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Da CVetrano alla Florida tra missioni spaziali, Shuttle e astronauti. Storia di Michele Tripoli

del 2016-02-09

In foto: l'Ing. Tripoli durante la preparazione di un PPM

Da anni la Redazione di Castelvetranonews.it si occupa di eccellenze castelvetranesi e non solo. Abbiamo parlato di sportivi, persone di cultura, medici e tante altre persone meritevoli. Da tempo però, a seguito di numerose segnalazioni da parte di nostri assidui lettori, cercavamo di entrare in contatto con la persona di cui ci accingiamo a raccontare la storia lavorativa e personale.

  • Fratelli Clemente Febbraio 2023 a7
  • Stiamo parlando di Michele Tripoli, castelvetranese, 58 anni, sposato con tre figli (Maria Elena, Isabella e Simone) e laureato in Ingegneria aerospaziale.  

    Una vita tra l’America, Torino senza mai dimenticare la sua terra, amici e parenti e il suo “amato” pane nero. Molto probabilmente diversi castelvetranesi, prima di questo articolo, non sapevano di avere un illustre concittadino che ha svolto un ruolo di primo piano in più di 10 missioni spaziali internazionali direttamente da Cape-Canaveral dove ha vissuto per molti anni a contatto con astronauti e personale della NASA.  

    Un colloquio telefonico preliminare alla realizzazione dell’intervista vera e propria ci ha fatto comprendere immediatamente lo spessore della persona che ci accingevamo a intervistare. La modestia e la normalità nel raccontare fatti e accadimenti che sono entrati nella storia aerospaziale internazionale ci hanno dato solo l’ulteriore conferma dell’eccezionalità di questa intervista.  

    Ingegner Tripoli, ci racconta il suo percorso di studi?  

    "Ho conseguito la maturità al Liceo Scientifico di Castelvetrano e mi sono laureato in Ingegneria Elettronica presso l’Università di Palermo. Ho, altresì, conseguito l’abilitazione all’insegnamento di Informatica alle scuole medie e superiore e sono iscritto all’Albo degli Ingegneri della Provincia di Trapani."  

    In quale Aziende ha lavorato e dove lavora oggi?

    "Ho iniziato a lavorare presso l’ Aeritalia di Caselle alla metà degli anni 80, come ingegnere di progetto per sistemi militari. Dal 1991 ho lavorato in Alenia Aerospazio, come Responsabile di progetto nella realizzazione di un centro operativo a supporto della stazione Spaziale Russa MIR.

    Dal 96 al 98 sono stato distaccato presso la sede di Roma partecipando al lancio di Globalstar (satelliti di telecomunicazione) presso la base di Baikonur in Kazakhstan. Alla fine degli anni 90, sono stato nominato residente presso l’ufficio Liaison ASI del Kennedy Space Center di Cape Canaveral in Florida fino alla quasi dismissione dello shuttle.

    Durante la mia permanenza in Florida e' stata costituita ALTEC S.p.A dove attualmente lavoro." 

    La sua azienda è un centro di eccellenza italiano per la fornitura di servizi ingegneristici e logistici a supporto delle operazioni e dell’utilizzazione della Stazione Spaziale Internazionale e dello sviluppo e della realizzazione delle missioni di esplorazione planetaria. A quali e a quante missioni Shuttle ha partecipato?

    "Complessivamente ho partecipato a 12 missioni dello shuttle che avevano in stiva i moduli MPLM/PMM. Inoltre sono stato coinvolto nelle missioni di re-flight del satellite Tethered (STS-75), LMS (STS-78)." 

    A beneficio dei nostril lettori chiariamo che gli  “MPLM”  (Multi Purpose Logistic Module)  Leonardo, Raffaello e Donatello erano moduli pressurizzati per il trasporto, a bordo della Stazione Spaziale Internazionale, di equipaggiamento, rifornimenti e attrezzature sperimentali mediante lo Space Shuttle. I moduli venivano portati in orbita all'interno del vano di carico dello shuttle.  

    Ogni MPLM poteva rimanere agganciato alla stazione per una settimana, restando accessibile agli astronauti che potevano agevolmente compiere le operazioni di carico e scarico. Al termine delle operazioni l'MPLM veniva sganciato dalla stazione e riposto nella stiva dello Shuttle per il ritorno a terra.  

    In quale fase si è inserita la sua attività nell’ambito del supporto alle basi spaziali presenti nell’orbita bassa a “soli” 400 Km di altitudine? 

    "Nel “processamento” a terra dei moduli logistici MPLM/PMM per rifornire la base durante la costruzione della Stazione Spaziale Internazionale, attività svolte presso la Space Station Processing Facility (SSPF) del Kennedy Space Center di Cape Canaveral in Florida."  

    In cosa consisteva il “processamento” a terra e che cosa veniva trasportato tramite i moduli?  

    "Durante la fase di “processamento” a terra il modulo veniva svuotato dal materiale di ritorno dalla stazione (esperimenti già eseguiti o materiale da smaltire), poi veniva ispezionato, ritestato, e ricaricato con altri esperimenti scientifici e rifornimenti.

    Ulteriori test venivano effettuati prima di trasportare il modulo con il canister alla base di lancio. Li' veniva caricato dentro la stiva dello Shuttle (già in posizione verticale), ispezionato congiuntamente con gli astronauti, e testata l'integrazione shuttle-modulo. Dopodiche' si procedeva al countdown, e al lancio diretti a raggiungere la stazione spaziale."  

    Il trasporto avveniva per il tramite di Shuttles, ha un nome particolare? Quanto tempo impiegava per arrivare in orbita e come avveniva “l’aggancio” tra il modulo e la base spaziale?

    "Tutte le missioni della flotta shuttle (Atlantis, Discovery, Endeavour, Challenger e Columbia) avevano un emblema e un numero di identificazione della missione, partendo dalla STS-1 nel 1981 del Columbia fino all'ultima missione STS-135 nel 2011 dell’Atlantis.

    Lo shuttle arrivava in orbita al momento della separazione dal serbatoio esterno a circa 8 minuti e 30 secondi dal lancio. Siccome in quel momento non si trovava alla stessa altitudine della stazione, erano necessari almeno due accensioni dei motori di manovra orbitali per avvicinarsi alla ISS e quindi porsi nella sua stessa orbita.

    Il successivo aggancio tra il modulo e la base spaziale avveniva utilizzando il braccio robotico dello Shuttle dopo che lo stesso si era ancorato alla stazione."  

    La sua fase di supporto in questa complessa attività in cosa è consistita?

    "Durante la complessa fase di avvicinamento alla stazione era necessario verificare periodicamente le condizioni interne del modulo in modo da rilevare immediatamente le eventuali anomalie. Una volta installato il modulo sulla stazione, si procedeva ad accenderlo e a verificare che le condizioni interne erano quelle previste. Quindi gli astronauti potevano aprire il portellone. Tutte queste attività venivano costantemente monitorate da terra."  

    Quanto era importate che gli astronauti in orbita fossero precisamente formati nella gestione delle attività da compiere all’arrivo del Modulo inviato dalla Terra? In questo senso la sua passione per l’insegnamento l’ha aiutato ad essere un buon “prof” per gli astronauti?

    "Considerato l'ambiente in cui operano gli astronauti, l’addestramento doveva coprire tutte quelle situazioni complesse e pericolose che potevano verificarsi per garantire la loro sicurezza ma anche il successo della missione.

    Sicuramente la mia esperienza scolastica mi ha permesso di aiutare gli astronauti sia nella fase di familiarizzazione del modulo che a supporto della preparazione delle procedure utili all'esecuzione delle attivita' in orbita."  

    Con quali astronauti ha lavorato?

    "Ho lavorato con tanti astronauti, tra questi Franco Malerba (collega di lavoro), Umberto Guidoni (STS-75) , Maurizio Cheli (STS-75), Paolo Nespoli (Missione Esperia), Roberto Vittori (STS-134), Luca Parmitano (Missione Volare), Thomas Reiter (EUROMIR 95 e expedition 13) e Samantha Cristoforetti (Missione Futura)."  

    In che occasione ha conosciuto Cristoforetti e Parmitano?  

    "Con Samantha nell’ambito della missione Expedition 42/43 Futura mentre con Luca ci siamo conosciuti durante la fase di addestramento presso il Johnson Space Center di Houston ma anche per il supporto alla missione Expedition 36/37 Volare."  

    Tra questi sappiamo del suo affettuoso legame con l’astronauta tedesco Thomas Reiter, suo ex collega, il quale con la missione Sojuz TM-22  trascorse 179 giorni sulla stazione spaziale russa per poi essere designato a raggiungere la base  Stazione Spaziale Internazionale con il Discovery (STS-121) nell’ambito della missione Expedition 13. Quali sono le raccomandazioni che gli fece prima della sua partenza?

    "Più che raccomandazioni erano semplici osservazioni che scaturivano da esperienze fatte in altre collaborazioni ma viste da prospettive diverse."  

    Durante i suoi anni di lavoro sinergico e costante con la NASA nell’ambito delle varie missioni internazionali ha vissuto in Italia o in America? In quale Città dell’America? Ho vissuto in Florida a Cocoa Beach.  Ha mai incontrato qualche suo concittadino?

    "Si, ho incontrato diversi concittadini. Fra tutti ricordo con piacere la visita dell'onorevole prof. Vito Li Causi a cui ho avuto l'onore di mostrare il centro NASA di Cape Canaveral."  

    Oggi è tornato a svolgere la sua attività in Altec a Torino. Qual è la sua posizione e di cosa si occupa?

    "Nell’ambito delle attività di supporto alla Stazione Spaziale Internazionale sono parte del Team ingegneristico di PMM con la funzione di “System Leader”. Ho la responsabilità di coordinare il supporto tecnico delle varie consolle di specialisti e di interfaccia con NASA ed ASI per tutti gli aspetti operativi di missione relativamente al modulo abitativo PMM."  

    Cosa le mancava di più della Sicilia dalla lontana America?

    "Tutte le persone care, i profumi ed i prodotti della nostra terra."  

    A quanti anni ha lasciato la Sicilia?  

    "All’età di 28 anni."  

    Si divide tra lavoro e l’America dove vivono i suoi figli. Trova tuttavia ciò il tempo per tornare nella sua Castelvetrano?

    "Si, tutte le volte che posso, soprattutto nei fine settimana, ritorno nella mia città natale per rivedere le persone care che tutt'ora vivono li'. Nonostante il tempo che posso dedicare alla mia terra natia e' poco, tornare nella mia Castelvetrano mi aiuta a rilassarmi e riposarmi mentalmente.

    Questo mi permette di staccare la spina dalle mie responsabilità lavorative e di ritrovarmi con la mente libera per assaporare i profumi della mia terra insieme con i miei cari e con i miei amici con i quali ho condiviso tanti bei momenti."  

    Come l’ha vista cambiare in questi anni?

    "Sono avvenuti i tipici cambiamenti che si verificano in tutti i centri abitati, ma quello che soprattutto e' cambiato e' il mio modo di vedere Castelvetrano e cioe' con gli occhi di un emigrato che vive nel ricordo della citta' che e' stata."  

    C’è un rituale o qualcosa che ama rivedere non appena torna a Castelvetrano?

    "Le bellissime spiagge di Triscina e Selinunte dove ritorno sempre con piacere essendo per me uno dei posti più belli del mondo."  

    Qual è il piatto tipico che non può mancare al suo rientro in terra sicula?

    "Al mio rientro non posso farne a meno di mangiare il pane nero di Castelvetrano ancora caldo e “cunsatu” con il nostro olio extravergine e con il nostro profumato origano."

    Pensa un giorno di tornarci a vivere (magari quando sarà andato in pensione)?

    "Non penso che andremo a vivere a Castelvetrano perche' io e mia moglie vogliamo stabilirci negli USA il piu' possibile vicino ai nostri figli. Sicuramente ritorneremo spesso per rivivere particolari momenti del passato come il carnevale, l'Aurora, il periodo natalizio, e cosi' via."  

    Gentile Ingegner Tripoli La ringraziamo per il prezioso tempo che ci ha dedicato nella speranza di poterla avere sul palco del Teatro Selinus durante la prossima edizione del “Premio Eccellenze Castelvetrano”.

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