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Documentario sul Belìce in concorso al Foggia Film Festival: “Le cose ritrovate” continua il suo percorso nelle rassegne d’autore

del 2022-11-21

Immagine articolo: Documentario sul Belìce in concorso al Foggia Film Festival: “Le cose ritrovate” continua il suo percorso nelle rassegne d’autore

Esordio ufficiale in Italia per il documentario “Le cose ritrovate”, della regista Chiara Bazzoli, prodotto dalla Fondazione Apulia Film Commission e Fondazione CON IL SUD nell’ambito di Social Film Production Con il Sud, ed incentrato sul recupero della memoria del terremoto nella Valle del Belìce del 1968.

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  • L’opera infatti è in concorso ufficiale al Foggia Film Festival, che si tiene dal 20 al 26 novembre, e sarà proiettata domani, alle 17 e 30 presso l’Auditorium Santa Chiara, nel programma della sezione Documentary. Dopo la prima uscita avvenuta ad agosto all’International Documentary & Short Film Festival Of Kerala in India, quindi, il lavoro della regista bresciana, realizzato dalla Effendemfilm, dalla Rete Museale e Naturale Belicina e dall’Associazione Amici di Don Peppuccio Augello ODV, prosegue il suo cammino attraverso l’approdo in terra pugliese e la partecipazione all’importante rassegna d’autore foggiana, facendo conoscere sempre di più la realtà del territorio belicino in Italia ed all’estero.

    Le riprese del film sono completamente ambientate tra i paesi coinvolti nel sisma di cinquantaquattro anni fa, e a far da sfondo alle scene del documentario sono i ruderi ed i luoghi che ancora portano i segni del terremoto del Belìce, con tutto il loro carico evocativo, immaginati dall’autrice come opere di Land art.

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  • A descrivere e dare un titolo a queste simboliche opere d’arte sono chiamate direttamente le persone del luogo, che hanno vissuto quell’esperienza tragica e che rimangono legate al loro passato attraverso un ricordo, una fotografia, una poesia, una canzone.

     «Pur essendo un documentario che nasce dai luoghi, ho deciso di lasciare i ruderi come sfondo delle storie personali che sono le vere protagoniste del film – dice Chiara Bazzoli - Il paesaggio è al servizio di una narrazione che, anche nella dimensione corale, rimane intima, autentica, ed è il frutto sincero di persone o di gruppi».

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