Omicidio di Giulia Tramontano, si apre il processo a Milano
di: Yosè Priolo - del 2024-01-25
Corte d’Assise di Milano. Si apre il processo per l’omicidio della 29enne, uccisa dal fidanzato, il barman 30 enne Alessandro Impagnatiello, padre del figlio di 7 mesi che la giovane vittima portava in grembo. Domenica 28 maggio 2023 lo stesso si recava presso i Carabinieri di Senago (MI) per denunciare la scomparsa della compagna, raccontando di aver litigato con lei la sera prima. Il telefono risulta spento e, a quanto lo stesso racconta, la giovane si è allontanata portando via con sé documenti, soldi e telefono.
Ma è tutta una menzogna, e lui sta recitando alla perfezione la sua parte. In realtà la povera Giulia è già morta. Il corpo gettato in uno spazio tra due garage in un parcheggio condominiale vicino casa sua, dopo aver tentato di bruciarlo nella vasca da bagno. Uccisa con 37 coltellate, colpita alle spalle e avvelenata durante la gravidanza con un topicida, circostanza confermata dai medici legali che, esaminato il sangue della vittima, ne hanno rinvenuto la presenza sia nella donna che nel feto.
Impagnatiello crollerà il 31 maggio ma siamo ancora ben lontani dalla verità. Quella stessa sera dichiarerà di averle inferto qualche colpo all’altezza del collo per non farla soffrire, dal momento che la stessa aveva iniziato a ferirsi con un grosso coltello, dopo aver scoperto dell’esistenza di una relazione extra coniugale.
Come ha più volte ribadito la famiglia Tramontano,“ Impagnatiello merita l’ergastolo” ma, non si esclude che la difesa dell’imputato possa nominare dei consulenti psicologi o psichiatri per valutarne l’infermità. E la strategia difensiva potrebbe già ravvisarsi nelle dichiarazioni spontanee rilasciate dall’imputato nella prima udienza del 18 gennaio in cui lo stesso afferma: “non ci sono mai le parole giuste. E’ stato un gesto di disumanità inspiegabile che mi ha lasciato sconvolto e perso. Non vivo più. Quel giorno me ne sono andato anch’io. Anche se sono qui non vuol dire che sono vivo. In un giorno ho distrutto la vita di Giulia e del figlio che aspettavamo. Mi scuso. Non posso chiedere perdono, ma mi scuso con tutte le persone….”.
Disumanità sicuramente. Ma “inspiegabile”, come afferma lo stesso Impagnatiello, risulta poco credibile. La spiegazione potrebbe proprio concentrarsi sulla relazione extra coniugale che il barman intratteneva con una collega di lavoro che, poco prima di morire, Giulia aveva incontrato per un chiarimento. La giovane italo-inglese racconta proprio alla compagna del barman di averlo conosciuto un anno prima e che, rimasta incinta poco dopo, aveva deciso di comune accordo con lui di abortire. L’amante riesce a scoprire che in realtà Impagnatiello è ancora fidanzato e contatta Giulia.
La sera dell’omicidio, lui si recherà proprio dalla collega per avere un confronto. Ma la stessa, insospettiva e spaventata, si limiterà a parlargli attraverso le sbarre della finestra. Il capo d’accusa: omicidio volontario aggravato, occultamento di cadavere ed interruzione di gravidanza non consensuale. Riconosciute tutte le aggravanti contestate dai P.M.: crudeltà, futili motivi, vincolo della convivenza e premeditazione.
Durante le dichiarazioni spontanee dell’imputato, la sorella e il padre abbandonano l’aula, seguite poco dopo dagli altri familiari. “Puoi chiedere scusa se per errore hai urtato lo specchietto della mia auto. Non puoi chiedere scusa se hai avvelenato mia sorella e mio nipote, prendendoci in giro e deridendone la sua figura", scritto dalla sorella, Chiara Tramontano, in una storia su Instagram.
Prossima udienza in Corte D’assise prevista per il 12 febbraio nella quale verranno sentiti i primi testimoni dell’accusa.