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Quando il “troppo” amore uccide tra relazioni “tossiche” e il ruolo della scuola

di: Maria Pia Parrino - del 2023-02-08

Immagine articolo: Quando il “troppo” amore uccide tra relazioni “tossiche” e il ruolo della scuola

Un padre che sequestra la figlia in un’abitazione di Stresa per impedirne la relazione con un ragazzo; una giovane picchiata e ridotta in fin di vita dal suo fidanzato a Castiglione dello Stiviere, probabilmente perché aveva intenzione di separarsi da lui; un’altra uccisa dall’ex compagno a Roma: sono solo alcuni esempi di un’interminabile serie di episodi in cui le vittime sono sempre le donne, tanto è vero che, da un po’ di tempo a questa parte, è stato coniato il termine “femminicidio” per indicare l’uccisione di una donna.

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  • Al di là delle motivazioni socio-culturali o religiose che spingono un genitore a segregare la figlia in casa o, addirittura, ad ucciderla, come è successo la primavera scorsa a Saman, una giovane di religione musulmana, il denominatore comune che caratterizza questi casi è la distorta concezione dell’amore, sentimento che non è e non può mai essere mancanza di libertà, desiderio di possesso, né, tantomeno, uso di violenza sia fisica che psicologica.

    Se i casi di violenza sulle donne si accomunano per delle dinamiche facilmente riconoscibili, le motivazioni devono essere ricercate a livello socio-culturale, nel senso che gli enti preposti alla crescita formativa dei bambini, la famiglia e la scuola dovrebbero iniziare un percorso di “educazione sentimentale” al fine di fornire gli strumenti necessari ad instaurare, da adulti, una relazione sana con l’altro sesso.

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  • Le bambine dovrebbero imparare che l’amore non si basa su un rapporto di “do ut des”, ma è un dono gratuito, non serve a colmare le mancanze di un io insicuro e insoddisfatto, ma è un sentimento libero che non soggiace a nessun condizionamento per evitare che si instauri quella dipendenza affettiva che, in alcuni casi, si potrebbe rivelare deleteria, come efficacemente dimostrato dalla psicoterapeuta R. Norwood in un suo libro dal titolo “Donne che amano troppo”.

    D’altro canto, i bambini dovrebbero imparare che l’amore è rispetto, libertà di scegliersi ogni giorno e non sopraffazione o volontà di dominio e che, a volte, amare significa anche lasciare andare, perché alla base di questo sentimento vi è il bene dell’altro.

    Solo così si potrebbero gettare le fondamenta per delle relazioni che non siano “tossiche” né nocive, solo così il termine “amore” acquisterebbe il significato di comprensione, di fiducia totale nell’altro, di gioia di vivere, di libertà di realizzare pienamente se stessi nel rispetto della propria persona, anche in presenza di eventuali divergenze di opinioni o di appartenenza a contesti sociali e culturali diversi.

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