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Laura Antonelli, la triste fine della femme fatale degli anni '70- '80

del 2016-09-10

Immagine articolo: Laura Antonelli, la triste fine della femme fatale degli anni '70- '80

(ph. gazzettadireggio.gelocal.it)

Nella mia odissea lavorativa, iniziata quarant’anni fa, ho avuto modo di prestare il mio servizio amministrativo nelle segreterie di molte scuole in quasi tutti i paesi della provincia di Trapani.

  • Fratelli Clemente Febbraio 2023 a7
  • Negli ultimi due anni, a seguito del mio trasferimento a Civitavecchia, ho già lavorato a Fiumicino, a Tolfa e, dall’uno di settembre di quest’anno 2016, a Ladispoli. Bellissima città del litorale romano che s’affaccia sul mare Tirreno, assurta agli onori della cronaca nazionale dopo la prematura scomparsa d’una delle più amate e venerate attrici italiane, una vera icona sexy e femme fatale degli anni settanta e ottanta, Laura Antonelli.

    Fu il regista Salvatore Samperi che per il suo film “Malizia” del 1973, girato ad Acireale e diventato un cult della cinematografia nazionale, volle affidare proprio all’Antonelli, accanto a un magistrale Turi Ferro, il ruolo della sensuale cameriera Angela. Divenne storica la scena di lei ammiccante s’una scala a chiocciola e il quattordicenne Nino (Alessandro Momo) che voluttuosamente la osserva da sotto.

    Laura era nata il 28 novembre del 1941 a Pola (Istria), allora città italiana (Dante: ...sì com'a Pola, presso del Carnaro / ch'Italia chiude e suoi termini bagna...) e oggi città croata con il nome di Pula. La nascita a Pola e non a Pisino, città natale dei suoi genitori e del fratello Claudio, è stata dovuta al fatto che la madre, Gioconda Bresciani, era stata ricoverata precipitosamente a Pola, città provvista d’un attrezzato ospedale, poiché il parto si annunciava difficile.

    Fu a causa dell’ultimo conflitto mondiale che la famiglia Antonelli decise di rifugiarsi in luoghi più sicuri scegliendo il Norditalia. Questo anche per sfuggire ai massacri dei comunisti titini, ch’avevano trucidato lo zio di Laura, Lino Gherbetti, e preso di mira Mario Antonelli, padre di Laura, economo al convitto “Fabio Filzi” di Pisino.

    Il loro originario cognome Antonaz, molti anni prima che Laura nascesse e precisamente nel 1927, era stato cambiato in Antonelli. Dopo varie traversie, tutta la famiglia approdò nel campo profughi di Napoli (Capodimonte), città dove Laura completò il suo ciclo di studi. Il titolo conseguito le consentì, prima d’iniziare la sua attività d’attrice, di ricoprire la cattedra di Educazione Fisica presso il Liceo Artistico della storica via di Ripetta a Roma.

    Dopo un fallito matrimonio con l’antiquario Enrico Piacentini e una precedente relazione con l’umorista Mario Marenco, l’Antonelli visse un’intensa storia d’amore durata per ben nove anni con uno dei più amati divi di Francia, Jean-Paul Belmondo, che non dimenticò mai. Nella sua sorprendente carriera, lavorò a fianco dei più noti registi e attori italiani e stranieri dell’epoca.

    Purtroppo, come tutte le belle storie che si rispettano, iniziò anche per la nostra tanto amata Laura la parabola discendente. Accusata di spaccio di droga dovette subire la triste esperienza del carcere, anche se soltanto per sei giorni. Fu, poi, scagionata da ogni accusa e il sostanzioso risarcimento ottenuto per il torto subìto non ebbe alcuna esitazione a distribuirlo a chi riteneva ne avesse bisogno, al pari di tutto ciò che la stessa già possedeva.

    Il regista Samperi, per dimostrarle che lui non aveva creduto per nulla alle accuse mosse all’Antonelli, volle fare il seguito del film che l’aveva resa famosa in una nuova versione “Malizia 2000”, con le musiche ancora una volta affidate al grande Fred Bongusto. Questa nuova versione del film, però, non ebbe lo stesso successo del primo e determinò nell’Antonelli la decisione di smettere con il cinema e con lo spettacolo in genere.

    A tutto questo s’aggiunsero degl’interventi di chirurgia estetica con l’iniezione di collagene, consigliati dallo stesso Samperi e resisi necessari per il remake del celebre film. Questi, però, le provocarono una reazione allergica che le ha deturpato il viso privandola della primordiale leggendaria bellezza. Da quel momento Laura si chiuse in se stessa favorendo un processo d’instabilità psichica con frequenti ricoveri presso il centro d’igiene mentale della città dove attualmente vivo, Civitavecchia.

    Situazione che costrinse il comune di Ladispoli, consenziente il fratello Claudio, d’adottare un provvedimento d’interdizione affidandola alle cure d’uno psicologo e d’una badante nonché alla tutela d’un avvocato con le funzioni di tutore.

    Visse gli ultimi anni della sua vita con un reddito assai modesto (dopo un lungo periodo d’ostentata opulenza) contenta di vivere con poco, poiché ciò l’avvicinava a un ideale di vita che lei pensava fosse la maniera più sicura d’andare in Paradiso.

    Laura viveva oramai in un mondo tutto suo, animato da fantasmi, voci, "rivelazioni" di libri sacri, insidiata fino agli ultimi giorni della sua vita da gente che ha cercato d’approfittare della sua fragilità mentale. Diceva di non essere più interessata alla vita terrena, dopo ch’aveva riscoperto i valori della fede dedicando il proprio tempo alla preghiera (camminava sempre con un crocefisso in mano e teneva accanto a se una copia della Bibbia nella quale, diceva, “….cercava Gesù”).

    Lei riteneva "frivolo e privo di valori il mondo dello spettacolo, diseducativo per i giovani" e preferì essere dimenticata da tutti (anche se il mondo assai difficilmente potrà dimenticarsi di lei) vivendo nell’oblio più assoluto.

    La mattina del 22 giugno dello scorso anno la badante Mioara l’ha trovata cadavere nel suo modesto appartamento di solo due camere, morta all’età di settantatré anni in seguito a un infarto fulminante. E’ stata sepolta nel cimitero della stessa città che l’aveva ospitata per tanti anni, Ladispoli, “….un buon posto dove sparire, se decidi di sparire”.

    Il noto cantante Simone Cristicchi, nella sua partecipazione al Festival di Sanremo 2013, presentò il brano “Laura” dedicato proprio all’Antonelli. Ho avuto il piacere e l’onore di fare la conoscenza con il fratello Claudio Antonelli quando, nell’anno 2005, sono stato a Montréal, in Canada, ospite di mio fratello Giacomo che lì vive d'alcuni decenni oramai.

    In quell’occasione sono stato apprezzato dalla comunità italiana di Montréal come “…..un famoso cabarettista italiano” (articolo firmato dal giornalista Gaspare Pipitone) per un concerto che ho tenuto presso il magnifico teatro “Mirella e Lino Saputo” del Centro “Leonardo da Vinci” con la mia personale interpretazione del “Teatro Canzone” di Giorgio Gaber.

    Fu in seguito a quel concerto che mio fratello m’accompagnò presso la redazione del “Corriere italiano” e del “Cittadino canadese”, settimanali italiani di Montréal, per delle interviste. Lì conobbi Claudio, ancora oggi residente in Canada.

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    Effeviauto 6 gennaio 2025