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95 anni fa la scomparsa di Gennaro Pardo, talentuoso pittore castelvetranese mai dimenticato dalla sua Città

del 2022-09-04

Immagine articolo: 95 anni fa la scomparsa di Gennaro Pardo, talentuoso pittore castelvetranese mai dimenticato dalla sua Città

Un interessante volumetto di Davide Camporeale, pubblicato nel 2019 da Kalós, che riprende in parte il fondamentale saggio di Benedetto Patera del 1958, ha recentemente riacceso l’attenzione sul pittore castelvetranese Gennaro Pardo, di cui cade, quest’anno, il 4 settembre, il 95° anniversario della morte. Pittore “dimenticato” si continua a dire, laddove questo oblio è in parte addebitabile alla stessa indole umbratile dell’artista che, ad appena quarant’anni, preferì rifugiarsi nella natìa Castelvetrano, esercitando l’attività di maestro di disegno alla scuola tecnica comunale, abbandonando l’ambiente napoletano dominato dalla figura di Domenico Morelli che aveva manifestato per l’allievo siciliano stima ed affetto.

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  • Ma a ben vedere, non è neppure l’aver lasciato la scuola partenopea la causa del sostanziale disinteresse della critica passata nei confronti del nostro pittore, giacché quel contesto era sostanzialmente legato ad una certa tradizione accademica, laddove oggi si tende a riconoscere il periodo migliore della produzione pardiana – al di là degli affreschi alla volta di S. Giovanni, del sipario del Selinus e del Vaso di Pandora nella sala del consiglio comunale - proprio in quelle opere, compiute dopo i cinquant’anni, che hanno la loro fonte di ispirazione nel paesaggio della campagna castelvetranese e nelle marine di Selinunte. Gli è che Gennaro Pardo, come ben sottolinea il Patera, dipingeva solo per se stesso.

    A un amico che lo sollecitava a partecipare alle mostre del Continente, egli scriveva: “Non dipingo per dar piacere a nessuno… per me dipingere è come adorare, come pregare, come credere; e chi adora, crede, prega per mostrarlo ad altri, non è uomo di pura fede”.

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  • Da questo singolare ed intimo convincimento, oltre alle nature morte, ai paesaggi e alle marine, nacquero i ritratti dei familiari, quello per l’amata moglie Amalia Cusa, per la sorella Francesca, per l’altra sorella Carmela e, soprattutto, il gagliardo piccolo dipinto di Giovanni Asaro, che gli fu amico e confidente.

    Né può dirsi che Castelvetrano abbia dimenticato il suo pittore, a cui ha dedicato una via cittadina, un plesso scolastico, una lapide e alcune mostre, fra cui fondamentale è quella allestita a Palazzo Pignatelli nel giugno del 1958, sindaco Luciano Messina, di cui rimane un esauriente catalogo, curato, come detto, dal compianto professor Benedetto Patera. Encomiabile in questa operazione di rivisitazione della memoria è del pari il recupero della casa natale, all’angolo tra la via Vittorio Emanuele e la via Biagio Militello, per la quale esiste, da parte della Società Eunomea, che lo ha posto in sicurezza, un progetto preliminare volto alla sua riqualificazione e utilizzo funzionale.

    Il progetto a breve sarà esecutivo e prevede la realizzazione di locali residenziali, commerciali, il museo dedicato al pittore G. Pardo e la ristrutturazione della annessa chiesetta di San Girolamo. Lodevole ugualmente, da parte della proprietà Venezia Alestra Li Mandri, l’opera di sistemazione e pulizia della bella tomba al nostro cimitero monumentale. L’auspicio, in vista dell’approssimarsi del centenario della morte, è che si possa costituire un comitato cittadino, coordinato dalla Civica Amministrazione, che promuova delle iniziative, culminanti possibilmente in una mostra ragionata delle opere, onde degnamente onorare la memoria di uno dei figli migliori della nostra Castelvetrano.

    Francesco Saverio Calcara

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