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Ricordando Totò e Franco Stella con i suoi speciali papillon e le sue storiche foto "a scatto"

del 2015-08-20

In foto: Il fotografo scomparso Franco Stella (ph. Foto: archiviolions.it)

Continuo con la storia dei fotografi castelvetranesi raccontando tutto il cammino professionale compiuto da quello che possiamo definire il pupillo di Pippo Stella, il nipote Franco.

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  • Egli, figlio di Vittorio Stella, rappresentò il naturale successore di Pippo. I primi anni li visse all’ombra dell’affezionato zio, raccogliendo tutto ciò ch’egli poteva apprendere nel suo studio per, poi, sfruttarlo condendolo con la sua innata fantasia e quel pizzico di sana ed estrosa pazzia artistica.  

    Nell’anno 1968, dopo avere seguito un corso di “Sviluppo, stampa e ritocco di lastre e fotografie” a Palermo, Franco lasciò lo studio dello zio Pippo e si trasferì in quello del Cavaliere Santo Savarino, dove andò a fare nuove esperienze professionali sfruttando, malgrado la sua giovane età, quelle tecniche delle quali era diventato padrone.

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  • Il Cavaliere Savarino aveva diversi studi fotografici nella provincia di Trapani: a Partanna, a Castelvetrano, a Gibellina e a Mazara del Vallo. Quest’ultimi due, dopo il terremoto del 1968, furono chiusi. Tutti i suoi studi erano anche forniti di laboratorio d’ottica.

    Franco, dopo due anni di frequenza dello studio di Savarino, siamo nel 1970, si meritò la sua fiducia per la quale egli lo mandò a gestire il nuovo studio fotografico di Partanna. Questo trasferimento permise a Franco di fare un’esperienza di gestione diretta d’uno studio fotografico con le relative responsabilità che ne sono scaturite.

    Per non parlare delle conoscenze ch’egli ha acquisito fra i partannesi che, in seguito, quando ritornò a Castelvetrano e aprì nell’anno 1971 il suo studio divennero, in parte, suoi clienti facendogli allargare le aspettative di lavoro. Egli univa una grande passione e una grande professionalità a un suo modo particolare di gestire la fotografia che definirei “a scatto”.

    Il termine non sarebbe certo improprio per un fotografo, ma lui lo faceva apposta nel senso che non aspettava che il soggetto si mettesse in posa, ma schiacciava immediatamente il pulsante della sua macchina fotografica cogliendo pose e posizioni le più stravaganti e inconsuete che, però, hanno fatto scuola.

    Franco Stella, in pratica, ha rivoluzionato il modo classico di fotografare e il concetto stesso di fotografia, creando un rapporto fotografo-fotografato unico, inscindibile. I suoi scatti, infatti, risultavano originali, poiché non immortalavano soltanto dei volti più o meno sorridenti, ma catturavano atteggiamenti genuini e spontanei che, altrimenti, non sarebbe stato possibile cogliere.

    Hanno fatto pendant moda anche gli eccentrici papillon ch’egli abitualmente portava.

    Fu a lui, nell’anno 1973, che affidai il servizio fotografico per il mio matrimonio e non racconto che cosa ci costrinse a fare, a me e a mia moglie, fra le rovine di Selinunte per ottenere qualche immagine di particolare interesse.

    Franco era molto amico di Mariano La Barbera, detto “Lumumba”, primo presidente Congo-belga, al quale lo si associava per il particolare colore marcatamente scuro della sua pelle.

    Mariano era un grande appassionato di fotografia e, oltre a essere un mio fraterno amico, lo era anche del Cavaliere Savarino e del figlio Enzo. Fu Franco che consigliò al Cavaliere d’affidare la gestione dello studio a Mariano. Il Cavaliere fu d’accordo e anche Mariano si dimostrò interessato alla cosa. Accettò, quindi, ben volentieri e tenne lo studio per un quinquennio.

    Franco aprì il suo nuovo studio nella via Marconi al numero uno, quasi in piazza Principe di Piemonte per, poi, trasferirlo in via Bonsignore al numero due, sempre rivolto nella stessa piazza. 

    Essendo, nel frattempo, arrivata l’epoca del famoso Super 8, prima videocamera della storia, il lungimirante e innovativo Franco colse al volo la novità e propose ai suoi numerosi clienti, oltre al servizio fotografico, anche le riprese filmate.

    Per far ciò si avvalse della collaborazione, nell’attività fotografica, del fratello Salvatore (per gli amici Totò), non secondo a Franco per generosità, spirito d’iniziativa e animo artistico.

    Totò s’entusiasmò subito per quell’opportunità che il fratello gli aveva offerto e, ben presto, si rivelò un vero professionista coinvolgendo nelle sue evoluzioni filmiche i vari invitati alle feste nelle quali operavano i fratelli Stella. Totò, seppure con non pochi sacrifici, riuscì a conciliare il suo lavoro d’impiegato nelle Ferrovie dello Stato con quello di cameraman.

    Si ritrovò, così, a girare per i tavoli dei commensali, nei tanti matrimoni che si facevano in quel periodo, a immortalare le scene più curiose, le facce più sorridenti, le bocche più fameliche per, poi, montare il tutto in studio e offrire ai novelli sposi un ricordo del loro matrimonio anche da protagonisti d’un film (filmino). Ricordo di chissà quante volte ci siamo incontrati ai tanti matrimoni che abbiamo effettuato nella nostra lunga carriera.

    Lo studio, nel frattempo, s’attrezzò di cineprese all’avanguardia e di quant’altro di utile per soddisfare le esigenze dei tanti affezionati clienti. Il loro singolare modo di lavorare, molto fresco, giovanile, immediato e molto vicino al gusto della gente, fece sì che Franco e Totò s’imponessero nel territorio bèlicino, essendo preferiti a tanti altri che, nel frattempo, cominciarono ad aprire a Castelvetrano altri studi fotografici.

    Sempre presenti erano anche Riccardo e Roberto, fratelli di Franco e Totò, nonché il loro fraterno amico Enzo Minuto. Risultano un vero e proprio documento storico le riprese che Totò fece, allora, alla R 302.

    Essa era una piccola locomotiva a vapore che operava sulla linea a scartamento ridotto (la paparedda, per come solitamente la chiamavamo) che, partendo dal deposito locomotive s’affacciava su tutta la meravigliosa costa fino a Sciacca, dando una sbirciatina ai templi selinuntini, allora non vietati all’occhio del curioso passante.

    Ricordo, con molto orgoglio, che anche mio padre ha lavorato come conduttore (staccabiglietti) su quella storica e indimenticabile locomotiva che partendo da Castelvetrano giungeva fino ad Agrigento. (Che bellezza perduta!).

    Tornando a Franco tutto finì quando il suo cuore, ch’aveva dei problemi, dopo essere stato sottoposto a degli interventi chirurgici in America, ha deciso di cessare di battere. La morte di Franco, l’amico fotografo di tutti, ha lasciato nello sgomento un’intera comunità. Non so quantificare tutte le persone che siamo andati a salutarlo in chiesa Madre il giorno del suo funerale.

    Era una calda giornata di agosto 2003 e tutti coloro che c’eravamo l’abbiamo pianto, anche se consapevoli che il suo indimenticabile sorriso non ci avrebbe abbandonato mai. Proprio al sorriso di Franco, il fratello Totò, ha dedicato il suo libro “Il sorriso di Franco” presentato domenica 4 dicembre 2011, a otto anni dalla sua scomparsa, nella stessa chiesa Madre della nostra Città.

    All’appuntamento sono intervenuti numerosi i suoi tanti amici e anche l’allora sindaco Gianni Pompeo ha avuto parole d’apprezzamento per l’opera compiuta da Franco nella sua vita professionale.

    Lo studio di Franco Stella, dopo un decennio di gestione da parte della signora Liliana e di Claudia, rispettivamente moglie e figlia di Franco, collaborati da Roberto, oggi, purtroppo, è chiuso ed è triste vedere l’angolo di via Bonsignore senza quella mitica insegna “Franco Stella Fotografo”.

    Essa ha lasciato il posto a una nuova insegna tutta verde della nota società finanziaria “Findomestic”. Ciao anche a te, mio caro dolce amico Franco, il tuo ricordo m’accompagna ogni volta che guardo una foto, anche quelle per le quali so che dietro la macchina fotografica non c’è stato il tuo occhio magico a inquadrare l’immagine da immortalare.

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