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Mafia, interessi sul business del gelato siciliano, arresti e sequestri

di: Comunicato Stampa - del 2024-08-12

Immagine articolo: Mafia, interessi sul business del gelato siciliano, arresti e sequestri

(ph. Adobe stock)

Un’indagine della Dda e della Guardia di finanza svela le infiltrazioni mafiose in un settore economico in espansione quello relativo alla produzione e commercializzazione del gelato. Contestati i reati di bancarotta e di estorsione aggravata, imprenditore palermitano accusato anche di concorso esterno in associazione mafiosa. Sequestrati beni per un milione e mezzo di euro.

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  • Secondo quanto riporta Repubblica Palermo "C’era un mafioso di rango, Michele Micalizzi, dietro il miglior gelato di Palermo, quello di Brioscià, marchio inventato nel 2012 da Mario Mancuso, un esperto del settore. Il capomafia di Partanna Mondello, tornato in libertà nel 2015 dopo trent’anni di carcere, decideva strategie d’investimento, assunzioni e dirimeva addirittura controversie interne all’azienda".

    Nelle prime ore di questa mattina, i finanzieri del Comando Provinciale di Palermo hanno dato esecuzione a un’ordinanza applicativa di misure cautelari personali e reali con cui il G.I.P. presso il Tribunale di Palermo, su richiesta della locale Procura della Repubblica, ha disposto la custodia in carcere per 2 soggetti, nonché il sequestro di oltre 1.500.000 euro.

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  • Contestualmente, la Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo ha delegato lo svolgimento di perquisizioni presso le abitazioni e gli altri luoghi nella disponibilità degli indagati (6 in tutto), nei cui confronti si procede, a vario titolo, per i reati di concorso esterno in associazione mafiosa, estorsione aggravata dal metodo mafioso, trasferimento fraudolento di valori e bancarotta fraudolenta.

    Le indagini, condotte dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Palermo, si sono concentrate sulla figura di uno storico appartenente alla famiglia mafiosa di Partanna Mondello, esponente di spicco del mandamento di San Lorenzo (più volte condannato, tra l’altro, per 416 bis c.p.).

    In tale contesto, sono stati delineati i rapporti di affari tra quest’ultimo e il gestore di una società titolare di un noto brand di gelaterie della città di Palermo. In particolare, è emerso che il predetto uomo d’onore avrebbe esercitato un pervasivo potere di controllo sull’attività commerciale, intervenendo in prima persona sia nella scelta del personale da assumere che delle strategie da perseguire a livello aziendale.

    Il tutto in virtù di un profondo legame fiduciario da cui anche l’imprenditore avrebbe tratto significativi benefici economici, consistiti nella possibilità di espandere sul territorio la propria rete commerciale, anche attraverso la costituzione di nuove imprese in conseguenza della dichiarazione di fallimento della citata società, intervenuta nel 2021.

    L’esistenza di tale legame sembrerebbe altresì confermata dal fatto che l’uomo d’onore, in più occasioni, si sarebbe prodigato per risolvere questioni private dell’imprenditore, nonché per ricercare fonti di finanziamento e nuovi locali per l’apertura di ulteriori punti vendita e garantirgli al contempo la necessaria protezione rispetto a richieste estorsive avanzate da altri esponenti mafiosi.

    Inoltre, l’operatività delle gelaterie sarebbe stata fortemente condizionata dalla necessità di assicurare continui utili al sodalizio mafioso, destinati, tra l’altro, al sostentamento dei detenuti e dei loro familiari. Proprio queste condotte avrebbero inciso notevolmente sulla situazione finanziaria della fallita, in ordine alla quale sono state, altresì, riscontrate fuoriuscite di denaro prive di giustificazione, per un importo complessivo di euro 1.511.855,60.

    L’odierna operazione testimonia l’impegno costantemente profuso dalla Guardia di Finanza al fine di contrastare ogni possibile tentativo di infiltrazione mafiosa nel tessuto economico-produttivo, nell’ottica di garantire al mercato le necessarie condizioni di legalità e competitività.

    Si evidenzia, infine, che in attesa di giudizio definitivo, trova applicazione, per tutti gli indagati, il principio della presunzione di innocenza.

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