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“Nostro papà Gianni Diecidue. Una vita tra poesie e cultura tra stravaganza e passione. Da CVetrano merita più riconoscenza”

di: Doriana Margiotta - del 2020-10-18

Immagine articolo: “Nostro papà Gianni Diecidue. Una vita tra poesie e cultura tra stravaganza e passione. Da CVetrano merita più riconoscenza”

(ph. trapaninostra.it)

"Lo zanni girovago di riso, incanto sciolto senza calcolo. Distanze e mete, spazio impreciso fa gioco alle frontiere. Di un passato qualunque, non dirmi di questa follia, parole ininterrotte menano". Questi versi fanno parte della raccolta "Poesie illogiche" del professore Gianni Diecidue. 

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  • Oggi la rubrica "Castelvetrano ricorda" vuole omaggiare questo grande poeta, drammaturgo e storico. Il professore Gianni Diecidue nacque a Castelvetrano l'8 marzo 1922. Si laurea in lettere nel 1946 e insegnò per molti anni all'Istitito Magistrale di Castelvetrano.

    È stato uno dei fondatori del Movimento letterario "L'Antigruppo". A Castelvetrano diresse, dal 1950, la filodrammatica "Ribalta". Fu redattore di diverse riviste. Di lui Leonardo Sciascia ha parlato molto faverevolmente nell'introduzione all'antologia relativa al premio "La Fardelliana" di Paceco.

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  • Il professore Diecidue ha espresso il suo amore per il teatro non solo come autore e regista, ma anche come attore. La redazione ha voluto ricordare questo pilastro della cultura, attraverso il personale ricordo delle sue figlie: Fiammetta e Sondra Diecidue. 

    Per vostro padre cos'era la poesia? 

    "Per nostro padre la poesia era tutto. Con la poesia esprimeva i suoi sentimenti, i suoi affetti, le sue emozioni , il suo amore per gli altri, per la sua famiglia e per la città di Castelvetrano. Ci ha trasmesso questa passione e viviamo ancora come se fosse tra noi".

    Che padre è stato? 

    "Era un padre affettuoso, ma era sempre impegnato a scrivere. Della gestione della famiglia se ne occupava nostra madre. Lui era sempre nel suo studio a scrivere e a comporre poesie. Aveva un carattere particolare, era una persona dolcissima, di grande umanità , ma allo stesso tempo era stravagante.

    Le raccontiamo un episodio per farle capire il suo carattere: una  volta ci propose di andare con lui a Palermo, dove aveva un appuntamento con un poeta amico suo e noi accettammo di buon grado. Verso le nove del mattino ci lascia a Palermo in via Roma davanti la Standa, dicendoci che all'una sarebbe passato a prenderci.

    Erano circa le 13.30 e ancora non si vedeva nessuno, così mia madre, che lo conosceva bene, lo chiamo' da una cabina telefonica al numero di casa e lui rispose, con tono molto arrabbiato, che non ci aveva trovate a casa . Morale della favola, ci aveva lasciati a Palermo e si era dimenticato di venirci a prendere dopo il suo appuntamento. Mamma lo conosceva bene e anche quella volta non si arrabbiò. Era una grande donna.

    Un altro episodio da raccontare è stato quando restò tutta la notte in biblioteca a Palermo, perché rimase chiuso lì dopo l'orario di chiusura e non se ne accorse nemmeno, tanto era immerso nei suoi studi. Allora traduceva il celiaco, una lingua che non traduceva nessuno.

    Lui non era un uomo cattivo, era solo molto stravagante e i suoi comportamenti erano legati proprio al suo modo di essere.

    Altri aneddoti che ricordiamo con piacere sono legati al periodo in cui frequentavamo le superiori. Lui era professore al Magistrale di Castelvetrano e aveva l'abitudine di non chiamare nessuno alla cattedra per le interrogazioni, faceva delle domande sul posto, dunque eri costretto a studiare tutto perché non sapevi mai quando ti rivolgeva qualche domanda.

    Non ha mai bocciato nessuno perche' sosteneva che "se un alunnno arriva fino a qua, perché lo dobbiamo torturare?".

    Pero' si faceva rispettare, le sue lezioni erano particolari perché erano teatrali, recitava la Divina Commedia in un modo meraviglioso, incantando tutti. Lei deve pensare che quando i suoi nipoti dovevano diplomarsi, ma non avevano molta voglia di studiare, lui in una notte scrisse la sintassi di tutta l'antologia del '800 e del '900.

    Un episodio che le farà capire il carattere di nostro padre è quello in cui io (Fiammetta) ed una mia compagna abbiamo deciso di sedere nello stesso banco perché io andavo bene in italiano e lei in matematica, così potevamo scambiarci i favori, io le facevo i temi e lei mi passava i compiti di matematica.

    Mio padre, ovviamente, correggeva questi compiti e conoscendo bene le mie capacità, a me metteva 5 e alla mia compagna 8 ma con il punto interrogativo, e sotto scriveva: "conosco questa mano".

    Insomma sono stata rimandata per tre anni in italiano e storia per questo motivo. Era una persona buona ma non dovevi prenderlo in giro.

    (Sondra) Una mia compagna una volta ha copiato un tema da un libro e lui le ha scritto alla fine: bene, hai copiato veramente bene e per questo ti metto otto, citando il libro da cui aveva copiato e la pagina "incriminata". Lui intelligentemente ti faceva capire che avevi sbagliato ma non puniva nessuno. Con lui nessuno rimaneva indietro.

    Portava tutti alla maturità. Ma quello che ricordiamo con tanto affetto è la sua grade umanità e umiltà.

    Una volta ci raccontò che dei pastori gli hanno chiesto di fare delle lezioni di storia, e lui gli insegnò tutto  facendo teatro e rendendo facile a quegli uomini capire gli avvenimenti storici. Quelle persone non hanno mai smesso di ringraziarlo per quello che aveva fatto per loro.

    Il rapporto con mia madre è stato fondamentale per lui, fino alla fine. Erano entrambi all'avanguardia. Mia madre era una donna molto evoluta per quei tempi, una donna libera e con una mentalità molto aperta.

    Mio padre era la sua anima gemella e hanno trascorso insieme più di 50 anni. Un amore lungo una vita. Noi ce lo siamo goduti come padre e come professore. E' stato presente nelle nostre vite a 360 gradi con tutte le sue varie sfaccettature".

    Aveva altre passioni oltre la poesia e il teatro? 

    "Amava la natura, e si dedicava agli animali. Quando quelle poche volte non era sui libri, si curava dei suoi cani. Anche all'amore per gli animali è legato un aneddoto molto interessante.

    Un anno a Selinunte, vicino casa nostra c'era un cane randagio molto rabbioso che lui chiamava Gianni Morandi e a cui dedicò anche un racconto. Nostro padre era andato al canile per segnalare questo problema e qualche giorno dopo erano venuti a prenderlo, ma quel giorno questo cane lo guardò in modo diverso, con gli occhi pieni di tristezza come a voler dire "Cosa ho fatto per mandarmi via? ".

    Allora mio padre decise di adottarlo, anche se per molto tempo gli aveva solo creato problemi."

    Che insegnamento vi ha lasciato? 

    "Ci ha insegnato ad essere umili e il rispetto per gli altri. "Porgi l'altra guancia se ci riesci". E' stato il classico nonno, adorava i suoi nipoti. L'unico difetto che non sopportavamo era quello che tante volte si dimenticava delle ricorrenze.

    Per esempio, mia madre per fargli capire che era natale, metteva l'albero di natale di fronte la porta del suo studio, così doveva per forza notarlo. Ma non ci ha mai fatto mancare i regali e i dolci della festa.

    Una cosa ricordiamo con affeto, quando usciva e andava al Circolo di Pirandello, la notte quando tornava ci svegliava e ci dava un cioccolatino, lui non andava a letto se non ci faceva questo piccolo regalo".

    Cosa ha lasciato il professore Diecidue alla città di Castelvetrano? 

    "E' stato molto amato per il suo carattere, ma anche un po' messo al bando per la sua  estrosità e originalità.

    Secondo noi, probabilmente, c'era anche un pizzico di invidia per la sua immensa cultura. A nostro parere la città di Castelvetrano non gli ha mai dato il giusto merito.

    Nostro padre ci lasciò per iscritto che la biblioteca comunale aveva 1500 volumi che gli appertenevano, compresi delle lettere di Garibaldi di valore inestimabile, ma il suo volere era quello di lasciare tutto alla comunità e così abbiamo fatto.

    Dopo la grossa eredità culturale che ha lasciato a questa città, il ringraziamento è stata l'intestazione di un'aiuola , questo ci e' dispiaciuto moltissimo. Lui, non solo era un grande studioso di poesia e di teatro, ma i grandi alberghi lo chiamavano per fare da Cicerone a Selinunte perché lui conosceva ogni singola pietra della nostra borgata. Lui era anche un pittore, dipingeva la natura e il mare. Lui amava profondamente Selinunte. "  

    Che ruolo ha avuto il teatro nella vita di vostro padre? 

    "E' stato fondamentale. Lui si manifestava con il teatro in modi diversi, mettendo in scena tutta la sua estrosità. Aveva una compagnia teatrale e ricordo che il ricavato degli spettacoli lo dostribuiva interamante ai ragazzi, per lui non ha mai preso una lira.

    Pensi che arredava il palco con le cose di casa. Faceva doposcuola, aiutava i laurendi a prepare la tesi e non ha mai voluto nessun compenso, perché lui diceva sempre che "la cultura non si paga".

    Il suo rapporto con i suoi alunni non si è mai esaurito, molti lo vanno a trovare tutt'ora anche al cimitero il giorno dei morti."

    Questa non e' stata la classica intervista, ma una gradevole chiacchierata, in cui due figlie devote come la signora Sondra e la signora Fiammetta, mi hanno raccontato episodi personali della loro famiglia e di questo papà unico e speciale.

    Hanno ripercorso episodi significativi e anche a tratti divertenti della loro vita familiare. Le ringrazio per la loro disponibilità e per avere ricordato insieme a alla redazione, un uomo che ha dato grande lustro alla città di Castelvetrano.

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