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Nel ricordo di Giuseppe Gaetano Tagliavia, l’uomo dalle mille sfaccettature

di: Salvatore Di Chiara - del 2022-07-01

Tante volte abbiamo posto un limite alle capacità di questo paese. Come se la città non riuscisse ad emergere nel tessuto socio-culturale perché priva di fondamenta. Nonostante tutto, la storia e gli avvenimenti accaduti riescono a comporre un quadro migliore di quanto si possa immaginare. Sono emerse delle figure interessanti in diversi campi (artistico, musicale, storico, letterario, ecc.) compreso quello cinematografico e teatrale. In questo settore non possiamo dimenticare personaggi come Fabrizio Ferracane, Bua, Bonagiuso Campagna, De Pasquale ecc.

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  • Andando a ritroso e scavando nel mondo dello spettacolo del secolo scorso, un noto castelvetranese riuscì ad imporsi con diligenza, compostezza e garbo. Il suo nome era Giuseppe Gaetano Tagliavia.

    Discendente della casata principesca e figlio di un impiegato comunale, il nostro concittadino seppe realizzare l’imponderabile in un contesto notoriamente difficile. Nato l’8 febbraio del 1924 dai genitori Calogero Tagliavia e Antonia Adamo (certificato di nascita originale in possesso dello storico Napoli), sin dalla giovane età riuscì a trasmettere una capacità immaginaria di spessore e operare nella mente sapiente fasi di vita complicate dietro a un proiettore illusorio.

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  • Quel senso di appartenenza che divenne realtà e non l’abbandonò per circa un trentennio, valorizzando al meglio contesti di vita dietro alle cineprese.

    E’ impossibile descrivere le qualità morali e lavorative perché immense. Un regista di genere che seppe svolgere anche le mansioni di sceneggiatore e attore.

    Divenuto tra i massimi interpreti della regia nella seconda metà degli anni Cinquanta - Sessanta e parte di quelli Settanta. Nel 1943 venne ingaggiato come attore nel film di Jean Limur L’Apparizione”. Si susseguirono una serie di interpretazioni abbastanza soddisfacenti che lo spinsero a prendere in mano le sceneggiature e guidare in prima persona alcune pellicole.

    Tutto ebbe inizio casualmente grazie all’amore per la scrittura e la lettura di un testo da parte di un noto regista italiano. Gli fu chiesto se volesse iniziare un nuovo percorso e nella sua incredulità, Giuseppe Gaetano Tagliavia accettò un cambiamento lavorativo.

    Il primo film diretto fu “Vite perdute” insieme alla collaborazione di Adelchi Bianchi. Girato tra il 1958 - 1959 con un budget ridotto. Quel film rappresentò la rampa di lancio per le giovanissime Sandra Milo e Virna Lisi.

    La seconda pellicola “I mafiosi” ebbe un grandissimo successo perché propose un tema scottante. Il protagonista fu l’attore Erno Crisa. Paradossalmente cambiò lo scenario di questo primo scorcio e per un pò di tempo non ricevette delle chiamate. Allora decise di dedicarsi al genere horror con “La strage dei vampiri”. Un film “divertente” come dichiarato dallo stesso regista.

    I veri capolavori sono concentrati nel genere Spaghetti Western dove conobbe una serie di attori americani, tedeschi e italiani. Per la prima volta spostò la sua troupe a Cinecittà e rimase folgorato dalla bellezza e grandezza del contesto lavorativo. Per lui si spalancarono nuove situazioni di vita e il palcoscenico invidiabile di Roma.

    Molti gli aneddoti discussi e citati. Tra questi, la perfezione degli americani che odiavano l’imprevedibilità e seguivano un protocollo preciso. Alcuni attori per rendere al massimo dovevano bere whisky prima delle prove perché non riuscivano a mantenere alta la concentrazione. Rischiavano seriamente di commettere degli strafalcioni durante le riprese. Piccoli particolari che ebbero e misero in risalto anche dei cambiamenti nel nostro concittadino. Quali?

    Nel corso della vita lavorativa utilizzò due pseudonimi, perché molti colleghi non ricordavano il suo vero nome. Venne conosciuto come Roberto Mauri o Robert Johnson. Un vero capolavoro venne compiuto col film “Madeleine… anatomia di un incubo” del 1975.

    Una proiezione che fece scalpore e lo segnò nel prosieguo della carriera. Un film parapsicologico. La trama si concentra su una donna che abortisce dopo la morte del marito -  pilota automobilistico. Da accordi presi precedentemente e non mantenuti, la pellicola fu sostituita da altre proiezioni da mandare in onda presso alcune sale cinematografiche e scoppiò una guerra mediatica a suon di carte bollate. Fu il momento in cui, il regista castelvetranese decise di abbandonare “quasi “ definitivamente le scene. Successivamente girò due film in collaborazione ma non ritrovò l’entusiasmo d’un tempo. Quella mancanza di rispetto professionale lo segnò tanto da costargli dei successi futuri.

    Una vita rincorrendo sempre il miglioramento e non abbandonando il cambiamento temporale. Una carriera lunga e decisamente ricca di fascino con dati entusiasmanti. Ben sedici apparizioni come attore, uno da sceneggiatore e 26 pellicole vissute da regista. Un tragitto concluso il 12 novembre del 2017 all’età di 93 anni a Roma. Per le gesta, l’importanza e la capacità mostrata, meriterebbe un consenso che vada al di là del semplice ricordo di una lettura veloce. Abbiamo una serie inestimabile di argomenti da poter sviluppare con eventi e convegni. E’ giunto il momento di prendere in mano questa città.

    Un ringraziamento caloroso e meritato allo storico Vincenzo Napoli per le immagini, capacità d’intrusione e grande ammirazione per il passato castelvetranese.

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