una brillante attivita' culturale a Castelvetrano. Rosario di Bella era uomo di grandissima cultura, di grande spessore umano e al tempo stesso di grande umilta'." 

    Quali erano i suoi ideali politici? 

    "Lui era un uomo di sinistra, ma non era chiuso negli ideali del suo partito, non era un estremista, sapeva interpretare i fatti e darne la giusta rilevanza. Era un patriota. In occasione dell' organizzazione degli eventi per la ricorrenza del centocinquamtesimo anniversario dell'Unificazione Nazionale, lui si fece carico, anche se era avanti con gli anni ma ancora molto vivace, di tutti gli aspetti della manifestazione, dal coro per l'Inno Nazionale alla lettura della Costituzione.

    Voglio ricordare che lui era un grande difensore della Costituzione Italiana, perche' riteneva che comunque ci vuole qualcosa che riesca ad unificare un popolo, e lui lo individuava nel testo della Costituzione." 

    Che uomo e' stato lontano dal suo ruolo "istituzionale"? 

    "Era un uomo goliardico, non faceva pesare la sua cultura e la sua grande esperienza. Le sue caratteristiche principali erano l'umilta' e l'ironia." 

    Un suo ricordo personale. Un aneddoto che ricorda con piacere. 

    "C'e' un episodio che ricordo particolarmente. In occasione del suo compleanno, io, Giovanni e Alfredo lo invitammo a cena a Selinunte. Era ottobre, non c' era molta gente, ma in quel ristorante c'era un bel gruppo di turisti stranieri ed a un certo punto si misero a suonare.

    Lui immediatamente si inserì nel vivo della serata e fece tutta una serie di gag che rallegrarono l'intera tavolata. Quei turisti rimasero sbalorditi nel vedere che anche se era una persona anziana, aveva uno spirito vivace. Sapeva ridere e sorridere.

    Voglio ricordare che lui fu un animatore straordinario del Circolo Universitario di Castelvetrano, che aveva sede nella via Marconi, e che ebbe nella nostra citta' un ruolo importante in un certo momento storico, perche' tutti coloro i quali avevano troncato gli studi universitari per andare in guerra, si ritrovarono in questo circolo. Si riunivano tutti questi giovani e si organizzavano diverse cose sempre con grande spirito goliardico." 

    Se fosse ancora tra di noi, che opinione avrebbe della Castelvetrano di oggi? 

    "Lui riusciva ad ironizzare su tutto. Voglio ricordare che lui fu l'autore di diversi testamenti di lu Nannu e la Nanna. Sapeva ironizzare sulle vicende politiche di Castelvetrano e le assicuro che avrebbe ironizzato anche su quelle dei giorni nostri. Io ancora lo vedo nel suo studiolo, dietro il suo scrittoio e tutto intorno pareti piene di libri e dischi di cui era un grande appassionato.

    Personalmente il professore Rosario di Bella mi ha trasmesso la capacita' di non esagerare mai e di non drammatizzare eccessivamente". 

    Ringraziamo l'avvocato Giuseppe Bongiorno per l'appassionato ricordo del professore Di Bella. Nelle sue parole traspare il profondo affetto e stima per questo uomo di grande cultura e umanita' che ha reso grande la nostra citta'.

    Di seguito pubblichiamo una sua breve poesia, di cui gentilmente ci ha omaggiato l'avvovato Bongiorno, nei cui versi si riconosce la profondita' d'animo di Rosario Di Bella.

    Quasi una fiaba.

    "C'era una volta...che cosa?

    Che amnesia questa sera!

    Non mi ricordo...ma c'era,

    c'era una volta qualcosa. 

    E certo...certo era bella.

    Dov'e'? Nei giorni perduti?

    A ritrovarla m'aiuti,

    amica un po' attempetella?

    Fa' di pensarci anche tu.

    Cos'era? Un canto, una rosa

    un sogno?...Ah si, quel qualcosa,

    si, era la Gioventu'!

    Castelvetrano,30 gennaio 1999. Salario del Brio.

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