L'infrangersi di un sogno - Mediterraneo
di: Rosanna Sanfilippo - del 2012-10-26
Scendeva luminosa una stella dal cielo notturno, ancheggiando, si guardava intorno ammaliata dalla splendida notte. La primavera, in punta di piedi, scalza bussava e le porte della natura si schiudevano piano, senza rumore.
La stella, affascinata dallo sciabordar dell’ onde, nel mare specchiò la sua grazia luminosa e di luce pura inondò l’acque tenebrose del Mediterraneo.
Vi si tuffò continuando a risplendere. Uno sciame d’ uomini su un piccolo guscio mosso da un sogno la vide e, in religioso silenzio, ciascuno di loro espresse un desiderio. Era lo stesso.
La stella distrattamente li guardò, illuminando quel sogno, poi la sua luce scese a rischiarare gli abissi di ceneri laviche, le verdi alghe, i pesci striati d’azzurro, le cavità più recondite, i relitti segnati dal tempo, ancore velate di vegetazione, anfore rifugio, apprese i segreti del mare, storie di naviganti d’anime vaganti di dei.
Nettuno depose ai suoi piedi il tridente e trattenendo il respiro s’inchinò alla sua grazia.
Ma un gran frastuono ruppe la secolare quiete, grida inorridite squarciarono gli abissi, fu tutto un rimestare d’acqua e d’ onde, di pesci nel mare.
Le urla si distinsero, chiare, riecheggiare, uomini donne bambini imploravano aiuto.
Erano clandestini, inseguivano un sogno, avevano osato sfidare il mare i suoi pericoli su un fatiscente guscio trascinato dalla speranza che non sempre riesce a raggiungere nuovi lidi.
La speranza infranta, all’infrangersi delle onde, condusse negli abissi più profondi quelle anime innocenti, i loro corpi, i loro sogni.
Piegata dal dolore, la stella si spense per sempre e l’oscurità tornò sovrana
a lambire le cavità marine.