Dalla Folgore alle stracittadine Olimpia - Prater. Ricordando il calcio castelvetranese che fu
di: Pietro Errante - del 2015-09-28
Uno dei passatempi preferiti dei giovani castelvetranesi degli anni 60-70-80 era rappresentato dalle partite di calcio domenicali che si svolgevano, specie nella mattinata, nello stadio municipale Paolo Marino. Eravamo davvero in tanti gli appassionati, tifosi e sportivi che andavamo il sabato pomeriggio e la domenica mattina ad assistere alle partitelle che si disputavano tra le varie formazioni dilettantistiche.
Edera, Olimpia, Prater, Libertas, Polisportiva, Fulmine, Trinacria, Itria erano alcune delle tante squadrette(chiedo scusa ma è difficile ricordarle tutte) che alimentavano lo spettacolo calcistico del sabato pomeriggio e della domenica mattina.
Ed erano davvero tanti, per non dire tantissimi, gli spettatori che, come me, seguivano con passione lo sviluppo delle azioni di gioco.
Ricordo con piacere incontri di calcio finiti con risultati rocamboleschi (14-0 oppure 8-8 o ancora 21-13) con una serie di incredibili colpi di scena, clamorose e irresistibili papere, con gigantesche risse tra giocatori, ma anche con pregevoli colpi di tecnica sopraffina di cui erano capaci alcune giovani promesse poi passate su campi più prestigiosi.
Il tifoso castelvetranese di quegli anni aveva una settimana piuttosto intensa di appuntamenti da vivere andando quotidianamente al “Paolo Marino” per assistere agli allenamenti dell’amata Folgore.
Si seguiva soprattutto la partitella del giovedì con la quale si preparava l’incontro della domenica successiva. Lo stadio era sempre gremito di tifosi e appassionati.
Ma la domenica mattina erano davvero tanti i tifosi che si accalcavano sulle gradinate dello stadio per assistere allo scontro Prater-Olimpia o Libertas- Polisportiva. Si trattava di stracittadine perché le varie formazioni erano costituite da giocatori tutti locali.
Spesso le squadre rappresentavano i rioni di Castelvetrano. Particolarmente agguerrita, ricordo, era la formazione dell’Itria, ma ce n’erano molte altre che si battevano con impeto e con grande veemenza.
Debbo riconoscere che la passione per il calcio fu alimentata costantemente da quelle squadre e da quegli incontri dove si giocava all’insegna dello sport e del divertimento disinteressato.
Non mancavano poi i tornei amatoriali nel corso dei quali si disputavano “drammatiche partite fantozziane” tra schetti e ammogliati, democristiani e comunisti, ferrovieri e vigili del fuoco, quasi sempre con tanto di pancia e con calvizie pronunciata, a corto di fiato e con scarsa autonomia di corsa.
Erano una sofferenza per chi le giocava, ansimando, sbuffando ma tenendo duro fino alla fine. Ed erano una gioia incontenibile per chi le osservava tra commenti ironici e incitamenti goliardici.
A fare la sua parte era il terreno di gioco: terra battuta, pieno di buche e di sassi, quasi impraticabile quando pioveva, ma poco praticabile anche quando il tempo era bello. Su quel terreno ruzzolavano, si accartocciavano, litigavano, si accapigliavano castelvetranesi dai 5 ai 70 anni. E lo stesso accadeva sugli spalti e nel prato dietro la porta dove si assiepavano altri spettatori.
A fine gara abbracci e baci, tarallucci e vino, tutti su per la via Garibaldi verso l’amato chianu dove scorreva la nostra gioventù divisi tra calcio e politica accomunati dall’orgoglio di essere siciliani.