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Da Caravaglios a Francesco Silistria: storia della banda musicale castelvetranese

del 2014-08-10

Abbiamo già parlato del maestro Raffaele Caravaglios il primo, nel lontano 1886, ad avere diretto la locale banda musicale. Dopo Caravaglios la direzione del corpo bandistico di Castelvetrano fu affidata al maestro Ferruccio Vignola per passare, poi, al figlio Didimo. Vignola s’era diplomato presso il Conservatorio di Parma e, anche grazie alla personale amicizia con il grande maestro Pietro Mascagni, il suo nome riecheggiò a livello nazionale. Il 29 luglio del 1900, l’allora Re Umberto I° di Savoia, avendo subìto un attentato a Monza perpetrato dall’anarchico Gaetano Bresci, morì a seguito delle gravi ferite d’arma da fuoco riportate.

  • Fratelli Clemente Febbraio 2023 a7
  • n suo ricordo Vignola compose una marcia funebre che titolò “Una lacrima sulla tomba del Re Umberto”, guadagnandosi il personale ringraziamento della Regina Madre, Margherita di Savoia. Il Re aveva scelto come sua compagna di vita la più intellettuale Donna d’Italia, convolando a nozze con lei nell’aprile del 1868. Dopo Vignola la banda fu diretta dal maestro Ferdinando Rizzo, poeta e compositore di marce per banda.

    Dopo la sua morte la moglie donò al maestro Francesco Mangiaracina (di cui parleremo più avanti) tutto il materiale musicale appartenuto al marito, anche perché Mangiaracina aveva espresso il desiderio di possederlo riconoscendone l’alto valore artistico. A quell’epoca la banda era intitolata: “Banda Cittadina di Castelvetrano”, mentre prima si chiamava “Banda Comunale di Castelvetrano” e prima ancora “Banda Musicale dei Marinaretti”. Subito dopo la guerra del ’42 la banda, che nel frattempo s’era sciolta, fu ricomposta dal maestro clarinettista Pietro Polizzi. Questi, perfezionista puro, oltre a essere un eccellente musicista, era molto preparato anche a livello didattico. Fu grazie al suo impegno e alla sua professionalità che la banda di Castelvetrano, ricca d’elementi molto bravi, raggiunse un livello di notevole spessore da essere richiesta in tutti i paesi limitrofi.

    Era, praticamente, molto “ntisa” sentita per quel periodo. A sua volta al maestro Polizzi succedette, come capobanda, il maestro Ingoglia. Questi era un grande estimatore del bravissimo violinista Gioacchino Italia, ma suo non proprio amico. Quando, infatti, Ingoglia s’esibiva con la sua orchestra e s’accorgeva che in mezzo alla folla c’era il maestro Italia, s’indisponeva.

    I concerti solitamente erano svolti su un grande palco appositamente montato nell’ex piazza Garibaldi, di fronte la Società Operaia e a fianco della ex Chiesa del Purgatorio oggi trasformata in auditorio. La soggezione che Ingoglia provava nei confronti di Italia, era dovuta al fatto che gli riconosceva una preparazione tale d’accorgersi facilmente di qualche errore effettuato nell’esecuzione dei vari brani in programma.

    Fra l’altro la posizione che assumeva Italia mentre ascoltava, era quella di mettersi le mani unite facendo girare i pollici, lo sguardo arcigno e le orecchie protese in modo da cogliere ogni minimo errore. Rimaneva impassibile se tutto procedeva in maniera perfetta, o cominciava a fare tremare le gambe in segno di dissenso quando non riteneva la musica sufficientemente intonata.

    Se, poi, riteneva che l’eventuale errore non era perdonabile, faceva spallucce e se n’andava. Il tutto, comunque, si giustificava sempre con il carattere esigente di Italia, in quanto il maestro Ingoglia non era secondo a nessuno nella sua preparazione sia musicale sia di direzione bandistica.

    A Ingoglia successe il maestro Domenico Minicu Indelicato, capobanda proveniente dalla vicina Campobello di Mazara. Per la nuova banda fu scelto il nome di “Banda Musicale di Castelvetrano”. A suonare la gran cassa c’era Gaetano Vincenzo Fasulo di professione calzolaio al quale, a causa della bassa statura, ci misiru gli fu messo, per com’era moda allora, l’appellativo di “Piricuddu”. Con questo soprannome i Fasulo diventarono noti a Castelvetrano e diedero origine a tutta una generazione di “Piricudda” che oltre ai Fasulo contagiò anche i Giammarinaro, diventati loro parenti.

    Famosa l’Orchestra “Piricudda” che operò a Castelvetrano negli anni immediatamente dopo l’ultimo conflitto mondiale. A fianco dei Fasulo nella banda suonavano il maestro sassofonista e clarinettista Giovanni Vannino Triolo, colonna portante di tutta l'orchestra, e Francesco Mangiaracina anche lui clarinettista.

    Questi è stato il maestro di tanti ragazze e ragazzi neofiti che si sono affacciati al mondo della musica e che egli, durante la sua lunga carriera, ha formato facendone un continuo vivaio che gli ha garantito il ricambio generazionale (locuzione oggi molto in voga, anche se poco sostanziale) quando qualcuno si ritirava dalla banda.

    Mangiaracina, dopo un’ennesima scissione dovuta a incomprensioni e contrasti interni, andò a formare una nuova banda alla quale diede il nome di “Banda Sant’Anna”, su ispirazione dei soci del club “Itria” che avevano fondato l’Associazione Cattolica “Sant’Anna”.

    Dell’organico della nuova banda faceva parte anche il maestro Giuseppe Lentini che suonava il genis, il flicorno contralto. Quando anche la “Banda Sant’Anna” si sciolse, Mangiaracina e Lentini formarono una nuova banda alla quale diedero il nome di “Corpo Bandistico Giuseppe Verdi”. L’incarico di capobanda lo assunse Vannino Triolo, quello di direttore Mangiaracina e quello di dirigente Lentini. Nel 1976, grazie a un’intuizione di quest’ultimo, la banda fu affiancata da un nutrito gruppo di belle ragazze, le “majorette”, rigorosamente vestite con un gonnellino bianco, giacca e cappello rosso fuoco.

    Esse procedevano prima della banda e, con le loro danze e i giochi col bastone, hanno inserito una nota di folklore diventando, di fatto, l’attrazione principale nelle sfilate per le vie cittadine. Anche il corpo bandistico fu rinnovato inserendo alcuni elementi femminili. Lentini mi ha raccontato di quando lui e il fratello Giovanni, detto Vannino, clarinettista, andavano a suonare, durante l’ultima guerra, per allietare i militari americani.

    Questi li ricambiavano con dei bei biglietti da un dollaro. Non essendovi, a quei tempi, dove conservare i risparmi, né banche né altri istituti preposti a tale servizio, i soldi s’“ammucciavano” si nascondevano sotto il classico mattone semovente o dentro delle crepe murarie. I fratelli Lentini optarono per la seconda soluzione e nascosero il loro gruzzoletto all’interno di una fessura. Quando, poi, la guerra finì e gli americani andarono via, ai Lentini non rimase altro che recuperare il frutto del loro lavoro e goderselo in santa pace.

    Una triste sorpresa, però, li attendeva. Allargata la fessura del muro, invece dei verdi fogli con l’effige di Abramo Lincoln, trovarono solo qualche pezzettino di banconota che i topi avevano risparmiato perché sazi. Una volta si diceva: “Sarva e sarva pi li atti”, conserva e conserva per i gatti.

    Questa volta, invece, a fregarli sono stati i topi. La banda, diretta dal maestro Mangiaracina, suonava in giro per tutta la Sicilia esibendosi in concerti di grande valore artistico anche grazie agli interventi di alcuni solisti quali: il sassofonista Vannino Triolo, il trombettista Vincenzo Ferrantello, il trombonista Rosario Guzzo e altri. 

    Ogni anno, l’appuntamento più importante di tutta la provincia di Trapani, la processione dei Misteri per il venerdì santo, era la sede nella quale i bravi e resistenti trombettisti della banda di Castelvetrano facevano sì che essa si distinguesse fra tutte le altre bande. Nel 1986, dopo la scomparsa del maestro Mangiaracina, alla direzione del corpo bandistico subentrò il maestro Michele Lentini, figlio di Giuseppe. Egli inserì nel repertorio anche brani di musica operistica e moderna.

    Nel 1994 Lentini, per improrogabili impegni personali che non si conciliavano con la sua carica di direttore della banda, fu costretto a lasciare. A quel punto i fondatori storici della banda tra cui Franco Leone, i tre fratelli Aggiato, il clarinettista Gaspare, il sassofonista Michele e il percussionista Giovanni, Vannino Triolo, Vincenzo Ferrantello e il cornista Michele Rallo (scomparso prematuramente) decisero d'affidare l'incarico di direttore al sassofonista Francesco Silistria Milazzo, che si era proposto per un tale prestigioso, ma delicato e impegnativo incarico. Fu fondata così l’Associazione Musicale “Francesco Mangiaracina”, dalla quale la nuova banda prese il nome. Silistria ne assunse la guida artistica e musicale.

    Lo stesso con tanta passione, abnegazione e totale dedizione, cercò di rinnovare completamente la concezione di banda musicale con una serie di modifiche all’organico, ma ancor più al repertorio. Pensò che i tempi fossero oramai maturi per distaccarsi dai vecchi e superati schemi, introducendo nel repertorio brani di musica moderna con arrangiamenti in sintonia con i tempi. Per fare ciò inserì, accanto agli strumentisti naturali, un quartetto formato da: Mario Giammarinaro alla batteria, Vito Ferrantello alla chitarra, Renato Garifo al basso e Vincenzo Trapani alle tastiere. L’amalgama ebbe un effetto positivamente dirompente che permise alla banda d’arrangiare anche dei brani di musica che si discostavano, e di molto, da quelli meramente bandistici.

    Nei vent’anni d’attività artistica che l’Associazione ha da poco festeggiato si ricordano: concerti, sfilate, stage di direzione bandistica, corsi musicali e diversi raduni bandistici. Oggi, grazie all’intuizione di Francesco Silistria e alle capacità tecniche di ciascuno degli elementi della banda “Mangiaracina”, la stessa può essere a pieno titolo considerata una vera e propria orchestra. Un appuntamento diventato, oramai, una realtà musicale di notevole interesse a Castelvetrano, è il classico “Concerto di Capodanno” che ogni anno la banda-orchestra “Mangiaracina” tiene presso la splendida cornice del Teatro “Selinus”.

    Il maestro Lentini, invece, dopo avere frequentato un “Corso di Alto Perfezionamento per Direzione di Banda” presso l’Accademia Musicale di Pescara, s’è adoperato per formare un’altra banda che oggi rappresenta anch’essa un fiore all’occhiello per la musica bandistica a Castelvetrano. Arrivando ai giorni nostri operano a Castelvetrano due bande musicali: la prima in memoria del maestro Mangiaracina chiamata per l’appunto “Banda Musicale Francesco Mangiaracina” e diretta dal maestro Silistria; la seconda, “Associazione Musicale Raffaele Caravaglios”, in onore del grande direttore, diretta dal maestro Lentini.

    In entrambe le bande hanno da sempre operato anche eccellenti musicisti provenienti dagli altri paesi della provincia di Trapani e non solo. Il mio piacere sarebbe stato quello di potere citare ogni singolo elemento che ha fatto parte delle bande castelvetranesi, ma è evidente ch’è impossibile.

    Ne citerò solo alcuni (per tutti) con i quali ho avuto un rapporto sia d’amicizia sia di lavoro in particolari passaggi della mia vita artistica. Inizio da Saro Guzzo di Partanna, sempre presente col suo trombone a tiro quando c’è da dare un contributo alla musica in qualsiasi forma e maniera. La sua fattiva collaborazione accettando di partecipare al mio concerto del 2005 presso il Teatro “Selinus”, dedicato al “Teatro Canzone” di Giorgio Gaber, è stata davvero preziosa. Continuo con le due trombe, Vincenzo Ferrantello e Peppe Vaccaro, con i quali ho condiviso magici momenti in alcuni gruppi musicali nei quali abbiamo suonato assieme. Da ricordare che Ferrantello, nell'anno 2000, è stato anche la prima tromba della Banda della Croce Rossa Italiana, compartimento di Palermo.

    A un concerto tenuto a Roma, la moglie dell'onorevole Amintore Fanfani espresse il desiderio di complimentarsi personalmente con lui per l'ottima esecuzione dei brani in programma. Poi l’amico sassofonista Franco Leone, mente storica delle bande di Castelvetrano. Già all’età di diciassette anni, suonava con la banda musicale “Città di Padova” e due anni dopo, durante il servizio militare, con la banda dell’Accademia Musicale di Modena. E ancora il clarinettista Simone Piazza, anche lui di Partanna, bravo suonatore anche di “ciaramedda” con il quale ho condiviso un’esperienza di “nzampugnara”, dove io ero il cantore di “ninnareddi” nelle novene di Natale. Con noi anche i comuni amici, il maestro direttore della banda di Partanna Nicola Muratore e Nino Bommarito, ottimo musicista polivalente.

    Non certo per ultimo il sassofonista Nicola Giammarinaro con il quale, insieme ad altri validi musicisti tra cui lo stesso Guzzo, ci siamo esibiti durante una non più recente sosta del Circo “Città di Roma” a Castelvetrano, dove abbiamo accompagnato tutti i vari numeri circensi che si susseguivano vorticosamente durante gli spettacoli. Infine Francesco Catalano, ottimo clarinettista e sassofonista, trasferitosi ad Alessandria dov'é morto, e Nino Risalvato, bravissimo sassofonista anche lui.

    Per tutti gli altri amici, non qui menzionati, un grazie con l’augurio che il dio Orfeo, il più famoso musicista che la storia abbia mai avuto e che non aveva eguali tra uomini e dei, continui a ispirare tutti noi suoi protetti e ci conceda sempre il dono di fare sognare con la nostra musica ancora tante altre generazioni.

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    Effeviauto 6 gennaio 2025