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I Tesori pittorici nella Chiesa della Salute

di: Gioacchino Mistretta - del 2014-12-25

Immagine articolo: I Tesori pittorici nella Chiesa della Salute

La chiesa dedicata alla Madonna della Salute, eretta nel secolo XVII sorse su una preesistente  cappella dedicata alla “Presentazione della Beata Vergine” che, cessato il contagio della peste del 1624, prese il titolo di Maria SS. della Sanità.

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  • Successivamente, nel 1628, accanto alla cappella venne edificato, per volere della nobildonna Stefania Mendoza Cortes, moglie del principe Diego Aragona Tagliavia, un cenobio degli eremiti di Sant’ Agostino della Congregazione di Sicilia, soppresso nel 1774.

    Oggi, la chiesa si presenta nel suo semplice prospetto preceduta da una massiccia torre campanaria, realizzata dal Genio Civile di Trapani nel 1950, con cuspide piramidale rivestita in mattonelle colore verde ramina, alla cui base viene a creare uno squisito quadriportico che precede l’ingresso principale dell’edificio e fa da quinta scenografica a via Pietro Luna, antica strada regia per Trapani. 

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  • L’interno della chiesa, a unica navata, custodisce alcune interessanti sculture alle quali si sono aggiunte di recente due dipinti raffiguranti Santa Margherita Maria Alacoque (1647-1690), suora dell’ordine della Visitazione canonizzata nel 1920, e Santa Rita da Cascia (1381-1447), monaca agostiniana proclamata santa nel 1900.

    I dipinti recuperati grazie ad un abile restauro eseguito con munificenza da Enza Ferrera, docente di decorazione pittorica presso l’Istituto Regionale d’Arte di Mazara del Vallo, sono opera di Luigi Maniscalco, pittore, scultore e decoratore (Acquaviva Platani 1898 - Santa Caterina Villarmosa  1981), attivo a Castelvetrano nei primi anni Sessanta del secolo scorso.

    Le pale d’altare, poste nel presbiterio, sono state trasportate nella chiesa dedicata alla Madonna della Salute, per la radicata e intensa devozione che la comunità parrocchiale nutre per Santa Rita, che culmina con un Corteo Storico che, ogni anno, sfilando nelle principali strade di Castelvetrano, teatralizza i momenti più significativi della vita della Santa.

    I due dipinti raffigurano le Sante, con l’abito talare, secondo lo schema convenzionale delle immagini devote: inginocchiate e assorte in preghiera, dinnanzi la visione del Sacro Cuore di Gesù la Santa francese e di fronte l’altare con l’immagine del Crocifisso la Santa di Cascia, mentre riceve la stigmate: sigillo della sua santità.

    Osservando le forti analogie compositive per tratto e scelte cromatiche è possibile leggere la personalità artistica di Luigi Maniscalco. La sua pittura si esprime con una freschezza di facile approccio, quasi naif, immersa in una dimensione spaziale di grande limpidezza, luminosità e felicità narrativa, capace di fare vibrare le corde del cuore di un popolo particolarmente devoto a quelle Sante raffigurate con meticoloso realismo nell’intimità religiosa della loro santità monastica.

    Nella sacrestia della chiesa si conserva un dipinto, di piccole dimensioni, sempre considerato di mediocre fattura, raffigurante la Madonna delle Grazie riconducibile ai primi anni del secolo XVII, quando nell’attiguo cenobio, risiedevano i frati Agostiniani ai quali si deve l’introduzione del culto per questa Madonna diffondendolo nel tema più tradizionale della Virgo Lactans.

    Il dipinto segnalatomi dallo studioso castelvetranese Enzo Napoli, autore di importanti scoperte e di autorevoli saggi storico artistici, che ne ha intuito l’importanza, è sicuramente opera di Antonio Pietro Novelli (1568 – 1628) padre di Pietro Novelli (1603 – 1647), uno tra i più grandi esponenti della pittura siciliana. L’opera è uno di quei quaranta dipinti di identico soggetto commissionati al Novelli senjor, tra il 1614 e il 1616 dal sacerdote Geronimo Brignone, procuratore della venerabile Compagnia dell’Immacolata Concezione di Palermo.

    Tali dipinti, realizzati su tavole di ardesia “balate di Genua”, come dai contratti stilati dal notaro Mariano Zapparata, sono noti grazie alla studiosa palermitana Susanna Sportaro che è riuscita a delineare maggiormente la figura e l’opera del pittore monrealese Antonio Pietro Novelli.

    Dei dipinti d’ardesia del Novelli, raffiguranti la Madonna delle Grazie conoscevamo l’esistenza di sei copie conservate in chiese di Caltanissetta, Cerami, Sclafani Bagni, Aidone, Licata e Modica, alle quali ora bisogna aggiungere il dipinto della chiesa della Salute di Castelvetrano, che presenta evidentissime affinità stilistiche e formali con le copie già note.

    Il dipinto (81,05 x 47,00 cm.), si presenta allungato dalla parte superiore di 6,00 cm. al fine di collocare sul capo della Vergine e del Bambino due corone d’argento, oggi non più esistenti, come testimoniano alcuni fori per i chiodi che facevano da supporto alle preziose argenterie e che attestano la devozione castelvetranese per la Vergine delle Grazie.

    Un dipinto che, malgrado le trasformazioni e le ridipinture subite nel corso dei secoli, possiamo legittimamente restituire ad Antonio Pietro Novelli, pittore non particolarmente talentuoso ma artista, mosaicista, indoratore e soprattutto uomo “acculturato”, come testimonia il lascito  testamentario un centinaio di libri.

    Ancorato agli schemi della pittura devozionale e controriformistico di fine Cinquecento, entro i canoni tardo manieristici ampiamente diffusi in Sicilia, Antonio Pietro Novelli, continuerà, nonostante i veti artistici dettati dal Concilio di Trento, a ripetere quel modello di Madonna delle Grazie, pervaso da estrema dolcezza e straordinaria intimità, che servirà da modello, al suo più famoso figlio per l’altra Madonna delle Grazie, realizzata per la chiesa di San Giovanni Battista di Castelvetrano, nella quale il Novelli junior ha saputo filtrare dall’iconografia, tante volte ripetuta dal padre, una struggente bellezza e un sentimento religioso pervaso di umana pietà.

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