Autorità americane sequestrano prezioso reperto al castelvetranese Becchina: "Respingo le accuse"
del 2014-03-07
In foto: Gianfranco Becchina in una foto d'archivio (ph. Foto: ilgiornaledellarte.com)
Un prezioso reperto archeologico pronto a ritornare in Italia, dopo il sequestro avvenuto per opera delle autorità americane che tirano in ballo il castelvetranese Gianfranco Becchina, noto mercante d’arte, che respinge al mittente tutte le accuse nei suoi confronti, anche quella di essere stato condannato nel 2011 come trafficante di oggetti d’arte .
Si tratta di “Arianna” singolare figura della mitologia greca, trafugata, si legge in una nota di un giornale americano, in Italia negli anni settanta e finita in un magazzino nel Queens, oggetto di un traffico internazionale di opere d’arte rubate.
La scultura raffigura Arianna o ( Ariadne), nella mitologia greca figlia di Minosse, re di Creta, e rappresenta lo splendore dell’antica civiltà micenea. L’opera, secondo alcune fonti, risale al periodo dell’antica Roma ed è a grandezza naturale di marmo bianco statuario, presumibilmente proveniente dalle cave di Carrara, del peso di 1.700 libre, che, secondo il Comando della Tutela del Patrimonio culturale, era stata commissionata per diventare il coperchio di una tomba di una nobildonna romana.
Il valore dell’opera, scolpita almeno 1800 anni fa, è stimata in America in 4 milioni di dollari e sarebbe stata trasferita in Svizzera alla fine degli anni settanta da una località, riferisce il giornale americano, non certa. La statua avrebbe fatto il giro del mondo prima di arrivare in America, e precisamente nella galleria Phoenix Ancien Art che ha uffici in America e anche in Svizzera. E proprio in Svizzera era stata trasferita “illegalmente” la prima volta, dopo essere stata trafugata in Italia, presso la galleria di Gianfranco Becchina a Basilea dove era stata messa in mostra per tre mesi dal suo arrivo nel 1991, poi l’esposizione in un altro museo svizzero fino a perdersi ogni traccia fino all’incursione della Polizia nella galleria di Basilea nel 2002 dove sarebbero state trovate delle fotografie dell’importante scultura.
Il Ministero della Cultura, in concerto con l’Fbi, è riuscito a bloccare l’importante reperto archeologico che molto presto rientrerà in Italia, mentre resta sconosciuto il collezionista americano che aveva acquistato “Arianna “, che pare fosse arrivata in America a blocchi separati.
Gianfranco Becchina non ci sta alle notizie diffuse dalla stampa americana e dalla Rai e ha inviato una nota dettagliata chiedendo una rettifica: ”E’ vero che diversi decenni addietro, l’opera è appartenuta alla Galleria Palladion Antike Kunst di Basilea della quale ero titolare. La scultura mi è pervenuta in seguito a regolare operazione di compravendita come attesta la bolla della Dogana Svizzera. L’affermazione che vuole l’opera proveniente da un furto è assolutamente cervellotica e priva di qualsiasi supporto, documentale o altro, di tale assunto.
La transazione è avvenuta in un paese, qual è la Svizzera, dove il commercio dei reperti era totalmente legittimo e non soggetto ad alcuna restrizione, all’infuori del pagamento dei diritti doganali d’importazione. Secondo le informazioni che io ebbi dal venditore, il reperto era approdato in Italia proveniente dalla Tunisia .L’asserzione di una mia condanna, relativa ad altra vicenda legata al commercio d’arte è spudoratamente falsa visto che non sono stato oggetto di condanna.Ma questa" conclude Gianfranco Becchina "è un’altra storia".