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La storia di Vito e Luciano Favara: quando la musica è nel dna di famiglia tra Tinturia e jazz

del 2015-01-20

Dopo avere raccontato tutto il percorso musicale dei fratelli Jerry e Francesco Accardo, non posso esimermi dal narrare anche quello di altri due bravi musicisti castelvetranesi, i fratelli Vito e Luciano Favara.

  • Fratelli Clemente Febbraio 2023 a7
  • Essi sono cresciuti in un contesto familiare in cui la musica era una componente imprescindibile. Il loro papà Antonino, il noto Nino Favara, è stato il chitarrista storico degli “Asteroidi” e il prestigiosissimo nonno, il compianto e caro preside Luciano Messina, è stato da sempre un appassionato di pianoforte.

    Vito, nasce a Firenze il 28 giugno del 1975, ma torna ancora in fasce nella sua città d’origine. Alla tenera età di otto anni s’avvicina alla musica ascoltando il nonno che, a suo dire, “strimpellava” il pianoforte ma, senza volerne tessere le lodi, era davvero un bravo esecutore.

    E’ il cugino, mio fraterno amico e grande interprete della musica classica, Guido Asaro, a dare al piccolo Vito le prime lezioni di piano. Lo stesso, era il 1990, consiglia il papà di Vito di fargli frequentare il conservatorio, riscontrando nel ragazzo uno spiccato orecchio musicale. Nino decide d’iscriverlo al Conservatorio di Musica “A. Scontrino” di Trapani, affidandolo alle cure del maestro Antonino Fortunato di Marsala. Vito frequenterà il conservatorio per circa cinque anni. Sono un intimo amico del professore Fortunato che ha accompagnato mio figlio Daniele durante tutto il suo cammino didattico fino al raggiungimento del diploma di pianoforte.

    Parallelamente allo studio della musica classica, Vito s’interessa anche di musica jazz e inizia un percorso a fianco del maestro Riccardo Randisi, figlio del famoso vibrafonista palermitano Enzo Randisi. Anche Riccardo è un mio carissimo amico con il quale, sempre mio figlio Daniele, ha studiato tutte le tecniche jazzistiche, ma solo per pura conoscenza personale.

    Nell’anno 1993, appena diciassettenne, Vito comincia a frequentare i seminari della “Berklee Summer School at Umbria Jazz Clinics” di Perugia, seguiti l’anno successivo da quelli del “San Vito Jazz Festival” tenuti da un altro mio carissimo amico palermitano, il maestro Salvatore Bonafede, dove ottiene una borsa di studio che gli permetterà di frequentare la scuola del “Brass Group” di Palermo.

    E’ lo stesso Vito che fa avvicinare il fratello Luciano alla musica jazz e con essa anche alla fusion facendolo innamorare delle tecniche d’improvvisazione.

    Luciano nasce a Castelvetrano il 25 maggio del 1978. Comincia a suonare la chitarra all’età d’undici anni, da autodidatta, dimostrando un’innata predisposizione verso questo strumento. A dodici anni il padre, amico di Maurizio Filardo, altro noto chitarrista castelvetranese del quale ho ampiamente parlato in un mio precedente articolo, glielo affida perché lo possa far crescere, musicalmente parlando.

    Con Maurizio, Luciano comincia ad apprendere le prime tecniche di studio sulla chitarra, iniziando a costruire una solida preparazione musicale di base. Continua a studiare con Filardo per due anni consecutivi.

    All’età di quattordici anni decide, con il beneplacito dei suoi genitori, di cominciare a studiare seriamente la musica jazz e si rivolge a un jazzman marsalese, Michele Pantaleo, anch’egli mio grande amico. Luciano intesse un rapporto speciale con Pantaleo e comincia a dimostrare d’avere una notevole destrezza nel linguaggio jazzistico e nell’improvvisazione.

    Vito, intanto, rimasto oramai rapito dal mondo del jazz, decide di lasciare il conservatorio e di trasferirsi a circa duemila chilometri di distanza dal suo paese d’origine. Nell’anno 1995 è ammesso al Conservatorio di Musica di Colonia, in Germania, dove rimane fino al 2000 anno in cui consegue, con ottimi voti, il diploma in piano jazz a indirizzo artistico.

    In questo quinquennio ha modo di studiare col pianista Frank Wunsch (noto per il duo formato col celebre sassofonista Lee Konitz), col direttore e arrangiatore Bill Dobbins, col batterista Keith Copeland, col vibrafonista Tom Van Der Geld e col trombettista Manfred Schoof. Termina i suoi studi nella classe del pianista inglese, John Taylor (esponente di punta del jazz europeo e dell’etichetta discografica ECM), considerato uno dei migliori pianisti in Europa.

    Anche Luciano, parallelamente, inizia a frequentare numerosi seminari jazz sia in Sicilia sia all’“Umbria Jazz”, nel 1994, tenuto dalla prestigiosissima “Berklee School of Music” di Boston. Nello stesso anno entra a far parte della “Chicco Allotta Group”, una band fusion di musicisti professionisti molto più grandi e bravi di lui, tra cui il grande batterista palermitano Sebastiano Alioto.

    Lì conosce Gianpiero Risico, eccellente sassofonista di Custonaci, diventato uno dei suoi più grandi amici di sempre. Gianpiero lo introduce in una band marsalese, i “Zonavana”, con i quali comincia a lavorare in uno studio di Bologna alla registrazione d’un disco sotto la produzione artistica di Marco Tamburini, rinomato trombettista jazz e componente della band di Jovanotti. Del gruppo fa parte anche Filippo Sciacca, autore di canzoni, selinuntino d’adozione, ma originario di Petrosino. La band, però, prima della conclusione delle registrazioni, si scioglie per problemi interni.

    E’ sempre il suo carissimo amico Gianpiero che lo fa entrare, poi, nei “Tinturia”, con i quali egli suonava già da qualche anno. Luciano tiene a ricordare anche un comune grande amico, oggi non più fra noi, Lilly Rosolia, che lo segue e ne accompagna il percorso. Con Lilly inizia a fare le prime esperienze di musica d’insieme in ambito jazzistico.

    Luciano ha modo di confrontarsi con una realtà per lui nuova, che gli permette di crescere musicalmente e, allo stesso tempo, anche di farsi notare dai vari insegnanti di fama nazionale e internazionale. Battista Lena, Mick Goodrick, Kurt Rosenwinkel, Pete Bernstein sono soltanto alcuni dei docenti con cui viene a contatto.

    Consegue due borse di studio: una assegnatagli, quando era ancora sedicenne, da Tomaso Lama e una da Ralph Towner un paio di anni più tardi. Grazie ad esse frequenta gratuitamente i rinomati workshop di “Siena Jazz”, dove ha modo d’arricchirsi ulteriormente e di far parte d’una classe di musica d’insieme diretta da Enrico Rava.

    All’età di diciotto anni Luciano decide di partire per Roma, dove rimane per quasi un anno e dove continua a seguire delle lezioni con Umberto Fiorentino e Fabio Zeppetella. Divide la casa con due altri musicisti locali, Giuseppe Mangiaracina (del quale ho parlato nell’articolo dedicato a Maurizio Filardo) e Antonio Troiano eccezionale batterista castelvetranese. Con loro suona, in giro per la capitale, nei “Quanno good good” una cover band di brani di Pino Daniele.

    L’anno successivo decide di provare a entrare nella “Muzik Hochschule” di Colonia, rinomatissimo conservatorio tedesco, dove già da un paio d’anni studia il fratello. L’esame d’ammissione è molto selettivo. Quell’anno ne sono ammessi solo 2 su 90 e Luciano è uno dei due.

    Inizia un periodo d’ulteriore approfondimento del jazz e di maggiore crescita musicale, questa volta insieme al fratello Vito. Luciano vince una terza borsa di studio sempre per “Siena Jazz”, che frequenta durante il periodo estivo.

    L’anno successivo, insieme soltanto a un altro studente, Luciano è scelto per rappresentare il Conservatorio al “Meeting Internazionale di Scuole di Jazz” tenuto quell’anno nel Conservatorio di Colonia dall’IASJ , l’“Associazione Internazionale di Scuole di Jazz”, fondata da Dave Liebman, storico sassofonista di Miles Davis.

    Per Luciano rappresenta un’esperienza unica sia a livello musicale sia a livello umano: decine di scuole di jazz ad alto livello, provenienti da tutto il mondo, si riuniscono in un posto solo per confrontarsi in un festival-seminario che dura una settimana.

    In quell’occasione Luciano ha l’opportunità di conoscere Dave Liebman, il quale ne riconosce il talento e grazie al quale ottiene un’ulteriore borsa di studio. Arriviamo all’anno 2000. Dopo avere frequentato i corsi di “Siena Jazz”, assegnato all'unica classe di piano guidata da Stefano Battaglia e, contemporaneamente, seguito i corsi nella classe di Franco D'Andrea, nell’ottobre di quell’anno Vito consegue il diploma in piano jazz a indirizzo concertistico.

    Si aggiudica per due anni consecutivi, il 2004 e il 2005, il primo premio alla finale dell’edizione del festival per giovani emergenti “Emer Jazz” tenutosi presso il “Teatro Flaiano” di Roma. Nell’anno 2006 risulta il terzo classificato al concorso nazionale per nuovi talenti del jazz italiano, “Chicco Bettinardi”, nel contest di “Piacenza Jazz Festival”. Riceve anche un premio al prestigioso concorso internazionale “Massimo Urbani”, edizione 2011.

    Nel frattempo, nell’anno 1999 e grazie al progetto “Erasmus”, Luciano decide di trasferirsi ad Amsterdam, dove prosegue i suoi studi presso il locale conservatorio, fine al conseguimento del diploma. Qui conosce Cristiano Giardini, un sassofonista catanese che, poi, diventa come un fratello per lui sia musicalmente sia umanamente.

    Con Cristiano forma la “Kaos Band”, una jam session riconosciuta e apprezzata da musicisti professionisti provenienti sia dal pop sia dal jazz diventando, nell’anno 2001, il session leader al “Bourbon Street”, storico locale dove si esibiscono tutte le migliori band della città e che aveva ospitato anche il celebre Sting.

    L’anno successivo, Luciano invita il fratello nella “Kaos Band” che, accettando, di fatto si trasferisce anche lui ad Amsterdam, dove rimane dal 2002 al 2004. In questo periodo Vito, oltre a suonare con Luciano, svolge un’intensa attività musicale in vari ambiti e con generi differenti suonando sia il piano sia le tastiere.

    Si esibisce in diverse jazz band e gruppi di musica pop e funk sia ad Amsterdam in locali quali il “Bimhuis”, lo “Steals”, il “Meander”, il “Korte Golf”, il “De Kluis”, il “Club 020” sia a Colonia. Un’altra bell’esperienza la fa col quartetto del talentuoso sassofonista olandese Lars Dietrich.

    Nello stesso tempo Luciano si esibisce con vari artisti, alcuni di fama nazionale come Boris e Wolter Kroes, ma anche Electrococo e Odeke De Koning. Con quest’ultima fonda un trio insieme al trombettista Robert Scherpenisse, “Triptych”, che mescola generi diversi quali il jazz e il pop con l’utilizzo di sonorità acustiche. Durante una registrazione in studio incide un brano con Alain Clark che, dopo poco tempo, raggiunge una fama internazionale.

    Luciano, nel frattempo, è "ingaggiato" dal Conservatorio di Amsterdam per accompagnare alcune studentesse di canto durante le loro lezioni. Una di esse, Caroline Van Der Leeuw, qualche anno più tardi diventa famosa in tutta Europa col nome di Caro Emerald.

    Si esibisce, poi, allo storico “Lounge Bar Supper Club” insieme a vari d.j. resident. Con uno di loro, Zoe Noa, incide un brano, “Life remains the same” che è incluso in una delle compilation realizzate annualmente dal “Supper Club”, conosciuto in tutto il mondo nell’ambiente della lounge music.

    Il diploma in chitarra jazz lo consegue nell’anno 2004 con il voto di 9/10 (l’ultimo allievo di chitarra ad avere conseguito il diploma con lo stesso voto era stato quattro anni prima). Negli anni successivi Luciano comincia ad avvicinarsi all’arte dell’arrangiamento e, più tardi, della composizione. Inizia a scrivere le sue prime canzoni e, gradualmente, si riavvicina alle sonorità pop.

    Vito, invece, negli anni d’attività musicale suona in vari contesti con musicisti noti e meno noti. Essi, in ordine più o meno cronologico, sono: Tom Van Der Geld, Francesco Bearzatti ed Enzo Zerilli, Big Band condotta da Bill Dobbins, Paul Jeffrey, Mimmo Cafiero, Stefano D'Anna, Jean Loup Longnon, Lars Dietrich, Martin Gjacovnosky, Big Band “Art of Jazz” diretta da Claudio Pradò, Alessandro Marzi, Ermanno Baron, Marco Valeri, Daniele Tittarelli, Paolo Recchia, Giovanni Lo Cascio, Jacopo Ferrazza, “Apogeo” di Giovanni Tommaso, Luca Bulgarelli, Marcello Di Leonardo.

    Nell’anno 2007 Luciano decide di tornare in Sicilia e, per come abbiamo visto prima, l’amico di sempre Giampiero Risico lo fa entrare nei “Tinturia”, un gruppo musicale di Raffadali, paese del retroterra agrigentino, con cui rimane fino al 2013.

    Nei “Tinturia” riveste il ruolo di chitarrista, ma in taluni casi anche d’arrangiatore, co-autore e produttore artistico. Arrangia e produce, infatti, “Mani all’aria”,  scritta insieme a Lello Analfino, voce e leader dei “Tinturia”. Il brano è adottato dal CONI come inno ufficiale per i “XVi Giochi delle isole 2011”.

    Con Luciano la band, oltre a esibirsi in centinaia di concerti in Italia e all’estero (Stati Uniti, Portogallo, Bulgaria…), incide nel 2008 il loro album “Di mari e d’amuri”, quarto loro lavoro, vero e proprio atto d’amore verso la terra di Sicilia. In questo album Luciano scrive a quattro mani il brano “Sudo”. Nel 2013 incide anche il quinto album dei “Tinturia”, “Precario”, prodotto da Roy Paci, nel quale Luciano è anche co-autore del brano “Madre natura”. 

    Insieme alla band partecipa, inoltre, a importanti trasmissioni televisive quali il “Maurizio Costanzo Show” su Canale 5, “Scalo 76” su Rai 2 e “Stella” su Sky. Nel 2013 decide di lasciare la band.

    Nel corso degli anni, tra l’altro, ha anche la fortuna e l’onore di suonare (anche se occasionalmente) insieme con Dave Liebman, Marcus Miller, Rhani Krija (Sting’s percussionist), Paul Jeffrey,  Caro Emerald, Alain Clark, Mario Venuti, Roy Paci e Fabio Concato.

    Per quanto riguarda Vito, nell’anno 2010 pubblica, con l'etichetta “Widesound”, il suo primo lavoro discografico, "Even if", realizzato insieme col contrabbassista Luca Bulgarelli, il batterista Marcello Di Leonardo e il sassofonista Daniele Tittarelli, special guest. L’album “Even If” rappresenta una sintesi delle esperienze musicali acquisite sia in Italia sia all'estero.

    Le note di copertina sono scritte dal celebre chitarrista americano Ralph Towner. Più di recente Vito ha collaborato con Maurizio Filardo per la registrazione d’alcune parti di piano e tastiere nelle musiche composte da quest’ultimo per il film “Tutta colpa di Freud”, del regista Paolo Genovese, di recente mandato in onda in televisione. Vito e Luciano, della cui amicizia mi fregio e dei quali tutti i castelvetranesi siamo molto orgogliosi e fieri, rappresentano una tangibile realtà nel panorama musicale castelvetranese.

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    Effeviauto 6 gennaio 2025